Vorrei soffermarmi su un dettaglio del disegno di legge Sicurezza che proprio un dettaglio non è. L’art. 23 del disegno di legge Salvini contiene “Disposizioni in materia di blocco stradale”. Poche righe inserite nel Titolo II: “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica e di prevenzione al terrorismo”. Cosa c’entra il blocco stradale con il terrorismo? Sarebbe opportuno chiederselo, anzi, chiederlo al ministro Salvini. Sembrerebbe, infatti, un articolo buttato lì sperando che qualcuno non si accorga che non ha niente a che vedere con la sicurezza. L’articolo 23 prevede l’inasprimento delle pene e delle sanzioni per chi effettua un blocco stradale. Se in passato, come prevede la legge n.66 del 22 gennaio 1948, si sanzionavano solo coloro che bloccavano le strade ferrate, qualora il disegno di legge passasse anche alla Camera, saranno puniti anche coloro che bloccano le strade ordinarie. Inoltre, il comma 2 dell’articolo 23 prevede l’espulsione dei migranti che saranno condannati per questo specifico reato.
Negli ultimi 10 anni i lavoratori immigrati sono stati reclutati per lavorare non solo nelle campagne del Sud ma soprattutto nel comparto della logistica sviluppato in particolare al Centro-Nord e attorno alle grandi metropoli. Le mansioni svolte dai facchini sono quelle di carico, scarico e smistamento dei pacchi che verranno distribuiti in tutti Italia ad aziende e privati. Questo è un settore che non solo è uno dei più remunerativi ma è anche in espansione e strategico per l’economia italiana. Le aziende del comparto fanno largo uso di cooperative a cui appaltano il lavoro che viene eseguito da migliaia di immigrati. Quando il fenomeno è esploso, gli immigrati occupati nella filiera della logistica non avevano nessun diritto. Venivano pagati la metà di quello che prevedeva il Ccnl, non si effettuavano gli scatti di anzianità, non avevano pause, gli orari di lavoro non venivano rispettati e molti dormivano nei magazzini perché costretti al turno spezzato.
Gli scioperi, le proteste e le vertenze costruite in questo settore hanno consentito a migliaia di lavoratori il riconoscimento dei diritti e delle tutele che il contratto nazionale prevede. Questo è stato possibile anche attraverso forme di sciopero come il blocco stradale. Questa forma di sciopero è stata adottata non perché, come sostiene spesso un certo atteggiamento sindacale, qualcuno ha un carattere più selvaggio di un altro ma perché era l’unico modo perché lo sciopero avesse una sua efficacia. Le aziende durante i primi scioperi chiamavano i cosiddetti crumiri, esistono ancora si, altri lavoratori esterni per svolgere il lavoro degli scioperanti alcuni addirittura reclutati nei centri di accoglienza. Questo sistema, basato sulla disperazione delle persone e sullo sfruttamento della loro condizione svantaggiata, è stato smantellato grazie agli scioperi, alla forza dei lavoratori e alla loro capacità di rivendicare salari dignitosi.
L’articolo 23 del disegno di legge sicurezza è stato scritto per proteggere le aziende della logistica sanzionando questa forma di sciopero che non ha affatto svantaggiato le aziende che raggiungono utili altissimi ogni anno, basta osservare i dati. Gli scioperi sono serviti a pretendere la redistribuzione dei profitti e salari proporzionati al lavoro svolto. La sicurezza di cui parla Salvini sembrerebbe che sia, più che altro, quella garantita a coloro che gli immigrati li vogliono buoni buoni disposti ad accettare bassi salari, ore di lavoro di straordinario non pagato e se è necessario maggiormente disponibili soprattutto a Natale dove gli italiani festeggiano con tanti regali per i parenti. Perché si sa a Natale siamo tutti più buoni o come Salvini, paraculi.
Alessia Pontoriero