Uno solo no che sennò ci troveremmo in Unione sovietica, però due potrebbero anche starci. Anzi, visto che siamo in Italia, la terra dei cento o mille campanili, facciamo tre. Stiamo parlando dei partiti politici, che sono troppi, troppo litigiosi e alcuni dei quali anche inutili. Se invece ce ne fossero tre, uno di destra, uno di sinistra e uno di centro, allora la situazione potrebbe semplificarsi e magari anche indurre gli elettori a scegliere con tranquillità chi votare e chi no.
Ovviamente, siamo ai confini della fantapolitica, anzi oltre quei con fini, tuttavia a volte l’immaginazione (ve lo ricordate lo slogan l’immaginazione al potere, inventato da Herbert Marcuse e utilizzato dagli studenti nel ’68?), può aiutare a capire la realtà. Mettiamo allora che il Pd diventasse l’unico partito di sinistra, magari con un nuovo nome, e al cui interno trovassero posto e cittadinanza gli attuali democratici insieme ai sinistri-verdi, e magari anche a una parte dei cinquestelle più vari ed eventuali… Ne verrebbe fuori una forza politica di un certo peso, capace di attirare parecchi voti, sfiorando o addirittura superando il 40 per cento.
Dall’altra parte, a Giorgia Meloni e ai suoi fratelli potrebbero unirsi gli attuali leghisti di Salvini e Vannacci, di Zaia e Fedriga, più anche qui vari ed eventuali. Un “bel” partito di destra, anch’esso che potrebbe assestarsi intorno al 40 per cento. Resterebbe in giro circa il 20 per cento degli elettori, forse un po’ meno, che non sono né di destra né di sinistra, ma appunto di centro. Essi sarebbero ben contenti di poter votare un nuovo partito formato dalla Forza Italia di Antonio Tajani, dall’Italia viva (o ciò che ne resta) di Matteo Renzi, dall’Azione (o ciò che ne resta) di Carlo Calenda, e da altri piccoli cespugli centristi tipo i Noi moderati di Maurizio Lupi (o ciò che ne resta).
Immaginate un quadro politico così composto e vi farete un’idea di quanto sarebbe più semplice votare per qualcuno, e per chi avrà vinto formare un governo stabile. Magari, se non dovesse raggiungere la maggioranza dei seggi, facendosi dare un “aiutino” dal terzo partito in corsa.
L’Italia diventerebbe di colpo un Paese (quasi) normale, sull’onda degli inglesi e dei tedeschi, senza quelle mille fibrillazioni provocate da alleanze improbabili in cui ognuno vuole qualcosa più dell’altro, ed è prontissimo al ricatto: “Se non fai come dico io esco dalla maggioranza e il governo cade…”.
Certo, si perderebbe un po’ di quel pluralismo che è l’anima della politica, ma a qualcosa bisognerebbe pur rinunciare per poter proporre agli elettori due, anzi tre progetti di Paese e poi chi ha più tela vincerà.
Purtroppo, come dicevamo all’inizio, si tratta di fantapolitica, nessuno degli attuali protagonisti, ma nemmeno di quelli precedenti, è disposto a rinunciare neanche a un pezzetto del suo orticello in nome di un’unità non fittizia, in nome cioè di una forza politica che ovviamente discute al suo interno (e ci mancherebbe che non lo facesse, anche il Pci lo faceva eccome, e pure duramente) ma poi si presenta in pubblico con un’unica linea politica e su quella chiede il voto agli elettori. Così chi vince sarebbe legittimato a governare senza paura di agguati interni, ovvero di correnti che mettono bastoni tra le ruote di chi dovrebbe essere lasciato in pace nel ruolo che gli è stato assegnato sia dagli elettori sia dal suo partito.
Non succederà, questo è solo un sogno. Mi chiedo però se questo sogno sarebbe piaciuto a Marco Cianca: non lo sapremo mai, ma io penso di sì.
Riccardo Barenghi