Per ottemperare alla volontà popolare che ha respinto le proposte di modifica costituzionale, tra queste la soppressione del Cnel, è stato necessario avviare le procedure di ripristino della piena funzionalità dello stesso. Lo scorso 11 aprile sulla Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – n.85, è comparso l’invito alle “organizzazioni sindacali di carattere nazionale a designare i nuovi rappresentanti per il prossimo quinquennio”. Mentre il successivo 5 maggio il Consiglio dei Ministri ha nominato Tiziano Treu Presidente del Cnel.
Ci sono state alcune reazioni da parte dei commentatori che vanno dalla indignazione di chi vede l’ennesimo spreco di danaro pubblico, a quelli che invece leggono la nomina di Treu come propedeutica alla chiusura definitiva dell’organo di rilevanza costituzionale. Ai primi andrebbe ricordato che il No al referendum comportava il mantenimento dello status quo e costi relativi; ai secondi, se sanno qualcosa che a noi mortali non è dato sapere, tipo la portata del mandato del Presidente, è meglio che la dicano, anziché auspicarla.
Non ho visto invece, ma forse è una mia distrazione, commenti in senso positivo del tipo: facciamolo funzionare. Va aggiunto che la proposta di autoriforma presentata dai superstiti della (ormai) passata Consiliatura è stata prima incardinata e poi scardinata, nella Commissione Affari Costituzionali del Senato; inoltre in Parlamento sono presenti proposte di legge di modifica costituzionale per l’abolizione dell’articolo 99, quello appunto che istituisce il Cnel.
Dunque acque agitate per il pur navigato Presidente. Come la “barca” del Cnel affronterà queste acque non dipende solo dal “timoniere”, dipenderà molto anche dai “vogatori”. Fuor di metafora significa che le organizzazioni sindacali richiamate in Gazzetta, hanno da giocarsi una partita molto importante e delicata, con evidenti riflessi anche fuori Villa Lubin. Una partita che passa dalla scelta dei propri rappresentanti: nomine che devono rispondere a criteri oggettivi di “qualità” (i nomi non mancano) e di volontà d’impegno. Chi scrive non può, né vuole, rilasciare attestati di qualità, ma di una cosa si può essere certi: il tempo dei premi di fine carriera e quello del parcheggio istituzionale è finito.