“Ho pubblicato per intero l’accordo, l’ho promosso e invito tutti a leggerlo. Perché voglio che gli operai siano coscienti di quello a cui hanno rinunciato”. È quanto afferma il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, commentando la chiusura delle trattative sull’Ilva a 24Mattino su Radio 24.
“Ilva brucia 30 milioni di cassa al mese e come al solito, come è successo con Alitalia, questo è un dato che i sindacati tendono totalmente a ignorare”, continua il ministro. “Sono soldi dei cittadini italiani e, quindi, io devo renderne conto e cercare di sprecarne il meno possibile”.
Calenda ricorda che i soldi nella cassa dell’Ilva bastano soltanto per arrivare fino a luglio. “Sì, è così. Noi abbiamo già dato 900 milioni come cittadini italiani all’Ilva per tenerla in piedi. Questi soldi finiscono alla fine di giugno e bisogna chiudere questa vicenda. Dopo 32 incontri tra azienda e sindacati che non hanno cavato un ragno dal buco, quello che ho provato a fare ieri è proporre di mettere garanzie per tutti, addirittura garanzie di posto fisso a tempo indeterminato per tutti, ma chiudiamo quest’accordo perché altrimenti perdiamo un asset fondamentale del Paese. Oggi Ilva ha 14mila persone”.
“Abbiamo proposto l’assunzione di 10mila persone con gli stessi diritti – ricorda – persino l’art.18 e le stesse identiche retribuzioni, altri 1.500 alle stesse condizioni in una società di servizi a cui Am Investco avrebbe garantito lavoro. Per i restanti un incentivo all’esodo di cinque anni di cassa integrazione e fino a 100mila euro, che credo non ci sia mai stato. Gli unici che si sarebbero potuti urtare rispetto a questa proposta sono i cittadini italiani perché era una proposta che costa un sacco di soldi”.
Poi Calenda smentisce le parole del segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, secondo cui sarebbe stato proprio il ministro a chiudere le trattative. “La rappresentazione di Marco, che è una persona che io stimo e con cui ho un buon rapporto, è una rappresentazione non veritiera. Ieri hanno detto tutti no secco alla proposta, compresa la Cisl. Dopo di che, la Cisl ha detto `Noi siamo disponibili a negoziare`, gli altri sindacati che sono largamente maggioritari rispetto alla Cisl hanno detto che loro sulla base di quella proposta non avevano niente da dire perché volevano tutti assunti dal primo giorno. Io non mi sono affatto alzato dal tavolo, io ho semplicemente detto che prendo atto e avevo già dato la disponibilità, se ci fosse stata la possibilità di continuare a negoziare, di rimanere seduto al tavolo ininterrottamente notte e giorno fino al giuramento del nuovo governo. Però – conclude – non si può chiedere di avere la botte piena e la moglie ubriaca”.
In relazione alle parole di Emiliano, Calenda dichiara su twitter: “Emiliano è quello che è. Una mattina vuole chiudere Ilva e la mattina dopo incontra Mittal. Un giorno accusa il governo di essere al soldo delle lobby e poi richiama Renzi alla correttezza. Ma il problema non è lui. È il Pd che lo tollera, lo blandisce e non dice una parola”.
Quanto invece alle parole di Annamaria Furlan, il ministro replica sempre su Twitter: “La porta del ministero è sempre aperta. Occorre però che ci si sieda per discutere sul serio. La proposta c`è, il tempo è poco”.