I corpi intermedi esistono e funzionano. Sono i “veri protagonisti” delle trasformazioni in atto. Le transizioni in corso, quelle digitali e ambientali, alle quali si aggiunge quella demografica, richiedono alte competenze, che non sempre sono a disposizione delle autorità politiche, che sono così costrette a riconoscere la centralità dei corpi intermedi. È questo il contenuto preminente di un lungo articolo che il Foglio ha pubblicato a firma di Renato Brunetta. Che in questa analisi non ha mai citato il Cnel, vera casa di statura costituzionale dei corpi intermedi. Non lo ha citato, ma ne è diventato da poco presidente e giustamente ne sottolineava le positività.
Difficile vita, quella del Cnel. Matteo Renzi gli ha sferrato l’attacco più duro quando con la riforma costituzionale ne aveva previsto la cancellazione. Poi è andata come tutti ricordano, il referendum costituzionale non ha trovato il consenso degli elettori, ma non per questo i giudizi sono migliorati. Anche perché l’istituto era molto screditato, additato come l’emblema degli enti inutili. Tanto è vero che anche dopo l’iniziativa di Renzi sono stati presentati in Parlamento altri disegni di legge costituzionali diretti a eliminare il Consiglio o quanto meno a depotenziarne il funzionamento.
I giudizi sono però cambiati negli ultimi anni. La presidenza di Tiziano Treu, grande giuslavorista, già ministro del lavoro, è stata in grado di ribaltare la considerazione che il Consiglio aveva in passato. “Abbiamo fatto tutto quello che la legge ci permetteva di fare, ricorda lui adesso che ha lasciato la presidenza, abbiamo esercitato i poteri dei consulenza nei confronti del governo, ma anche del Parlamento e delle regioni, alimentando il dibattito tra i corpi intermedi, cercando sempre l’unanimità dei consensi quando era possibile”. Un ruolo esercitato con grande forza durante la pandemia, quando tutto il paese è stato in grande difficoltà e i corpi intermedi hanno avuto un ruolo fondamentale, a volte anche di supplenza nei confronti delle istituzioni.
Dopo il Covid l’impegno non si è fermato e, è sempre Treu a ricordarlo, è stato il Parlamento a coinvolgere il Cnel nella ricostruzione del tessuto sociale e a volte anche economico. Con risultati importanti. Una ricerca avviata proprio dal Consiglio ha dimostrato che i corpi intermedi hanno tutte le capacità per aiutare la cultura politica nel disbrigo del suo compito. E negli ultimi anni la collaborazione tra corpi intermedi e strutture amministrative è molto cresciuta, facilitando la realizzazione della policy locale. Una sorta di concertazione dal basso che si è resa necessaria per la complessità crescente dei problemi da affrontare. Il Cnel, che ribadisco è la casa dei corpi intermedi, svolge così un ruolo prezioso. Che è stato riconosciuto nel principio della sussidiarietà da sentenze della Corte costituzionale, come ha ricordato recentemente la presidente della Corte Silvana Sciarra in occasione delle celebrazioni per i 125 anni dell’Inps.
Ma fin dove è possibile spingere questa collaborazione tra il potere politico e i corpi intermedi? La domanda si giustifica perché è necessario comprendere dove può arrivare il protagonismo dei corpi intermedi, il sindacato in primis. Giorgia Meloni ha sempre manifestato attenzione verso le confederazioni operaie, ha avviato un confronto, che al momento non ha portato grandi risultati, come protestano alcune di queste confederazioni, ma continua ed è lecito attendere che l’iter finisca per stilare un giudizio.
È vero, peraltro, che è evidente come nella maggioranza sia presente una forte considerazione della propria capacità di assumere decisioni di fondo per la società senza dipendere dal giudizio o dal consenso delle forze sociali. È il primato della politica, che inevitabilmente porta a un certo disinteresse verso i corpi intermedi. Il governo è sempre attento a mostrare di voler ascoltare i corpi intermedi, ma l’arrière penséé che in fondo è il governo e i partiti che rappresentano gli interessi dei lavoratori, forse più di quanto non facciano i sindacati, questa non è mai caduta.
Ora nessuno pensa che le forze sociali, nel caso i sindacati, possano spingersi oltre certi limiti. Il potere legislativo è nelle mani del Parlamento, quello esecutivo in quelle del governo. Non sono certo i sindacati a pensare di volersi sostituire alle istituzioni, ma chiedono ascolto e comunque ritengono giustamente di avere poi il diritto di protestare se ritengono lesive dei diritti dei lavoratori le decisioni prese dalle istituzioni. Ma forse queste istituzioni, il governo nel caso, farebbe bene a dare spazio ai sindacati, più in generale ai corpi intermedi della società. Non perché questi possono poi protestare o scioperare, ma perché rappresentano interessi diffusi, che possono identificarsi un domani con quelli del corpo elettorale. Sarà anche vero il primato della politica, ma un aiuto, una collaborazione può smussare angoli, evitare incomprensioni. In fin dei conti questo è sempre stato il succo della concertazione, un aiuto a governare società complesse.
Massimo Mascini