Iva Zanicchi ha 82 anni. In una simpatica intervista al Corriere della Sera, si è vantata di fare ancora l’amore perché così non invecchia mai. Convinta di avere conservato delle belle gambe, aveva pensato di andare a Sanremo in minigonna ma poi la figlia, bontà sua, è riuscita a dissuaderla. Ha comunque promesso, durante un programma mattutino della Rai, che, se vincesse il festival per la quarta volta, si presenterebbe da Mara Venier in costume da bagno.
In un’altra chiacchierata, più seriosa, con LaVerità annuncia di voler cantare per le persone, due milioni, calcola lei, non si sa come, “che ruotano intorno alla musica e oggi sono ridotte alla fame vera: “Hanno cambiato mestiere. C’è chi prima suonava in orchestrine nei locali e oggi pulisce le strade”. È stata eurodeputata di Forza Italia e sale sul palco dopo quella che definisce “la pantomima” sulla rielezione di Sergio Mattarella. Politica e superstizione; nel reggiseno, prima di ogni esibizione, mette un sacchettino di sale.
L’hanno soprannominata l’aquila di Ligonchio, come Milva è stata la pantera di Goro e Mina la tigre di Cremona, in questo strano connubio tra luogo d’origine e similarità animalesca. Aveva spento da pochi giorni l’undicesima candelina quando Nunzio Filogamo, alle 22 in punto del 29 gennaio 1951, in diretta radiofonica, con il suo “Miei cari amici vicini e lontani…” dichiarava aperto il primo festival della canzone italiana davanti ad un pubblico per la verità scarso. Il biglietto costava 500 lire, non poco, e la sera successiva, per riempire tutti i posti intorno ai tavoli allestiti nel salone del casinò municipale, dove allora si teneva l’innovativo spettacolo, gli organizzatori dovettero ricorrere ad una sorta di figuranti. Al termine delle tre serate vinse, come è stranoto, Nilla Pizzi con “Grazie dei fiori”. Il Corriere della Sera dedicò alla kermesse un semplice trafiletto.
Il resto è storia. Storia della musica, del costume, della cultura. Storia d’Italia. “La grande evasione”, fu un libro di Gianni Borgna, il primo ad aver tentato una lettura sociologica complessiva, e rivalutativa, di questo immarcescibile fenomeno, sopravvissuto alle polemiche, alle contestazioni, agli scandali. Specchio del Paese, delle speranze, delle illusioni, del dolore. Nel 1967 Luigi Tenco si suicidò in una camera d’albergo, dopo l’eliminazione. Ciao, amore, ciao.
Ci sono passati tutti, compreso Beppe Grillo, il quale, nel 1989, si appuntò sul petto una querela per aver rivelato quanto avrebbe pagato di penale se avesse detto che “i socialisti rubano”. I primi vagiti dei Cinquestelle. Ora il comico che avrebbe voluto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno è in piena crisi, lui e il Movimento. Camera e Senato, con i suoi manipoli di scamiciati, è riuscito in effetti a farli ballare ma poi tutto si ricompone. E torna Sanremo. Siamo ancora nella Prima Repubblica, altro che Seconda o Terza.
Ci sono gli appassionati, i critici, i disgustati. Chi non si perde una puntata, chi le guarda di nascosto vergognandosi di una tale debolezza, chi al solo sentire la sigla di apertura ha un attacco d’orticaria. Iva Zanicchi? Di nuovo? E non è lei l’unica prova ontologica che viviamo in un eterno presente. Ecco Gianni Morandi, per sempre un ragazzo, e Massimo Ranieri, coetaneo del Festival. Stavolta il più giovane in gara è Matteo Romano, con un brano dal titolo quanto mai azzeccato, “Virale”. La pandemia o l’amore? In ogni caso, “va in tendenza e risale”. Ha 19 anni, Gigliola Cinquetti ne aveva 16 quando portò al successo “Non ho l’età”.
Ma in realtà andrebbe riproposto un testo presentato durante il battesimo del 1951, “Al mercato di Pizzighettone”. Si trattava, apprendiamo dal Museo del festival, di una canzone “cadenzata come un valzer, riecheggiante certe giostre di cavalli che facevano ricordare quelle atmosfere tipiche di fiere, mercati rionali e di paese caratterizzate da bambini che correvano da tutte le parti, venditori ambulanti che declamavano le qualità dei loro prodotti e una grandissima confusione”. “Che schiamazzo”, cantavano Achille Togliani e il Duo Fasano, annunciando l’arrivo di Dulcamara con un liquore che tutto guarisce: “Sentirete che magico effetto/ Che dolce diletto provar vi farà/ Cittadini di Pizzighettone/ comprate un flacone e tirate a campà”. Più attuale di così….
Marco Cianca