Oggi, dopo la pausa delle festività di fine anno, sono ripresi a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo economico, gli incontri sull’Ilva nella loro classica struttura triangolare. Da un lato, i rappresentanti dei sindacati dei metalmeccanici: Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil. Dal lato opposto, quelli di AM InvestCo Italy, la cordata – costituita per impulso di ArcelorMittal – che si è aggiudicata la gara per l’acquisizione del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria. Al centro, il Governo, rappresentato oggi dal vice-ministro Teresa Bellanova. La quale, a fine incontro, ha auspicato che, dalla prima settimana di febbraio, si possa procedere nella trattativa in una fase volta a realizzare concretamente l’intesa fra i sindacati e l’impresa che si è candidata ad acquisire il gruppo Ilva.
A tale scopo, come vedremo più avanti, è stato stilato un calendario dei prossimi incontri triangolari che si svolgeranno al Mise di qui alla fine del corrente mese di gennaio. Ma, per capire a quale punto sia arrivata la vicenda Ilva nei suoi intricati sviluppi, occorre forse spostarsi dalla sede del Ministero di via Veneto alla Puglia, e precisamente tra Bari, ove ha sedela Regione, e Lecce, ove ha sede uno dei due Tribunali amministrativi regionali. Ciò ci aiuterà a ricapitolare rapidamente gli avvenimenti delle ultime due settimane.
Come si ricorderà, prima della pausa natalizia il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, e il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, avevano depositato presso il Tar di Lecce un ricorso avverso al Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) dello scorso settembre. Decreto che inglobava il piano ambientale, volto al risanamento dello stabilimento Ilva di Taranto, concordato con l’azienda aggiudicataria della gara Ilva, ovvero con la citata AM InvestCo. Una mossa, questa, che aveva portato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, a sospendere il tavolo istituzionale attorno al quale Governo e Istituzioni pugliesi avevano avviato un confronto incentrato, essenzialmente, sulle questioni ambientali connesse allo stabilimento tarantino.
Da inizio anno, mentre fino a oggi non si sono più svolti incontri fra cordata aggiudicataria e sindacati, varie novità si sono prodotte sulla scena pugliese, rendendo – se possibile – ancora più ingarbugliata la vicenda Ilva.
In primo luogo, il Presidente della Provincia di Taranto, tal Martino Carmelo Tamburrano, ha presentato al citato Tar di Lecce un ricorso avverso a quello presentato, in precedenza, da Regione Puglia e Comune di Taranto. Ora si tenga presente che Tamburrano, politicamente parlando, appartiene a Forza Italia, cioè a un partito naturalmente avversario del Partito Democratico. Partito, quest’ultimo, nelle cui liste sono stai invece eletti sia il Sindaco Melucci che il Presidente Emiliano. E fin qui, tutto torna, Se non fosse che, a rendere più difficile la comprensione della situazione, il Partito democratico è la forza che costituisce gran parte della maggioranza parlamentare che sostiene il Governo Gentiloni. Ovvero il Governo che esprime sia il ministro Calenda (indipendente) che la viceministro Bellanova (piddina). Insomma, un primo aspetto evidente della vicenda Ilva è che all’interno del partito democratico si è creata una spaccatura: da un lato i pugliesi che, con Emiliano e Melucci, stanno cercando di azzoppare il Dpcm firmato dal capo del Governo, Gentiloni, e, quindi, di rendere più difficile l’intesa tra lo stesso Governo e Arcelor Mittal, il colosso franco indiano dell’acciaio che, in questa vicenda, si presenta come AM InvestCo.
