Carlo Bonomi ha dato mercoledì agli industriali italiani che lo avevano appena eletto quello che questi desideravano. Un discorso alto, politico, che delineava un ruolo di rilievo per la loro confederazione. Una Confindustria che guarda lontano, che sa quello che vuole e che è disposta a fare tutto il possibile per ottenere l’obiettivo che si è data. Una Confindustria pronta a lasciarsi dietro le scorie del passato, soprattutto le indecisioni, le prese di posizione poco nette, quindi meno forti, e che non vuole assolutamente seguire i partiti politici senza peraltro voler diventare a sua volta in partito.
I precedenti presidenti della confederazione degli industriali, sarebbe inutile negarlo o nasconderlo, avevano reso le armi a interlocutori più forti e più dinamici. Si erano accontentati di un ruolo minore, di un protagonismo appannato, facevano e facevano fare alla confederazione tanta azione di lobby, anche molto utile, ma insufficiente per chi pensava che la rappresentanza degli industriali debba avere un ruolo importante nelle decisioni di fondo del paese.
Il nuovo presidente ha ribaltato quella impostazione, come del resto aveva promesso di fare se fosse stato eletto. Le poche parole che ha speso subito dopo la sua elezione sono sufficienti a capire che a via dell’Astronomia si respira adesso un’aria tutta diversa dal passato, si torna a un protagonismo forte e attivo. Bonomi non si nasconde che la sfida che ha portato al paese è molto alta e per questo ha voluto parlare chiaro fin dalle prime battute. Il suo obiettivo è quello di recuperare i 9 o 10 punti di Pil che perderemo complessivamente quest’anno, e anche i tre punti, sempre di Pil, che non abbiamo ancora recuperato dalla crisi del 2008. Per ottenere questo risultato occorre a suo avviso una profonda discontinuità nei confronti del passato. Serve una pubblica amministrazione che funzioni davvero e non sia d’intralcio alle imprese, un fisco che sia leva di crescita, un welfare che aiuti chi ne ha davvero bisogno.
E per riprendere il cammino dello sviluppo nella sua visione servono investimenti, tanti, pubblici e privati. Lo Stato deve tornare a investire, cosa che non ha fatto o ha fatto in misura limitata, troppo limitata negli ultimi anni. Gli investimenti pubblici devono almeno raddoppiare, nei trasporti, nella digitalizzazione, nella produttività dei servizi, nella ricerca, nella scuola. Uno Stato che spende ma non per questo vuole governare le imprese. L’orrore per il nuovo presidente di Confindustria è quello di avere dieci, cento, mille Alitalia. Perché, spiega, il reddito e il lavoro a milioni di italiani possono darli solo le imprese. E per ottenere questo risultato occorre, sempre nella sua visione, eliminare il forte pregiudizio anti imprese che tuttora esiste nel nostro paese.
Un discorso forte, come si attendevano gli industriali, che lo hanno eletto all’unanimità, con una sola scheda dispersa, cosa che non accadeva da decenni. Adesso per lui comincia il difficile, perché è facile promettere e parlare, molto più complesso realizzare gli obiettivi che si sono indicati. Difficile ma non impossibile, perché questa terribile pandemia ci dato la possibilità di una ripartenza, di poter ricominciare da zero, sapendo che non c’è nulla o molto poco da perdere, ma che la posta in gioco è alta. L’Italia ha sempre avuto grandi capacità di ripresa e sviluppo, ma troppo spesso è rimasta invischiata in un viluppo di negligenze, dubbi, impreparazioni, mancanza di volontà chiare, soprattutto limpide, quindi capaci di dare la sveglia a tutti. In questa emergenza, messi con le spalle al muro dalla pandemia, forti di capacità personali e di sistema indiscusse, gli italiani potrebbero anche fare il miracolo. E Bonomi si offre per agire da volano per questa ripresa, forte del sostegno dell’intera classe imprenditoriale.
Dovrà trovarsi degli alleati in questo suo cammino, perché da soli si è sempre deboli e i nemici contro i quali combattere non sono mulini a vento, al contrario sono agguerriti e in grado di sconfiggere il paese. Dovrà trovare questi compagni di strada tra le forze politiche, alle quali non ci si deve svendere, ma con le quali si possono fare dei patti. E potrebbe trovarne tra le forze sociali del paese. Le grandi confederazioni operaie hanno manifestato delle volontà innovative altrettanto forti di quelle manifestate da Bonomi e in passato hanno mostrato di saper condurre la loro azione molto bene, supplendo le carenze altrui. Il nuovo presidente degli industriali nel suo primo discorso non si è rivolto ai rappresentanti dei lavoratori, non li nemmeno citati, si è limitato a parlare di “nuove forme organizzative e contrattuali”, senza specificare a cosa si riferisse. Forse un po’ di chiarezza non avrebbe guastato, perché anche da un’alleanza tra le forze sociali del paese potrebbe anche venire la scintilla capace di accendere quell’incendio che a suo dire è ormai indispensabile.
Massimo Mascini