Mentre il negoziato fra azienda acquirente e sindacati è al momento sospeso, e quindi privo di nuovi appuntamenti, la vicenda dell’Ilva viene oggi riportata agli onori della cronaca da una notizia proveniente da Bruxelles. E si tratta di una notizia vera, destinata, quanto meno, a segnare una tappa molto significativa nell’evoluzione di questa stessa vicenda.
In mattinata, la Commissione europea ha dunque emesso un lungo comunicato il cui incipit ha il merito di riassumere il cuore della notizia in meno di due righe: “La Commissione europea ha approvato, ai sensi del regolamento UE sulle concentrazioni, l’acquisizione di Ilva da parte di ArcelorMittal.”.
Come si ricorderà, l’8 novembre dell’anno scorso la stessa Commissione aveva avviato quella che tecnicamente si chiama “indagine approfondita” sul progettato acquisto del gruppo Ilva da parte di un soggetto, AM InvestCo Italy, il cui socio maggioritario era ed è il colosso franco-indiano dell’acciaio ArcelorMittal. Scopo del’indagine, avviata dalla Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, era quello di appurare se l’ipotizzata acquisizione del maggior stabilimento siderurgico europeo, l’Ilva di Taranto, da parte del maggior produttore di acciaio, ArcelorMittal, che già nelle sue dimensioni attuali primeggia all’interno del cosiddetto Spazio economico europeo, non potesse alterare le condizioni della concorrenza in materia di prodotti siderurgici all’interno di tale area.
Con un paio di settimane di anticipo sul limite massimo a suo tempo annunciato, quello del 23 marzo, la Commissione ha stabilito che tale progettata acquisizione è fattibile. Ciò, però, solo se saranno rispettate precise condizioni. Come precisa infatti il comunicato, la decisione “è subordinata alla realizzazione di un ampio pacchetto di misure correttive, sotto forma di cessioni, che permetterà di mantenere una concorrenza effettiva sui mercati siderurgici europei, a vantaggio dei consumatori e delle imprese”.
Quali sono dunque queste misure correttive? Ve ne sono di due tipi.
In primo luogo, rispondendo alle esigenze di tutela della concorrenza avanzate dalla Commissione, “ArcelorMittal ha proposto di cedere un consistente insieme di attività produttive” presenti in Belgio (Liegi), in Lussemburgo (Dudelange), in Italia (Piombino), nella Repubblica Ceca (Ostrava), in Romania (Galati) e nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia (Skopje). Inoltre, ArcelorMittal ha proposto alla Commissione di “cedere un certo numero di attività di distribuzione localizzate in Francia e in Italia”.
Tutto ciò è finalizzato allo scopo di ridurre la capacità produttiva di ArcelorMittal in tre sub-settori – prodotti in acciaio laminato a caldo, prodotti in acciao laminato a freddo e prodotti in acciaio zincato – in cui, dopo l’acquisizione dell’Ilva, la sua presenza potrebbe essere tanto forte da alterare la concorrenza.
In secondo luogo, come è scritto ancora nel comunicato UE, ArcelorMittal “ha proposto di eliminare il gruppo Marcegaglia dal consorzio di acquisto di Ilva, impegnandosi”, peraltro, “a non acquisire quote” di tale gruppo “nel quadro dell’operazione”. Il che, agli occhi della Commissione, è rilevante perché il gruppo Marcegaglia viene considerato come “un significativo concorrente italiano nel settore dei prodotti piani in acciaio al carbonio zincato”.
Su tali basi, recita ancora il comunicato, “la Commissione ha concluso che l’operazione proposta”, ovvero l’acquisizione del gruppo Ilva, “così come è stata modificata dagli impegni” assunti da ArcelorMittal, “non desta più preoccupazioni sotto il profilo della concorrenza e garantisce che sia salvaguardata la concorrenza sui mercati siderurgici europei”. Ciò “nell’interesse delle industrie manifatturiere europee e dei consumatori”.
Infatti, come ha ricordato oggi in sua specifica dichiarazione Margrethe Vestager, “l’acciaio è un fattore produttivo indispensabile per molte industrie europee e per molti prodotti che utilizziamo ogni giorno”. Ma, ha aggiunto la commissaria alla Concorrenza, la decisione odierna “garantisce che l’acquisizione di Ilva da parte di ArcelorMittal – che andrà a creare il produttore di acciaio di gran lungas più grande d’Europa – non si traduca in un aumento dei prezzi dell’acciaio a danno delle industrie europee, dei milioni di persone che vi lavorano e dei consumatori”.
La decisione assunta oggi dalla Commissione, ha concluso Vestager, si colloca peraltro “in sintonia con l’azione risoluta della UE volta a proteggere la nostra industria siderurgica dalle sleali distorsioni commerciali operate dai paesi terzi”.
A questo punto va detto che la notizia odierna non era inattesa. Infatti, già il 13 aprile scorso ArcelorMittal aveva reso noto di aver presentato alla Commissione dell’Unione Europea un piano di dismissioni volto a superare le obiezioni formulate dalla Comissione stessa in merito alla progettata acquisizione di Ilva da parte di AM InvestCo Italy, l’impresa costituita ad hoc su impulso della stessa ArcelorMittal alleatasi, nell’occasione, col gruppo Marcegaglia.
Resta il fatto che un conto è un’ipotesi di soluzione di una controversia, ancorché dotata di ampie possibilità di essere tradotta in realtà, un conto è la sua effettiva realizzazione.
E non è quindi un caso se il primo a salutare, via Twitter, la notizia arrivata da Bruxelles sia stato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, ovvero l’uomo di governo che tanto si è speso per costruire una soluzione industriale che garantisca un futuro al gruppo Ilva. “Ora manca solo l’accordo sindacale e poi finalmente, dopo anni di crisi e problemi, Ilva potrà diventare un’acciaieria competitiva e all’avanguardia nella protezione dell’ambiente e delle persone. Non perdiamo questa occasione per Taranto e per l’Italia.”
@Fernando_Liuzzi