C’è, ma va tenuto nascosto. Il Covid serpeggia, attacca, infetta. L’ennesima variante si sta diffondendo a macchia d’olio senza che se ne parli. Certo, la KP.3 appare meno pericolosa, con sintomi più leggeri, ma sembra che sia molto contagiosa e in ogni caso per i soggetti fragili, malati, anziani, può avere delle pericolose complicazioni.
È come una banale influenza, minimizzano le autorità sanitarie. Andrebbe intanto chiarito che nessuna influenza è banale e se trascurata può avere perniciosi effetti. E poi l’influenza è in qualche modo conclamata, evidente, innegabile. Il coronavirus è più subdolo. Approfitta delle persone asintomatiche, del tutto ignare della sua presenza, per farsi trasportare in giro, ad infettare.
Il governo ha abolito ogni forma di controllo e di restrizioni. Dal 30 giugno non c’è più l’obbligo di mascherina nemmeno negli ospedali. Un “tana libera tutti”, un morbo annullato per decreto.
D’altro canto, quando un esponente dell’attuale maggioranza propone di abolire l’obbligatorietà dei vaccini per l’infanzia, il messaggio che passa nell’opinione pubblica può essere devastante. La misura, oltretutto, non è stata accolta solo perché non attinente al provvedimento di legge del quale avrebbe dovuto essere un emendamento. Un’eccezione di pura forma, dunque, senza che nessun collega del proponente abbia avuto la coscienza e il coraggio di affermare che si tratta di una pericolosa corbelleria. Tant’è che lo stesso autore di questa castroneria antiscientifica annuncia di volerci riprovare in un altro contesto. Non è escluso che alla fine riesca nel suo intento.
L’attuale esecutivo ha tratto il proprio successo elettorale, in buona misura, dal voto di negazionisti. Tutti quelli che durante la pandemia gridavano contro le misure di contenimento ritenendole liberticide e accusavano il presidente del consiglio Giuseppe Conte e il ministro della salute Roberto Speranza di essere dei novelli Joseph Stalin. Le immagini delle bare trasportate con i camion militari sono state presto dimenticate. Resta un terribile dubbio: se le leve del potere fossero già state allora nelle mani di chi comanda adesso, che sarebbe accaduto? Non osiamo pensarlo.
I morti furono comunque tanti ma tante sono state anche le vite salvate grazie alla quarantena, all’uso delle mascherine, ai tamponi, alle autocertificazioni, ai controlli delle forze dell’ordine. Non possiamo dimenticare che durante il picco peggiore stava prendendo piede l’indicazione di selezionare le persone da curare per prime non sulla base della gravità del caso ma su quella dell’età e delle condizioni generali. Chi aveva minori possibilità di guarigione doveva essere messo da parte, in coda. Tu sì, tu no. A quello eravamo giunti. Un inferno dal quale siamo riusciti a fuggire proprio grazie alle misure di contenzione e, soprattutto, ai vaccini.
Ora, tutto questo viene rimosso. Il nuovo covid è un latitante, i casi si moltiplicano ma se ne viene a conoscenza solo nei passaparola tra amici, conoscenti, vicini di casa. Una sorta di clandestinità della malattia. Chi ne parla troppo forte è un nemico della patria. Eppure, sono gli stessi medici di base a lanciare l’allarme e a chiedere che venga ripristinato, quantomeno nei luoghi più sensibili, l’uso della mascherina e ad invocare la ripresa di una campagna vaccinale massiccia, anche in vista dell’incognita autunnale.
I virologi ammoniscono ma non hanno più l’onore e l’onere dei riflettori. Vengono considerati una sorta di profeti di sventura intenti a disturbare il manovratore, anzi la manovratrice. Menagrami, jettatori. Eppure, alcuni di loro, come Ilaria Capua, mettono in guardia dalla possibilità che possa arrivare una nuova botta. Se così fosse, quanto sarà difficile affrontarla con un servizio sanitario pubblico sempre più svuotato e impoverito in nome delle cliniche private? E l’autonomia differenziata porterà a diversi livelli di cura e di prevenzione? Il coronavirus calabrese sarà trattato in maniera differente da quello veneto?
In ogni caso, i pronto soccorso sono già intasati di loro, in un caos ordinario, vere e proprie bolge dantesche. Non si è investito nemmeno, era uno dei buoni propositi presto dimenticati, sui medici di famiglia, considerati dei passacarte, impegnati più in compiti burocratici che terapeutici. Ma forse l’indicazione diretta del premier cambierà tutto e “l’eletta “potrà curare anche la scrofola con la semplice imposizione delle mani, come i re taumaturghi.
Sui giornali, il tema nel nuovo allarme non trova spazio, eccetto qualche pezzetto qua e là nelle sezioni specializzate. Men che mai in televisione. Le veline di Palazzo Chigi questo argomento non lo contemplano.
L’informazione procede a senso unico, specchio di se stessa, in una sarabanda autoreferenziale e propagandistica. Eppure, basterebbe qualche approfondimento, qualche invito alla cautela e alla prudenza, qualche notizia in più per evitare letali broncopolmoniti. C’è chi ha provato a stilare un primo elenco di decessi, ma sono numeri che non trovano conferme o supporti ma nemmeno smentite da parte di chi dovrebbe vigilare sulla salute pubblica.
“Avevo subodorato l’atmosfera di viltà, di compromesso o di prudenti silenzi da una parte, di rudi abusi di forza, di una smania di arrivismo, di quella piatta demagogia accostata alle realtà dell’arbitrario dall’altro, che è, o finisce per essere, l’aria irrespirabile di tutte le dittature”, scrisse Marguerite Yourcenar dopo un viaggio in Italia durante l’avvento del fascismo.
Sì, l’aria è di nuovo mefitica.
Marco Cianca