In principio fu il rave. Quando il neonato governo Meloni decise di vietarli, abbiamo riso tutti. Ma dai, ora il problema dell’Italia sono i rave? Ma era, appunto, solo l’inizio. Poi è arrivata la circolare che vietava l’uso dell’inglese nella comunicazione pubblica. Anche lì grandi risate: ma dai, ma cosa, dovremo tornare agli usi del Ventennio, quando era reato il lessico della perfida Albione?
Ma c’era poco da ridere. La verità è che se esiste per qualcuno un mondo al contrario, vedi successo editoriale dello scorso autunno, esiste purtroppo anche e soprattutto un mondo all’indietro: ed è questo il film in bianco e nero che il governo Meloni proietta sugli schermi del cinema Italia. Ogni settimana una puntata nuova, ma la trama è sempre la stessa: al bando tutto ciò che è moderno, e dunque spinta irrefrenabile verso un nostalgico ritorno al passato, da qualunque punto di vista. I messaggi che arrivano dall’esecutivo sono da piccola provincia anni 50 nel migliore dei casi, quando non apocalittici e terrorizzanti.
L’ultimo esempio è quello della legge 194 sull’aborto, dove il governo segna un passo indietro di decenni, imponendo alle donne che intendono interrompere la gravidanza la “consulenza” dei volontari pro vita: il che suona un po’ come chiedere a un astemio proibizionista di consigliarci che vino ordinare. (Non mi dilungo sul tema aborto, ne ho scritto ampiamente nel mio blog qui sul Diario del Lavoro, per chi è interessato). Le donne, ma anche i giovani, sono oggetto di sospetto da parte di questa maggioranza di destra: come rileva Mattia Feltri sulla Stampa, si è addirittura messa al lavoro una commissione parlamentare per valutare, si direbbe, il livello di tendenze devianti dei ragazzi italiani. La commissione per l’infanzia e l’adolescenza, da novembre scorso, sta infatti indagando sul ‘’degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori’’. Iniziativa forse lodevole, chissà, ma che sa tanto di bacchettonismo di ritorno.
Ma anche in materie economiche si intravvede la nostalgia della destra per il tranquillizzante Salotto di nonna Speranza. Lo si vede nel divieto preventivo a sperimentazioni come sulla cosiddetta carne artificiale, ma anche, più banalmente, nel divieto verso il vino dealcolizzato, che pure sta diventando un business mondiale da cui le imprese italiane non vorrebbero restare escluse. Ma il ministro Lollobrigida è inflessibile: se non c’è l’alcol, di vino non se ne parli proprio. Stessa diffidenza verso le forme di lavoro più avanzate, come lo smart working, che, finita l’emergenza pandemia, è stato cassato senza battere ciglio, mentre avrebbe potuto essere una grande occasione per regolamentare diversamente, in modo innovativo, il sistema del lavoro e della produzione. Sospetto anche verso le settimane corte, considerate un capriccio di certa sinistra, magari trascurando che sono proprio alcune tra le più brillanti imprese italiane, in primo luogo Luxottica e Intesa San Paolo, ad averne intravisto le interessanti possibilità di applicazione. E che dire del ‘’Niet’’ del ministro Urso a Stellantis, rea di voler chiamare Alfa Milano la nuova vettura prodotta in Polonia? Vietato anche quello, in nome della difesa dell’italian sounding. E dunque si chiamerà Alfa Junior, nome peraltro abbastanza brutto, tanto da chiedersi per quale motivo Stellantis abbia accettato il ridicolo diktat, ma tant’è.
