Alla fine di questo mese, Giovanni Goria avrebbe compiuto 80 anni. Morì quando ne aveva poco più di 50, ad Asti, la città dove era nato il 30 luglio 1943. Fu il più giovane ministro del Tesoro e il più giovane presidente del consiglio. L’elemento dell’età e “la sua immagine, un po’ al di fuori di quella tradizionale del politico italiano, di persona più vicina alla gente e al comune buon senso – ha scritto Giuseppe Sircana nel Dizionario biografico degli italiani (Treccani) – contribuirono ad accrescerne la popolarità, facendone “l’uomo nuovo” della Democrazia Cristiana”.
Apparteneva alla Sinistra di base, come De Mita, Granelli, Galloni, Andreatta, Martinazzoli, Bodrato, Mattarella. Sempre sorridente e scherzoso, diceva ai cronisti che tra i tanti strumenti di analisi economica, lui prediligeva “il nasometro”, cioè la conoscenza empirica e diretta dei fenomeni.
Si può dire che fosse una brava persona, onesta e concreta, anche se nel fango di Tangentopoli fu raggiunto da alcuni schizzi in merito ad un’inchiesta giudiziaria sulla gestione della cassa di Risparmio di Asti. Una storia che si concluse con il pieno proscioglimento. Ma, come rimarca ancora Sircana, “l’amarezza per tale vicenda e il manifestarsi di una grave malattia segnarono i suoi ultimi mesi di vita”. “Lo hanno linciato”, disse il vescovo mentre celebrava il funerale, che non fu di Stato, nonostante ne avesse diritto essendo un ex capo del governo.
Schivo, informale, mai arrogante o presuntuoso, bonario, poteva apparire, senza assolutamente esserlo, inane. E questa presunta inadeguatezza gli attirava gli strali della satira. Giorgio Forattini lo disegnava con solo la barba e i capelli, senza i tratti del volto, per rimarcarne l’assenza di personalità.
Antonio Amurri e Dino Verde, scrittori, umoristi, sceneggiatori, autori di memorabili trasmissioni televisive e di ancor più celebri canzoni, lo avevano in uggia. In un loro libricino, “News”, compilato sotto forma di notizie del telegiornale tra l’83 e l’84, quando il Nostro sedeva alla scrivania di Quintino Sella e la situazione dei conti pubblici faceva paura, gli dedicarono un buon numero di sferzanti celie. Eccone alcune.
“Roma. Il ministro Goria ha dichiarato che il recente aumento della benzina a 1300 lire il litro si è reso necessario per colmare un buco di duemila miliardi. Tuttavia, ha proseguito il ministro, dovremo ora colmare un altro buco, questa volta di novemila miliardi. Si attendono perciò nuove imprese della banda del buco”.
“Per la rubrica dalla parte del consumatore, telefoniamo adesso al ministero del Tesoro. Pronto? Il ministero del Tesoro? Vorrei parlare con un vero esperto di economia. Chi parla? Goria? Scusi, ho sbagliato”.
“Economia. Il ministro Goria ha allo studio un progetto per abolire la tassa di successione. Goria ha specificato che, se verrà abolita la tassa di successione, essa verrà sostituita da una successione di tasse”.
“Secondo alcuni osservatori stranieri, l’economia italiana è a due passi dal baratro. In risposta, il ministro Goria ha affermato che presto l’economia italiana farà moltissimi passi in avanti. Ma come, se fa più di due passi avanti cade nel baratro che è a due passi! Appunto. Goria ha sempre ragione”.
“Economia. Alla Cee, gli aiuti economici richiesti dal nostro paese, aiuti di cui il ministro Goria si era dichiarato certissimo, non sono stati concessi. Goria è stato accusato di millantato debito”.
Pur di prenderlo in giro, Amurri e Verde lo infilavano dappertutto, anche nella ricetta dello stufato all’italiana: “Prendete 2 etti di lombo di Longo, e aggiungete un uovo di Colombo, Emilio o Vittorino, a piacere. Affettate un po’ di pancetta di Spadolini e spremeteci il succo di mezzo Zanone. Fate consumare a parte un discorso di Marco Pannella o, a scelta, un’intervista di Cicciomessere, aggiungendo molto sale sennò è insipida. Fate riscaldare il tutto a bagno-Goria per la durata di una legislatura, e cioè poco, e servite caldo con contorno di insalaTina Anselmi”.
Espressioni di quello sprezzante qualunquismo che va da Guglielmo Giannini al Borghese, poi sublimato da Beppe Grillo con il trionfo dell’antipolitica. Difficile restituire l’onore a chi è stato messo per tanto tempo alla berlina. Eppure, nella prima repubblica, quantomeno, i nasometri funzionavano.
Marco Cianca