A distanza di una settimana abbondante dall’ultimo incontro, si è avviata oggi, a Roma, una due- giorni di appuntamenti consecutivi nell’ambito della trattativa Ilva. L’incontro precedente a quello odierno si era tenuto, infatti, venerdì 13 aprile. In quella data fu annunciato che, per motivi tecnici, l’appuntamento previsto per venerdì 20, era stato rinviato a oggi, 23 aprile, mentre veniva mantenuto in calendario quello previsto per martedì 24. Il risultato di tutto ciò è una serie di incontri temporalmente ravvicinati. Una circostanza, questa, che potrebbe forse spingere le parti a fare qualche passo avanti più significativo di quelli registrati sin’ora.
Stamattina, dunque, ha preso avvio, presso il Ministero dello Sviluppo economico, un incontro nella classica forma triangolare: da un lato del tavolo, i sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil; dall’altro lato, quelli di AM InvestCo, l’azienda creata per volontà di ArcelorMittal, il colosso franco-indiano dell’acciao, allo scopo di acquisire i complessi produttivi del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria. Al vertice dello stesso tavolo, in rappresentanza del Governo, la viceministro Teresa Bellanova, affiancata dai Commissari straordinari.
L’incontro si è svolto in due tempi. Dopo un’interruzione a fine mattinata, è infatti ripreso nel pomeriggio. Ne è risultato quello che la viceministro Bellanova ha definito come “un confronto serrato, durato oltre sette ore”.
Qual è il bilancio della giornata? Secondo Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, la trattativa procede sì, ma “ancora a rilento”. Sempre secondo Palombella, la discussione si è concentrata sui temi salariali e, in particolare, “sui premi di risultato”, ovvero sul salario aziendale.Rispetto a questa problematica, i sindacati hanno chiesto a AM InvestCo di “ritirare le proposte” a suo tempo “avanzate”; proposte che “rimettevano in discussione” i risultati acquisiti dai sindacati con la contrattazione di secondo livello svoltasi, nel corso di successivi negoziati, in relazione al gruppo Ilva.
Come si ricorderà, infatti, nell’incontro svoltosi mercoledì 11 aprile, era emerso il tema della cosiddetta “discontinuità contrattuale”. In parole povere, il meccanismo immaginato per poter trasferire i lavoratori attualmente in forza all’Ilva alla nuova società che dovrebbe prenderne il posto, e cioè ad AM InvestCo Italy, è basato su un doppio passaggio formale: prima i lavoratori saranno licenziati dall’Ilva; subito dopo, per non dire contestualmente, saranno assunti dalla nuova proprietà.
Questo doppio passaggio ha, essenzialmente, una funzione legale. Serve, in altri termini, a segnare una discontinuità giuridica fra la vecchia azienda, l’Ilva, e la nuova. Ciò allo scopo di non incorrere nei fulmini dell’autorità antitrust dell’Unione Europea. E fin qui, per i sindacati, nulla quaestio. I problemi cominciano però col fatto che, nelle intenzioni dell’azienda acquirente, tale discontinuità giuridica dovrebbe trasformarsi anche in una discontinuità contrattuale. In sostanza, i rapporti di lavoro aperti con la nuova azienda dovrebbero ricominciare da zero, cancellando sia l’anzianità aziendale pregressa dei singoli lavoratori, sia i risultati dell’attività contrattuale storicamente accumulatisi all’Ilva.
Ora, come è facile immaginare, tutto ciò avrebbe conseguenze normative e retributive significativamente negative per i dipendenti Ilva. I quali ritroverebbero sì, nella nuova azienda, un posto di lavoro, ma con condizioni sensibilmente peggiori rispetto a quelle attuali. Da qui l’azione negoziale condotta dai sindacati allo scopo di far cambiare idea all’azienda acquirente.
“Noi siamo per la continuità normativa e retributiva”, ha detto ancora Palombella. Lasciando inoltre capire che per i sindacati non si tratta solo di difendere i diritti acquisiti dai lavoratori attualmente occupati, ma anche le condizioni di quelli che dovessero entrare in futuro nella nuova azienda: “Non possiamo creare differenze tra vecchi e nuovi assunti”.
