La mancanza di una coerente strategia nella gestione della pandemia da parte del governo, il cui destino si deciderà nelle prossime 48 ore, è sempre più evidente
Nella stessa giornata in cui si riaprono le scuole superiori in presenza per il 50-75% degli studenti (640.000 in totale) e il Comitato tecnico scientifico minaccia denunce per gli enti locali che non adotteranno la misura, il consulente del Ministro della Salute Valter Ricciardi contesta il modello dell’Italia a colori e prospetta un lockdown duro ed erga omnes di almeno tre settimane per raffreddare la circolazione del virus
Due visioni diametralmente opposte che non possono essere considerate una variazione sul tema ma una modulazione a una tonalità talmente lontana che l’armonia classica non esiterebbe a segnare con la matita rossa per la sua dissonante incoerenza.
Un ulteriore problema riguarda il fatto che per proporre la chiusura del paese è indispensabile avere una strategia su cosa fare una volta che l’epidemia sia stata raffreddata; e questo per non ricadere nei già visti ritorni di fiamma soprattutto ora in corso di vaccinazioni perché, come spigato da autorevoli virologi, la circolazione sostenuta del virus favorisce l’insorgenza di ceppi mutati provvisti di una diversa costituzione antigenica che potrebbero non essere neutralizzati dagli anticorpi prodotti dai vaccini attualmente disponibili.
Il governo non ha mai elaborato un piano di tracciamento degno di questo nome; un piano che invece, stante il fallimento dell’app Immuni, avrebbe dovuto essere una priorità assoluta. Ricordo infatti che senza il tracciamento non è possibile isolare i portatori sani del virus che rappresentano la maggioranza dei soggetti infettati e che trasmettono l’infezione in maniera per così dire “invisibile”. Ne consegue che senza l’adozione di tali misure non è possibile azzerare il contagio come ampiamente dimostrato da quanto già visto con la seconda ondata
Il prof. Luca Ricolfi nel suo ultimo libro “La notte delle ninfee” (pg 61-70) dimostra come analizzando 24 paesi, tolta l’Italia, quelli che non hanno avuto una seconda ondata sono stati ben 10; 1 ne ha avuto una molto modesta; 8 ne hanno avuto una di altezza media; 4 ne hanno avuto una comparabile alla nostra e solo il Belgio è andato peggio di noi.
Un risultato che per i paesi virtuosi è stato possibile perché sono riusciti a far rispettare dai propri cittadini le diverse misure adottate per il contenimento della pandemia: Controllo frontiere, confinamento, regole di interazione e sorveglianza attiva.
Per quanto riguarda l’ultimo punto della sorveglianza attiva (tamponi, ricerca dei contatti, tracciamento elettronico, misure di isolamento dei positivi, residenza e assistenza domiciliare) particolarmente carente è stato l’intervento del nostro governo che non è stato in grado di implementare nessuna delle misure possibili a partire dall’effettuazione (indispensabili) di un numero sufficiente di tamponi.
Per il tracciamento, in particolare, non si capisce per quale motivo il governo non abbia mobilitato medici e personale sanitario in pensione o liberi professionisti che, come visto con il bando per i vaccinatori, hanno risposto in numero straordinario (si parla di oltre 18.000 professionisti)
E’ del tutto evidente infatti che gli asfittici servizi di prevenzione, su cui per anni si è abbattuta la scure dei tagli lineari non sono in condizione di eseguire un efficace tracciamento senza adeguati supporti; supporti che paradossalmente potrebbero essere disponibili da subito e che il governo non ha ritenuto finora importante utilizzare
La conduzione del ministero della salute non sembra dunque adeguata alla difficoltà del momento; anche in considerazione da quanto spiegato ieri da Sabino Cassese sul Corriere della sera commentando l’ordinanza della Corte Costituzionale del 14 gennaio che, sospendendo l’efficacia di una legge della Val D’Aosta, ha anche stabilito che “la pandemia in corso ha richiesto e richiede interventi rientranti nella materia della profilassi internazionale di competenza esclusiva dello Stato ai sensi dell’art. 117, secondo comma , lettera q, Cost”. Per non citare ovviamente la vigente legge 833 del 1978 che detta identici principi
La responsabilità gestionale dell’epidemia era dunque di competenza esclusiva dello Stato e quindi la mancanza di un’adeguata strategia che ci hanno fatto assurgere al primo posto per il numero di decessi per numero di abitanti è un elemento di giudizio che non può essere rimosso
La vita del governo è dunque appeso a una filo ma la sua caduta non può essere attribuita esclusivamente all’irresponsabilità di Matteo Renzi, che pure c’è stata.
Se il governo cade è perché non è stato in grado di tutelare la salute dei cittadini, mettendo in campo una strategia di contenimento del danno efficace, e perché, purtroppo, non possiede una strategia per il futuro. Questo è il vero punto politico e fingere che tutto dipenda dall’irrefrenabile giovanilismo di Renzi che non si trattiene a sufficienza, come sostenuto da Pierluigi Bersani, è una banalizzazione di cui possiamo fare tranquillamente a meno.
Se questa è l’elaborazione del lutto da parte dell’esecutivo morente, siamo veramente lontani dal potere guardare il futuro con un minimo si serenità.
Roberto Polillo