In secondo luogo, anche gli avvocati di AM InvestCo hanno presentato un proprio documento al Tar di Lecce. Documento con cui viene argomentata la tesi secondo la quale il medesimo Tar non sarebbe competente territorialmente rispetto a un ricorso avverso al Dpcm del settembre 2017. E ciò perché, anche se il principale stabilimento del gruppo Ilva è collocato nel territorio del Comune di Taranto, e quindi entro i confini della Regione Puglia, l’intera vicenda della cessione del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria è una vicenda di carattere nazionale, di cui si occupa direttamente il Governo della Repubblica italiana. Tanto che lo strumento politico emesso per governare il risanamento ambientale dell’area tarantina è, per l’appunto, un decreto firmato dal capo del Governo. La competenza giuridica sulla validità o meno di tale decreto starebbe quindi in capo al Tar del Lazio, che svolge appunto una funzione nazionale, e non al Tar di Lecce, che giudica su un ambito locale.
In terzo luogo, all’inizio di questa settimana lo stesso Tar di Lecce ha deciso che affronterà il 6 marzo prossimo la questione della propria competenza territoriale messa in discussione da AM InvestCo. Il che, come hanno notato subito diversi osservatori, equivale a dire che solo dopo le elezioni politiche del 4 marzo sapremo se il giudizio sulla validità del citato Dpcm avrà luogo presso lo stesso Tar di Lecce o non si sposterà, invece, presso quello del Lazio.
Infine, in quarto luogo, martedì 9 gennaio si è riunito, a Bari, il Consiglio regionale della Puglia. All’ordine del giorno, due diversi ordini del giorno relativi al ricorso presentato, come ormai ben sappiamo, dal Presidente Emiliano al famoso Tar di Lecce. Ebbene, in tale sede lo stesso Emiliano ha chiesto al Consiglio di rinviare la discussione su tali ordini del giorno, sostenendo la tesi che il Governo avrebbe potuto profittare di eventuali spaccature interne al parlamentino della Regione Puglia. Una richiesta, questa del rinvio, che è stata accolta col voto favorevole di 26 consiglieri contro 19.
Avendo questo insieme ingarbugliato di fatti alle spalle, l’incontro che si è svolto oggi al Mise ha avuto un tono più tranquillo. L’incontro può essere suddiviso in due parti. In una prima parte, i rappresentanti di AM InvestCo hanno illustrato a Governo e sindacati la loro visione dello stato della competizione globale in cui è oggi immerso il settore siderurgico. Competizione in cui, da un punto di vista quantitativo, primeggia di gran lunga la Cina, che detiene circa la metà della produzione mondiale di acciaio, mentre per l’Europa rimane ancora aperto qualche spazio significativo, purché venga imboccata con decisione la strada dell’innovazione di processo e di prodotto e, quindi, quella dello sviluppo qualitativo.
Nella seconda parte, è stato invece messo a punto il calendario dei prossimi incontri, relativi al mese di gennaio. In pratica, nelle prossime tre settimane la trattativa continuerà a svolgersi nella sua formazione triangolare, ma avrà a proprio oggetto l’esame delle questioni specifiche relative ai diversi stabilimenti del gruppo sparsi in diverse parti del nostro Paese.
Mercoledì 17, saranno dunque esaminate le questioni relative allo storico stabilimento di Genova, sito nel quartiere di Cornigliano. Martedì 23 e mercoledì 24 si parlerà, invece, di quelle relative allo stabilimento di Taranto. Infine, da martedì30 amercoledì 31 sarà ultimata, ove necessario, la discussione su Cornigliano e saranno esaminati i problemi relativi agli altri insediamenti produttivi o direzionali del gruppo Ilva: Novi Ligure (Alessandria), Racconigi (Cuneo), Paderno Dugnano (Milano), Padova e Marghera (Venezia).
Dopodiché, come detto, a partire dalla prima settimana di febbraio la trattativa dovrebbe entrare in una fase più stringente che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe portare al raggiungimento di quella intesa che è fondamentale affinché l’acquisto del gruppo Ilva possa essere perfezionato da parte di AM InvestCo. Nel frattempo, come ha confermato il vice-ministro Bellanova, il Governo ha inviato a Regione Puglia e Comune di Taranto una bozza di protocollo che, avendo accolto almeno parte delle istanze delle Istituzioni pugliesi, dovrebbe integrare, modificandolo, il Dpcm.
Il seguito alla prossima puntata.
@Fernando_Liuzzi