Vertenza Ilva: oggi le notizie sono due. La prima è che, proprio quando la trattativa sembrava quasi definitivamente compromessa, l’impresa che si è candidata ad acquistare i complessi aziendali dell’Ilva in Amministrazione straordinaria, ovvero AM InvestCo Italy, e i sindacati dei metalmeccanici – Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil – hanno messo in piedi un tentativo di rivitalizzarla. La seconda è che tale tentativo si è materializzato in un incontro semiriservato, ancora in corso nel tardo pomeriggio, che ha assunto come propria location non i saloni del ministero dello Sviluppo economico, in via Veneto, ma le stanze della vecchia sede Flm di corso Trieste 36, quella in cui, dagli anni 80, Fim, Fiom e Uilm coabitano come separati in casa.
Ora è del tutto evidente che già questo cambio di sede del negoziato costituisce in sé una notizia. In un momento in cui il Governo Gentiloni vive quelle che si prospettano, forse, come le sue ultime ore (ma poi, chissà); in una fase politica in cui la maggiore delle forze politiche che si sono candidate a formare il prossimo Governo, ovvero il “MoVimento 5 Stelle”, minaccia, o comunque prospetta, l’intenzione di procedere a una chiusura “progressiva” dello stabilimento di Taranto, qualsiasi cosa possa voler dire progressiva; ebbene, in queste circostanze, azienda acquirente e sindacati hanno scelto di tornare a incontrarsi faccia a faccia, da un lato, senza la mediazione esplicita del Governo e, dall’altra, in una sede forse meno esposta alle attenzioni mediatiche.
E’ così accaduto qualcosa di quasi assolutamente inedito. Nella tradizione sindacale italiana, infatti, gli incontri negoziali si fanno, da sempre, “a casa del padrone”, ovvero o in un sede aziendale, o in quella di una associazione imprenditoriale. Unica eccezione, quella dei casi in cui nel corso di una data vertenza, locale o nazionale, intervenga una mediazione politica. In questi casi, infatti, il negoziato si svolge in una sede pubblica, dalla mitica sala Verde di Palazzo Chigi, alle sedi di ministeri quali quello del Lavoro o dello Sviluppo economico, a sedi di Regioni o Prefetture.
Ma, evidentemente, era destino che questa storia infinita del negoziato Ilva, storia che è ormai vicina a compiere il suo primo anno di vita, si assistesse anche a questa scena forse mai vista prima: quella di una delegazione padronale che varca l’ingresso di una sede sindacale.
Ciò detto, va sottolineato un terzo elemento della giornata. L’estrema delicatezza della situazione ha consigliato alle parti di organizzare una riunione non solo riservata, ma di vertice. Da un lato si è dunque presentato all’appuntamento Geert van Poelvoorde, il manager belga che ricopre la carica di Ceo della divisione Laminati piani/Europa di ArcelorMittal. Dall’altra, ad attenderlo, c’erano i Segretari generali di Fim-Cisl, Marco Bentivogli, Fiom-Cgil, Francesca Re David, e Uilm-Uil, Rocco Palombella.
Di cosa si è dunque parlato in questo lungo vertice? Il nodo principale attorno a cui si è svolto l’incontro è stato, naturalmente, quello dell’occupazione. Come si ricorderà, infatti, al momento in cui questo lungo negoziato è partito formalmente, ovvero nel luglio del 2017, i dipendenti in forza al gruppo Ilva in Amministrazione straordinaria erano 14.200, mentre AM InvestCo Italy, la cordata costituita ad hoc da ArcelorMittal, ha manifestato l’intenzione di riassumerne, al massimo 10.000. Ebbene, ancora oggi i sindacati sono attestati a difendere la richiesta che un eventuale accordo preveda che, alla fine del primo piano industriale, ovvero a fine del 2023, tutti i lavoratori che non abbiano nel frattempo trovato altre soluzioni individuali, dal pensionamento alle dimissioni incentivate, siano comunque ricompresi entro gli organici del medesimo gruppo Ilva.
D’altra parte, come la stessa Francesca Re David ha notato a metà pomeriggio in un brevissimo incontro informale con i cronisti presenti fuori dalla sede della Flm, un eventuale accordo occupazionale raggiunto fra azienda acquirente e sindacati costituirebbe solo un pezzo, anche se certo molti rilevante, di un’intesa che, per tradursi in pratica, ha bisogno di risolvere altri nodi, a partire da quelli relativi alle ricadute ambientali della produzione di acciaio.
A fine pomeriggio si è appreso che, dopo una interruzione tecnica, in cui le due delegazioni si sono riunite separatamente, l’incontro dovrebbe riprendere in serata.
@Fernando_Liuzzi