La spaccatura tra Cgil, Cisl e Uil, causata dallo sciopero generale separato di dicembre, cinque mesi dopo non solo non si è sanata, ma si è allargata ulteriormente. E per di più si è anche plasticamente esibita sotto gli occhi di tutti (compresi quelli del premier Mario Draghi), a causa degli sgarbi, diciamo così, che le tre sigle sindacali si sono reciprocamente inflitte nell’ambito del congresso Cisl. Ma andiamo con ordine.
Al congresso cislino, in corso alla Fiera di Roma, per la mattina di giovedì erano previsti gli interventi dei due leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri. Non due interventi distinti, (come è per lo più tradizione nei congressi, dove i leader delle altre organizzazioni portano il loro saluto dalla tribuna e commentano la relazione di apertura del leader ospite), ma tutti e due assieme, e per di più “confinati” in una tavola rotonda in apertura dei lavori (orario non ideale per avere un’attenta platea), dedicata a un tema abbastanza vago (Europa e Pnrr) e che avrebbe preceduto il vero intervento clou della giornata, quello di Mario Draghi. Scelte più che legittime degli organizzatori del congresso, per carità. Ma il messaggio che ne deriva è abbastanza chiaro: non siete ospiti particolarmente graditi, vi mettiamo nel tavolo d’angolo.
Ed è probabilmente così che lo hanno inteso Landini e Bombardieri, tanto che mercoledì sera hanno fatto sapere a Via Po che non sarebbero stati presenti alla tavola rotonda, entrambi per i classici ”motivi personali”. Ed entrambi hanno inviato al congresso, come sostituti, non due segretari confederali, cioè esponenti politici, ma due funzionari: nello specifico, i responsabili esteri di Cgil e Uil.
Interpellate, tutte e tre le confederazioni, almeno ufficialmente, minimizzano. La Cisl spiega che non è la prima volta che si decide di far parlare i segretari delle altre organizzazioni in tavole rotonde e non dalla tribuna; Cgil e Uil, a loro volta, giurano sulla concretezza degli ”impegni personali” dei rispettivi leader. Ma lo strappo è evidente, tanto che lo stesso Draghi, nel suo intervento, non ha mancato di sottolineare l’assenza di Landini e Bombardieri.
Ma se a un occhio disattento tutto questo può sembrare solo uno screzio tra primedonne, la sostanza è diversa. Tra le confederazioni, come si diceva all’inizio, le ferite di dicembre non si sono sanate. È vero, è stato fatto il Primo Maggio assieme, ma non conta: è festa unificante per definizione. Quello che conta è che su tutto il resto le distanze sono sempre più ampie, e lo ha dimostrato la relazione di apertura di Luigi Sbarra.
Il segretario ha ribadito, uno dopo l’altro, tutti i punti che la confederazione cattolica ritiene irrinunciabili: un sindacato ”responsabile”, da contrapporre al sindacato ”rivendicativo”; un sindacato che vuole il patto sociale, che la Cgil invece avversa; che dà un giudizio positivo del Governo, criticato dalle altre due sigle.
Probabilmente, proprio la relazione del leader Cisl, che Landini e Bombardieri mercoledì pomeriggio hanno seguito dalla platea della Fiera di Roma, ha avuto il suo peso nel decidere di dare forfait.
Ma c’è da dire che non ha aiutato a ricomporre il dialogo nemmeno la nuova iniziativa solitaria della Cgil, quella manifestazione per la pace, contro la guerra (ma anche contro, o per, molto altro) convocata per il 18 giugno a piazza del Popolo a Roma e annunciata proprio alla vigilia del congresso Cisl. A Via Po l’hanno considerata l’ennesima prova che la Cgil, ormai, va per conto suo.
Nunzia Penelope