Max Stirner è morto a cinquant’anni. Povero e solo, due volte in prigione per debiti. Non possedeva alcunché, nemmeno il proprio nome, che era uno pseudonimo. All’anagrafe di Bayreuth, dove nacque nel 1806, risultava come Johann Caspar Schmidt. Paradossale destino per chi aveva scritto “L’unico e la sua proprietà”. Il manifesto del soggettivismo. “Non c’è nulla che mi importi più di me stesso!”. “La mia causa, non è né il divino né l’umano, non è ciò che è vero, buono, giusto, libero, eccetera, bensì solo ciò che è mio, e non è una causa generale, ma unica, così come io stesso sono unico”. “Io sono il mio tutto”. Piuttosto che seguire i grandi egoisti, la religione, la nazione, la politica, la società, voglio essere io l’egoista.
Pensieri bizzarri, provocatori. Sviluppati e ripetuti per centinaia di pagine, spesso intricati, talora ostici. A lui si abbeverarono utopisti, anarchici, nichilisti, da Proudhon a Nietzsche passando per Bakunin. Marx ed Engels , che pure gli fu amico e al quale si deve forse l’unico ritratto, fatto a matita, contestarono punto per punto la sua astrazione solipsista nell’Ideologia Tedesca. San Max, l’ironica e sprezzante definizione attribuitagli. Diatribe per lo più dimenticate, relegate nelle fumisterie della sinistra hegeliana.
Ma basta guardarsi attorno per avere qualche dubbio sulla sua attualità. “Se hai bisogno di un pass per dimostrare che sei libero, non lo sei”. Un cartello appeso dietro un motorino o attaccato sul lunotto della macchina. Uno slogan contro le regole sanitarie. Una sfida alla convivenza. Uno sberleffo rivolto ad ogni tipo di imposizione.
È una constante della pandemia. Quanti hanno continuato a girare senza mascherina anche nei periodi più rischiosi? Tanti, troppi. E le polemiche sulle riaperture e sul coprifuoco hanno avuto il solo risultato di rinforzare questo ottuso rifiuto del necessario . Ilvo Diamanti, mettendo assieme coloro che non intendono immunizzarsi e i contrari all’obbligo della vaccinazione, calcola che un quinto degli italiani va annoverato tra i no vax. I quali, per la stragrande maggioranza, si collocano tra gli elettori della Lega e di Forza Italia.
È presumibile che ben pochi di costoro abbiano letto Stirner. Neppure, osiamo dire, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Al massimo, nelle loro orecchie può riecheggiare, più o meno inconsciamente, il titolo del libro, rafforzando i furori identitari. Che la destra si sia proposta come la paladina della libertà contrapposta allo stato oppressore, è stato detto e ridetto. Ma sul retroterra culturale di questa mistificazione andrebbe condotta un’analisi più approfondita. Ben sapendo che la smodata esaltazione dell’egoismo assurto a morale e l’anatema di malintese collettivizzazioni, conducono, in un’inevitabile eterogenesi dei fini, alla dittatura. La nascita del fascismo insegna.
L’ipotesi di una sia pur minima patrimoniale da far pagare ai più ricchi ha sollevato feroci critiche. Vogliono impoverirci tutti, il becero grido di commentatori e politici in evidente malafede. E anche qui torna in mente Stirner e la sua concezione del comunismo inteso quale “società degli straccioni”. Indagando sul web, a proposito dell’Unico, troviamo frasi di questo tipo: “Ci si può scottare a quel fuoco che appiccato prima del 1848 oggi avvampa, quasi specchio profetico di quanto segna le vicende in cui, nostro malgrado, ci troviamo coinvolti, ostaggi di un potere globale che del plebiscitario consenso intorno a presunti valori condivisi fa dispositivo di democratico governo”. E ancora: “Stirner ci insegna a non fidarci, a esercitare una critica spietata e radicale, a far conto soltanto sulla nostra intelligenza e sulle nostre capacità senza delegare ad alcuno diritti di rappresentanza”.
Già, così scriveva San Max: “A me spetta stabilire se con me è il diritto: fuori di me esso non esiste. Giusta è ogni cosa che tale a me sembra. Gli altri penseranno diversamente; ma questo è affar loro, non mio; si difendano come sanno. E se una qualunque cosa non sembrasse giusta all’ universale, ma tale sembrasse a me, io mi riderei dell’universale. Così adopera ciascuno secondo che sa apprezzare se stesso: ciascuno secondo il grado del suo egoismo, poiché la forza vince la ragione, ed è bene che così sia”.
Fu un ispiratore di Benito Mussolini. Tutto torna.
Marco Cianca