Anche secondo Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, è “necessario, allo stato attuale, lasciare inalterata la struttura del secondo livello, confermando gli accordi esistenti” e, semmai, “aprendo solo successivamente, in sede aziendale, un’eventuale fase di discussione”.
Sempre secondo Bentivogli, fin qui “l’Azienda ha accolto solo in parte la le richieste sindacali”. Ciò, in particolare, rispetto alla “prima parte del Premio di risultato” che dovrebbe restare “uguale” a come è oggi. Par di capire, insomma, che l’azienda acquirente avrebbe accettato l’idea che la parte fissa del salario aziendale annuo, frutto dell’accumulazione dei pregressi accordi contrattuali, rimanga invariata anche dopo che l’acquisizione dei complessi produttivi dell’Ilva sarà stata perfezionata. Invece, ci informa ancora Bentivogli, da parte aziendale “restano rigidità sulla struttura della parte variabile del premio di risultato”. In sostanza, a quanto si comprende, l’azienda acquirente ha mantenuto una sua rigidità, ovvero è rimasta fin qui ancorata al suo disegno originario: quello di mutare i parametri che, complessivamente, determinano l’andamento e l’ammontare della parte variabile del salario aziendale.
“L’Azienda – ha concluso Bentivogli – si è comunque riservata di fornirci domani mattina alle 9.30 una proposta organica su quanto discusso oggi.” Mentre Francesca Re David, segretaria generale della Fiom, ha detto, in serata, che “ci siamo aggiornati a domani per continuare il confronto sui nodi principali del negoziato”.
Alla fine di questa prima giornata, pare insomma di poter dire che, anche se fra mille difficoltà e con evidente lentezza, il negoziato procede. Tanto più ha destato stupore fra gli osservatori il fatto che, verso le ore 17.00, e cioè mentre al Ministero di via Veneto l’incontro odierno era ancora in corso, e mentre il Presidente della Camera, Fico, varcava il portone del Quirinale per recarsi a colloquio col Presidente della Repubblica in merito alla crisi di Governo, un altro Presidente, quello della Regione Puglia, lanciasse nella rete un paio di bellicosi tweet con cui rilanciava un’ancor più bellicosa dichiarazione da lui stesso postata, in precedenza, sul suo profilo Facebook.
Ecco il primo tweet di Michele Emiliano: “Inaccettabile che trattativa ILVA prosegua con governo uscente. Il nuovo esecutivo ammetta la regione Puglia al tavolo”. Mentre nel secondo tweet, dopo pochi minuti, lo stesso Emiliano specificava: “Una trattativa così complessa e controversa come quella sul futuro di #Ilva non può proseguire nei tavoli ristretti guidati da rappresentanti del governo uscente”.
Nel post su Facebook lincato da questi due tweet, Emiliano andava giù ancora più duro: “Chiederò un incontro con i leader dei partiti vincitori delle lezioni, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, perché anch’essi chiedano al ministro Calenda e al vice ministro Bellanova di sospendere immediatamente ogni attività riguardante Ilva al fine di consentire a tutti noi di poter proseguire la difficilissima trattativa con un governo che abbia un programma legittimato dal voto degli elettori”. Governo che, peraltro, non è ancora alle viste.
Dopo poco più di mezz’ora, compariva in rete, sempre via Twitter, la secca risposta del ministro Calenda. “La trattativa va avanti come è giusto e doveroso. ILVA è in amministrazione straordinaria, costa 30 milioni mese ai contribuenti, ci sono posti di lavoro e investim. ambientali da tutelare. Appellarsi a Lega e 5S per bloccare attività Governo è surreale persino per i tuoi standard”. Un’allusione, questa, riferita, con ogni probabilità, alla mossa che lo stesso Emiliano fece già nel novembre del 2017, quando promosse un ricorso al Tar di Lecce contro un decreto del Governo Gentiloni del settembre precedente. Mirando così, già allora, a intralciare la possibilità dello stesso Governo di condurre avanti la trattativa con ArcelorMittal e sindacati.
@Fernando_Liuzzi