E adesso che abbiamo il governo Meloni che facciamo? Protestiamo in piazza, organizziamo una grande manifestazione nazionale, magari al Circo Massimo, oppure diamo battaglia in Parlamento, tutte le opposizioni unite pronte a far saltare i nervi alla maggioranza e gran parte dei suoi provvedimenti di legge? O magari entrambe le cose? Oppure, invece, restiamo a guardare che questi nuovi governanti si facciano male da soli, si dividano, si spacchino? E magari a un certo punto da maggioranza diventino minoranza? Perché se così fosse per il nostro centrosinistra sarebbe perfetto, si creerebbe la situazione giusta per poter proporsi come quelli pronti a prendersi sulle spalle il Paese, magari con un nuovo Draghi come premier e ovviamente senza aver vinto le elezioni (d’altra parte va avanti così da circa dieci anni).
Difficile dire oggi quale sarà l’atteggiamento dell’opposizione, per ora possiamo solo registrare una disunità (chiamiamola così per essere generosi) e una non volontà di mettersi insieme, anche marciando divisi per colpire uniti. L’impressione è che marcino divisi per non colpire affatto, ma che ognuno aspetti le mosse del governo per poi posizionarsi (terribile termine politichese) come più gli conviene. In particolare il piccolo centro di Renzi e Calenda, che non vede l‘ora di scendere a patti con i nuovi governanti in cambio di seggiole e poltrone, anzi di meno: in cambio di ottenere lo status di interlocutori, coloro con i quali bisogna parlare e magari accordarsi su questo o quell’emendamento, in modo che poi i pochi e sparuti parlamentari di questo agglomerato politico-elettorale (chissà quanto durerà) possano tornare nei loro collegi a rivendicare ciò che hanno ottenuto per i loro pochissimi elettori.
Diverso il discorso che riguarda Pd e Cinquestelle, entrambi non possono permettersi di flirtare con Meloni, Salvini e Berlusconi se non vogliono dire addio anche a quei pochi che ancora li hanno votati. Ma non sa mai, le strade della politica sono infinite, e in particolare infinite sono le strade di questo centrosinistra che nessuno sa più cosa sia, che storia abbia, quella identità, quale cultura politica. D’altra parte la situazione economica, energetica e internazionale è così drammatica che un partito serio come il Pd difficilmente si chiamerà fuori dal gioco qualora venisse chiamato a scendere in campo. E pure per il Partito di Conte non sarebbe facile sottrarsi al senso di responsabilità nazionale nel momento in cui venisse caldamente invitato (da Mattarella) a stringersi a coorte.
Ma tutto questo lo vedremo tra qualche settimana, prima bisognerà capire quali ministri nominerà Giorgia Meloni e soprattutto quali politiche metterà in campo. Ovviamente non c’è da farsi molte e neanche poche illusioni, la destra è la destra e quindi fa la destra (basti pensare alla proposta di legge di Maurizio Gasparri contro l’aborto arrivata non appena hanno riaperto le Camere). Sarà dunque uno stillicidio di provvedimenti uno più regressivo dell’altro, in particolare sui diritti civili e sociali, che se approvati ci farebbero tornare indietro di qualche decennio. Diverso forse – ma proprio forse- il discorso sulla politica economica e sui rapporti internazionali: qui forse tante fughe in avanti il nuovo esecutivo non riuscirà a farle, dovrà comunque tenere conto dell’Europa e dei rapporti internazionali. Quindi si può prevedere che saranno più chiacchiere di fatti, ma in politica anche le chiacchiere contano, creano un clima, impongono una discussione, costringono il Paese a occuparsi di questioni che anche se non saranno mai tradotte in pratica sono comunque in grado di spostare l’attenzione generale. E prima o poi, chissà, anche quella chiacchiere giungeranno all’obiettivo. Della serie: ce lo chiedono gli italiani, pensiamo per esempio agli immigrati che si troveranno loro malgrado a sbarcare sulle coste dell’Italia di destra…
Insomma non c’è bisogno di essere profeti per immaginare che sarà un governo pessimo, diciamo che dopo quello di Draghi considerato ottimisticamente quello dei migliori, quello di Meloni sarà il governo dei peggiori. Possiamo solo sperare che l’opposizione sarà all’altezza della situazione, ma viste le premesse non c’è molto da sperare.
Riccardo Barenghi