“Decidiamo di essere felici senza chiederci il perché”. Il disegnatore argentino Joacquin Lavado, in arte Quino, fece pronunciare questa battuta a Mafalda, la creatura da lui creata, molti anni fa. Ma l’arguta bambina, rotondetta e dalla riccia chioma imperiosa, aveva doti profetiche. E così le sue frasi sfondano il muro del tempo e arrivano ad oggi, nel sessantesimo genetliaco, quando tutto sembra tendere al pessimismo. “Per sorridere si mettono in movimento 16 muscoli, per incazzarsi 65…..Fai economia! SORRIDI”. Un invito al buonumore, un antidoto all’incertezza che ci sommerge.
Dall’Ucraina i venti di guerra soffiano sempre più forti. In Palestina non c’è pace sotto gli ulivi. L’Iran è una pentola a pressione pronta ad esplodere. Il generale statunitense Michael Minihan prevede una resa dei conti con la Cina entro il 2025. L’Africa grida, ascoltata solo dal Papa, la propria sofferenza. Ovunque, le minoranze etniche vengono minacciate e perseguitate. Degli sconvolgimenti climatici non serve parlarne, li viviamo tutti i giorni in prima persona.
L’Italia, tagliata a fettine con il coltello dell’autonomia differenziata, si prospetta come il regno delle diseguaglianze. Le trombe del presidenzialismo fanno vacillare gli equilibri della democrazia rappresentativa. I salari sono bassi e l’inflazione è alta. La scuola stenta, la sanità vacilla.
L’arresto di Matteo Messina Denaro suscita dubbi e misteri. Quanta forza ha ancora la mafia? Alfredo Cospito langue in carcere mentre la rabbia violenta degli anarchici alimenta la durezza dello Stato. D’altro canto, Giorgio Almirante invocava la pena di morte per i terroristi, i suoi eredi sono a Palazzo Chigi e il clima imperante è questo. Il festival di Sanremo interessa più per l’annunciato intervento di Volodymyr Zelensky che per le canzoni in gara.
Tutto sembra in bilico. Ma ecco che torna Mafalda, in occasione del suo compleanno. Doveva fare la pubblicità per una ditta di elettrodomestici e invece è diventata la nostra simpatica coscienza critica. Mordace, saggia, sincera, stimolante, piena di buon senso. “Fermate il mondo….voglio scendere”, sbotta in una celeberrima vignetta. E in un’altra: “Ma perché con tanti mondi più evoluti, io sono dovuta nascere proprio in questo?”. Eppure, come diceva il suo inventore, ama il nostro pianeta, vorrebbe prendersene cura. La ricordiamo mentre lo osserva, preoccupata, pieno di bende e con il termometro per misurare la temperatura. O quando, prima di andare a dormire gli dice premurosa: “Buonanotte, mondo, arrivederci a domattina, ma sta attento, molti irresponsabili restano svegli, sai”. E poi: “Il mondo non sarebbe più bello se le biblioteche fossero più importanti delle banche?”.
L’invasione dei social genera protagonismi a catena, alla ricerca di un’effimera notorietà, anche solo per un secondo. L’illusione di condividere con gli altri esperienze e sentimenti ha il solo scopo di accendere i riflettori su se stessi. “La malattia del secolo è la sindrome da piedistallo”, diagnostica Mafalda. E ironizza: “Molto presto le vecchiette aiuteranno gli adolescenti che chattano ad attraversare la strada”.
Quino è morto nel 2020 ma lei non invecchia. È nata nel 1963 (anche se la vita editoriale comincia dal ’64), compie sessant’ anni ma ne ha sempre sei. La minestra continua a non piacerle e suoi aforismi restano un pressante invito al fattivo buonumore. “Il passato si dimentica, il futuro si sogna, il presente si vive, il week-end si pensa a pulire casa”, sdrammatizza con ironico candore. Sempre combattiva: “Poi un giorno scopri le tue fragilità e diventi invincibile”.
Gabriel Garcia Marquez prescriveva la “Quinoterapia”, ritenendola “la cosa che più assomiglia alla felicità”.
“Allora, perché in questo nuovo anno non iniziamo finalmente la costruzione tante volte rimandata di un mondo migliore, eh? O qualche deficiente ha smarrito i progetti?”.
Tanti auguri, piccolina.
Sì, decidiamo di essere felici senza chiederci il perché.
Marco Cianca