Il 20 marzo, che le cronache politiche hanno già battezzato come il giorno più nero dei “5 stelle”, ci consegna 3 verità.
La prima è che il movimento non è esente da quella mala pianta che infesta la politica italiana e che è la corruzione e l’interesse privato nella gestione della cosa pubblica. Un fatto già emerso nel recente passato con la rimborsopoli dei deputati penta stellati o con il caso Marra e che ora è stato confermato in modo eclatante con la vicenda legata allo stadio della Roma.
La seconda verità è che la linea politica sulla immigrazione, come dolorosamente confermato ieri dalla senatrice 5 stelle in sentore di eresia Nugnes a otto e mezzo, viene dettata direttamente dalla lega. E in ossequio all’ impostazione leghista di respingimento ad oltranza di ogni tipo di profughi, naufraghi compresi, i senatori cinque stelle, con due sole defezioni, hanno salvato Salvini dal processo e forse, chissà, dalla condanna per sequestro di persona.
Il terzo dato di fatto è che le regole della democrazia interna al movimento sono inesistenti, essendo in esso vigente una condizione assimilabile a quella che Agamben, chiama “lo stato d’eccezione”.
Nei 5 stelle, infatti, è stata concessa al sovrano di turno, oggi Luigi Di Maio, la facoltà di assumere qualunque decisione in virtù del fatto che non vi sono regole che glielo consentano o glielo inibiscano al contempo. Né più ne meno di quanto abbiamo visto in questi anni in Forza Italia.
E così, il pezzo grosso dei 5 stelle in consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito, il mister preferenze che era solito inveire contro i corrotti, è stato espulso come un corpo estraneo, senza che potesse dire una sola parola a sua difesa.
Certo l’espulsione immediata di De Vito rappresenta una novità rispetto alle consuete prudenze con cui i partiti si muovono in circostanze analoghe.
Nessuno avrebbe potuto obiettare qualcosa se il Movimento avesse deciso la sospensione del reprobo , ma una espulsione decisa direttamente dal sovrano, scavalcando l’organismo a questo preposto, il collegio dei probiviri, è il segno di un potere illimitato e in un certo senso dispotico esercitato dal capo politico.
Una condizione degna del Partito sovietico dei tempi di Brežnev e non certo di un movimento che pure fa della democrazia diretta, e quindi della co-decisione, la sua cifra distintiva.
Le intercettazioni telefoniche che inchiodano De Vito mettono in luce un altro aspetto su cui i 5 stelle dovrebbero riflettere.
Per i due compari, sorpresi al telefono, il tempo stava per scadere (intendendo con questo il termine dei due mandati del Consigliere De Vito) e quindi per non uscire a mani vuote dalla politica e ricadere nell’anonimato della vita di tutti i giorni, bisognava approfittarne adesso o mai più.
Anche in questo caso un altro dei tabù dei 5 stelle mostra la sua inapplicabilità. La politica è un impegno talmente gravoso e pervasivo da rendere quasi impossibile considerare questa attività come una semplice parentesi che si apre e si chiude. Come un genere alimentare con tanto di data di scadenza. Forse la politica è qualcosa di più.
Il Movimento 5 stelle è in profonda crisi. Privo di identità è ormai alle dirette dipendenze di Salvini e questo non è un bene per loro e per l’intero sistema politico.
Il Movimento si era affermato durante quella sorta di commissariamento della politica rappresentato dal Governo Monti e aveva conquistato una posizione egemonica sulla spinta delle delusione delle politiche del governo Renzi, raccogliendo in larga parte il popolo dei delusi di sinistra.
Oggi le cose sono cambiate: l’egemonia culturale e politica è saldamente nelle mani della lega e il Movimento è in uno stato di afasia, incapace di uscire da parole d’ordine ormai usurate e precocemente invecchiate
Una crisi che potrebbe implodere se le elezioni prossime venture della Basilicata e delle Europee confermassero quello che i sondaggi quotidianamente riportano.
Una parabola discendente e repentina, a cui del resto i tempi moderni ci hanno abituato, e che tuttavia può rappresentare una opportunità per la sinistra che quel movimento ha contribuito ad alimentare con i propri transfughi
Tutto questo però a una condizione: riconoscere gli errori passati ricominciando a dare valore al lavoro , alla sofferenza umana e alle disuguaglianze in termini di capitale culturale, sociale e materiale drammaticamente cresciute e alimentate in parte dalla stessa sinistra.
Questi sono i temi per rilanciare la sinistra e uscire dalle barbarie del presente.
Un compito non facile ma nemmeno impossibile per la cui realizzazione serve umiltà, chiarezza di idee e spirito unitario.
Roberto Polillo