Genitorialità e condivisione dei compiti di cura sono tematiche che nella ricorsività dei discorsi che li intrecciano sembrano aver perso di significato non solo nel dibattito pubblico, ma anche nelle pratiche dell’ordinamento legislativo. Nell’affastellarsi di leggi e provvedimenti che si sono succeduti negli anni, vecchio e nuovo si accavallano senza soluzione di continuità facendo perdere di vista il punto essenziale della questione: la genitorialità condivisa migliora la qualità della vita familiare e professionale e promuove l’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro. Ed è proprio da qui, tanto dall’origine quanto dal prodotto della maieutica discorsiva, che si innesta l’urgenza di un aggiornamento delle prospettive. Non si tratta solo di risorse economiche da stanziare o di regolamenti legislativi, ma di diritti sociali che preesistono e sono inalienabili. Il tema della genitorialità e del lavoro di cura non sono più un tabù indicibile, ma leve da valorizzare per una evoluzione sana, dovuta e sostenibile dell’ambiente sociale e lavorativo e che in quanto tali vanno messe al centro delle strategie di benessere pubblico. Certo continua a pesare una visione segregativa dei generi e dei ruoli, seppure con qualche sostanziale miglioramento, e proprio per questo è arrivato l’inderogabile momento di un’analisi condotta alla luce di un mondo del lavoro profondamente mutato e delle esigenze rinnovate della società.
È questo l’obiettivo del volume Il diritto all’equilibrio vita-lavoro (Giapichelli Editore, 321 pagine, 43,70€) di Rosita Zucaro, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, in cui si compie un’attenta analisi del quadro regolatorio dell’equilibrio vita-lavoro evidenziando le incongruenze di un assetto normativo che risente dello stratificarsi delle diverse rationes che oggi chiedono un riassetto organico, come evidenzia Giulio Prosperetti nella prefazione. In questa prospettiva giuridica, il lavoro di Zucaro mette al centro il concetto di welfare come benessere del singolo inteso come piena realizzazione dell’equilibrio tra la sua vita e il lavoro. E nel ricostruire il percorso che lega tutti gli istituti giuridici in materia, all’interno della logica lavoristica riguardo alla componente femminile emerge la centralità della legislazione sociale, «che viene vista in un continuum nella unitarietà della vita della persona, la quale secondo la proiezione costituzionale non dovrebbe essere più contrapposta tra fase lavorativa e l’equilibrato compimento della propria vita privata». Zucaro opera un ribaltamento della tradizionale logica lavoristica – dove la tutela della persona era strutturata in termini derogatori rispetto alle regole dello scambio del rapporto contrattuale – in favore di una lettura critica sistemico-giuridica del quadro regolatorio attraverso la giurisprudenza e la contrattazione collettiva e gli effetti che ne discendono.
L’opera interpretativa di Rosita Zucaro – che muove dall’attuazione dei principi di eguaglianza, libertà e solidarietà nel novero della dignità sociale, quali fondamenta costituzionali del diritto all’equilibrio vita-lavoro e criteri orientativi dell’evoluzione in corso – è volta a evidenziare nell’ordinamento alcune direttrici, nelle quali è possibile incanalare un processo di disancoramento dal tendenziale appiattimento sulla matrice protettiva della conciliazione vita-lavoro, che appare ancora oggi orientare la visione prevalente. «Le fondamenta della conciliazione vita-lavoro – scrive l’autrice – sono pertanto stratificate nella tutela della vulnerabilità di genere, che nel nostro ordinamento sono storicamente improntate su misure fortemente protettive le quali, in alcuni casi, celano una ratio diametralmente opposta ai valori connessi al conciliare vita e lavoro. Questo sbilanciamento si è reso talvolta addirittura “complice” di effetti negativi sul mercato del lavoro, i quali ancora si manifestano contribuendo al perpetrarsi del gap strutturale. Preme sottolineare, peraltro, come questo lungo livellamento solo sul versante femminile, oltre a determinare una visione riduttiva, abbia comportato effetti limitati nel percorso verso il superamento del divario di genere». E se il diritto evolve in relazione alle trasformazioni sociali, la sua nervatura si sedimenta negli anni con incidenze sul processo e in questo equilibrio si pone il ruolo del giurista, che con la propria ricerca può incidere sul mondo esterno e fornire al dibattito scientifico un contributo di stimolo per nuovi spunti di riflessione su un tema cruciale. In questo senso, una lettura costituzionalmente orientata dovrebbe muoversi verso fini di miglioramento sociale, «in luogo a quello che appare sempre più un inseguire il cambiamento sociale». La valorizzazione della matrice emancipatoria, invece, «deve necessariamente passare dalla rimozione degli ostacoli economici e sociali, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana».
Elettra Raffaela Melucci
Titolo: Il diritto all’equilibrio vita-lavoro
Autore: Rosita Zucaro
Editore: Giapichelli – Collana Studi di diritto del lavoro
Anno di pubblicazione: 2024
Pagine: 321 pp.
ISBN: 9791221111033
Prezzo: 43,70€