Sono ripresi oggi, a Roma, gli incontri fra le parti in merito alle vicende del gruppo Ilva. Dopo una pausa di parecchie settimane, quelle in cui si sono svolte le battute finali della campagna elettorale e che hanno portato all’insediamento del nuovo Parlamento, sono tornati a incontrarsi ufficialmente, presso il Ministero dello Sviluppo economico, i rappresentanti dei sindacati dei metalmeccanici – Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil – con quelli di AM InvestCo Italy, l’azienda creata dal colosso franco-indiano dell’acciaio ArcelorMittal allo scopo di rilevare il gruppo Ilva in amministrazione straordinaria. Presenti i Commissari straordinari del gruppo, l’incontro è stato presieduto dal vice Ministro Teresa Bellanova.
A incontro ultimato, si ricava l’impressione che il trascorrere del tempo abbia in parte disinfiammato alcuni elementi del quadro strategico in cui si inserisce la complessa vicenda del gruppo Ilva, ma abbia lasciato ancora irrisolti i suoi aspetti più propriamente sindacali.
Rispetto ai problemi che trascendono il rapporto diretto fra le parti, va infatti detto, innanzitutto, che i rappresentanti di ArcelorMittal hanno lasciato capire che l’indagine aperta dalla Commissaria del’Unione Europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager, procede con la piena collaborazione dell’azienda stessa che si propone di rispondere positivamente alle richieste avanzate dalla Commissione. L’indagine, peraltro, dovrebbe concludersi, al massimo, entro il 23 maggio, anche se l’azienda si è dichiarata fiduciosa rispetto all’ipotesi che si giunga a una soluzione soddisfacente anche con qualche giorno di anticipo. Da questo punto di vista, insomma, non sembrano profilarsi all’orizzonte particolari preoccupazioni.
In secondo luogo, sullo sfondo della vicenda Ilva rimangono i problemi posti dal ricorso avanzato a suo tempo dal Presidente della regione Puglia, Michele Emiliano, e dal Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, contro il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) del settembre 2017 Decreto che inglobava il piano ambientale relativo alla grande acciaieria di Taranto. Va tuttavia ricordato che, ai primi di marzo, il Tar di Lecce, la struttura presso cui era stato depositato il ricorso, si è dichiarato incompetente a giudicare su una questione che non può essere considerata come relativa al solo ambito regionale pugliese, essendo palesemente di interesse nazionale, e ha quindi rinviato la questione al Tar del Lazio. Il che ha almeno in parte ridimensionato la portata dell’offensiva giudiziario-amministrativa lanciata dalle autorità pugliesi e tarantine contro il Governo nazionale.
In terzo luogo, il 28 marzo la Cassa Depositi e Prestiti, per bocca del suo Amministratore delegato, Fabio Gallia, si è dichiarata disponibile, “qualora fosse necessario” a prendere “una quota” della futura proprietà dell’Ilva. E ciò a partire dalla considerazione che “Ilva è un’industria essenziale per un Paese manifatturiero come il nostro”. In altre parole, ieri ha cominciato a materializzarsi quella che sin’ora era stata solo un’ipotesi, aleggiante sopra la trattativa e, peraltro, preconizzata da più parti, Fiom compresa.
Rimangono invece ancora non sciolti i nodi sindacali connessi al passaggio del gruppo Ilva in amministrazione straordinaria a AM Investco Italy. Il primo di questi nodi è quello relativo all’occupazione. All’inizio della vertenza, ovvero all’inizio dell’autunno 2017, l’azienda acquirente si era dichiarata disponibile ad assumere solo una parte degli 11mila lavoratori dipendenti direttamente dall’Ilva (cui, in termini occupazionali, vanno aggiunti i circa 3mila lavoratori dell’indotto). I sindacati, sin qui, hanno invece chiesto la riassunzione di tutti.
In secondo luogo, come ha ricordato oggi il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, c’è la questione del “mantenimento dei trattamenti economici e delle condizioni di assunzione dei lavoratori”. Inizialmente, infatti, l’azienda acquirente aveva avanzato l’ipotesi che i dipendenti dell’Ilva venissero prima licenziati dalla vecchia proprietà e poi riassunti dalla nuova. Il che avrebbe determinato l’azzeramento di anzianità , inquadramenti e diritti acquisiti.
Sullo sfondo, anche a prescindere dagli aspetti giuridico-amministrativi del ricorso avanzato dalle autorità locali pugliesi, rimangono poi i seri e notissimi problemi ambientali connessi, in particolare, alle vicende dello stabilimento di Taranto. Va detto, tuttavia, che anche qui, in questi mesi, qualcosa si è mosso. Ad esempio, proprio oggi, e proprio a Taranto, nella locale sede della Confindustria si è svolto un incontro in cui un dirigente della Cimolai Spa ha illustrato agli imprenditori tarantini il progetto di copertura dei parchi primari (minerali e fossili) dell’Ilva, ovvero di quella che è stata, in questi anni, una delle principali fonti di inquinamento dell’aria respirata in città.
Morale della favola. In questa vertenza – ha osservato oggi il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli – il tempo “non è una componente secondaria”: lasciar lì a “stagionare” i nodi del negoziato “non li risolve, ma li aggrava”. Per Bentivogli, occorre quindi “serrare gli incontri per cercare possibili convergenze e chiudere”.
Un’affermazione, questa, che non è dettata solo da un generico buonsenso, ma si appoggia su una riflessione politica: “Dopo sei mesi di trattativa, con un nuovo Governo si rischia di ricominciare dall’inizio, anche perché alcune forze politiche hanno detto di voler chiudere l’Ilva”. In altre parole, a Bentivogli è ben chiaro che il Governo Gentiloni – dimissionario sì, ma ancora in carica “per il disbrigo degli affari correnti” – è quello che ha impostato l’attuale vertenza, a partire dalle direttive impartite ai Commissari e dalla scelta di AM InvestCo Italy come azienda acquirente fra le varie cordate che si erano proposte, alla redazione del Dpcm e alla regia degli incontri fra le parti. Così come gli è ben chiaro che, nell’ambito di questo Governo, il Ministro Calenda e il vice Ministro Bellanova hanno dedicato energie e impegno e acquisito competenze specifiche rispetto ai molti risvolti particolari di una vicenda così complessa. Nessuno può invece sapere quali sarebbero gli indirizzi che un nuovo Governo potrebbe assegnare agli sviluppi futuri di una vertenza ancora eventualmente irrisolta.
Meno ottimista il comunicato della Fiom che, nel ricordare che “la trattativa è stata aggiornata a mercoledì 4 aprile”, afferma laconicamente che, in tale occasione, si tratterà di “verificare se sussistono le condizioni per proseguire il negoziato”.
@Fernando_Liuzzi