Ma non è che la destra proponga solo scemenze, al contrario: quando sostiene la necessità di tornare alla disciplina nelle aule scolastiche, dopo troppi episodi di bullismo anche contro gli stessi insegnanti, non ha torto; solo che poi la soluzione è sbagliata, perché è soprattutto solo punitiva, con il 6 in condotta, le bocciature, eccetera. E ancora: quando si propone di imporre un tetto massimo di ragazzi o bambini immigrati nelle classi, non è del tutto sbagliato: lo sosteneva anni addietro anche la sinistra, che tuttavia lo intendeva per evitare che si creassero classi ghetto riservate agli stranieri. La destra invece vuole limitare gli stranieri per non ‘’inquinare’’ la ‘’nostra cultura’’, e per evitare, parole del ministro Valditara, ‘’la disgregazione e il caos’’ tipiche delle società create sul “melting pot’’. E questa sì è una scemenza, essendo appunto il melting pot (consiglio di leggerne la definizione esatta sulla Treccani) alla base di quella che viene comunemente definita la più grande democrazia del mondo, cioè gli Stati Uniti d’America.
E ancora, per restare nel settore scuola: è fuori dal mondo tutta la bagarre sull’istituto di Pioltello che, avendo un’alta percentuale di ragazzi musulmani, ha deciso di dare un giorno supplementare di vacanza per la fine del ramadan, ottenendo da destra una reazione tanto isterica quanto risibile: ‘’le scuole islamiche non chiudono per Natale e Pasqua’’. Vero, ma quanti ragazzini cattolici ci saranno mai nelle scuole islamiche? E forse che le scuole italiane non chiudono per la settimana bianca, a prescindere dal fatto che certamente non tutti gli allievi partiranno con gli sci in spalla?
E ancora. Quando la destra parla della crisi demografica, e della necessità di incentivare le donne italiane a riprodursi, parla di un tema che tutto il mondo occidentale sta cercando di affrontare: solo che alcuni paesi lo fanno seriamente, mentre da noi si è scelto di parlarne con toni accusatori (verso le donne, ovviamente) e/o apocalittici, ventilando, per soprammercato, la famosa sostituzione etnica. Invece si dovrebbe prendere coscienza di due fatti: il primo è che i figli si fanno se si vogliono fare, e si vogliono fare, in genere, se si vive in un clima sereno e privo di eccessive preoccupazioni per il futuro; altrimenti si preferisce viaggiare, diciamo così, con bagaglio leggerissimo, e prendersi cura al massimo di un gatto. Ma un governo che un giorno si e l’altro pure minaccia apocalissi, non è il massimo per creare il clima adatto a mettere al mondo creature.
Il secondo fatto è che anche sull’immigrazione occorre capire che alcune cose prescindono dalla volontà dei governi: questo occidente, vecchio e ricco, è il luogo dove un mondo di persone giovani e povere vogliono arrivare. Giusto o sbagliato, così stanno le cose. Uno scoglio non può arginare il mare, e un governo, anche se fermamente e orgogliosamente di destra, non può fermare l’immigrazione. Continuare a negarlo non serve a nulla, meglio sarebbe affrontare il problema seriamente. Gli esempi non mancano, e senza riandare alla Germania del 2015, che si prese in un sol colpo un milione di siriani, oggi tutti perfettamente integrati e utili al paese che li ha accolti, basterebbe guardare all’esperienza della Confindustria Alto Adriatico, che affamata di immigrati per aziende del territorio ha deciso di andarseli a prendere all’origine: aprendo in Ghana una scuola di formazione per centinaia di giovani che poi verranno assunti dalle imprese italiane. Mentre il tanto decantato Piano Mattei del governo Meloni si è risolto per ora in una serie di inutili, e costosissimi, viaggi della premier in Tunisia.
E a proposito di Giorgia Meloni: tutta la sua biografia, politica e personale, parla di una giovane donna tosta, autonoma, brillante, che ha fatto carriera senza padrini ne padroni, che ha fatto una figlia senza essere sposata, che ha mollato il suo compagno inadeguato via social, che ha sempre parlato della sua famiglia di origine, alquanto disfunzionale, con affetto e senza alcun imbarazzo. E dunque, come faccia una donna così a sopportare i tristi parrucconi di cui si è circondata, questo è davvero un grande mistero.
Nunzia Penelope