“C’è stata una proposta, che era la base della discussione per andare avanti con il negoziato. Come Fim Cisl abbiamo detto che c’erano alcune cose qualificanti da modificare, tra cui i numeri. Per noi le condizioni per un accordo sono sempre le stesse: zero licenziamenti e tutti i lavoratori devono avere un posto di lavoro a tempo indeterminato per tutta la durata del Piano”. È quanto dichiarato dal segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, dopo la rottura del tavolo Ilva.
Per il segretario, le condizioni poste dal sindacato non sono modificabili rispetto al testo presentato dal ministro Calenda e, “a fronte anche di uno scontro, solo una parte della delegazione sindacale ha ritenuto non più legittimato il ministro Calenda a trattare. Questi a sua volta ha deciso di non proseguire interrompendo la trattativa”.
“Il problema vero – aggiunge Bentivogli – è che siamo in una situazione al collasso dell’amministrazione straordinaria e che lo stop al negoziato da all’azienda mano libera, per cui ovviamente bisognerà cercare le modalità per ricompattare il sindacato su posizioni utili a risolvere i problemi. Ricompattarsi per dire solo di no non serve e lascia i lavoratori soli. Sul merito sindacale qualcuno pensa di avere più chances in attesa di “governi amici” e ha sacrificato gli interessi della trattativa pur di impallinare il tentativo del Ministro”.
“L’azienda, intanto – conclude Marco Bentivogli – perde 30 milioni al mese, con ripercussioni anche sulla sicurezza degli impianti e immediate su occupazione e reddito dei lavoratori dell’indotto. Stupidi interessi di bottega hanno ipotecato accordo, per noi la trattativa andava proseguita fino ad esperire ogni tentativo che ad un anno dal suo avvio ha regitrato troppi boicottaggi e ingerenze con il solo scopo di far saltare il tavolo a spese di ambiente e lavoratori”.