Il caso Ilva spacca i sindacati: Fiom e Cgil sono schierate senza se e senza ma sul fronte della protesta, mentre Fim e Cisl mostrano un atteggiamento quanto meno più prudente: Anna Maria Furlan, segretario generale Cisl, chiede infatti “grande senso di responsabilità da tutti i soggetti in campo, compreso il sindacato, senza prevaricazioni e atteggiamenti di intolleranza, per non prestare il fianco alle solite strumentalizzazioni politiche”. Furlan osserva che l’obiettivo comune del sindacato deve essere la salvaguardia della produzione e l’occupazione in tutti gli stabilimenti dell’Ilva, e per questo occorre “ trovare e favorire i nuovi investitori. Ecco perché occorre abbassare i toni e trovare la necessaria convergenza tra istituzioni e sindacato per non rischiare la perdita di ulteriori commesse che minerebbero fortemente la tenuta industriale degli impianti”.
Furlan sottolinea che “il Governo ha un compito molto importante in questa vicenda: deve chiarire le prospettive dell’accordo di programma che e’ oggi l’unica strada percorribile per il rilancio della siderurgia nel nostro paese e la garanzia del mantenimento del lavoro per migliaia di lavoratori. Per questo attendiamo fiduciosi l’incontro dei prossimi giorni al ministero dello Sviluppo che deve servire a fare chiarezza sugli impegni e sul percorso che deve portare in tempi brevi ad un nuovo piano industriale per tutti gli stabilimenti dell’Ilva”.
Diverso l’atteggiamento di Susanna Camusso, che oggi a Genova ha incontrato i dipendenti dell’Ilva in sciopero. “Una rottura sindacale non e’ mai utile – ha commentato Camusso – e alla fine indebolisce e mette in difficoltà. Ma con tutte le attenzioni e l’unità possibile, oggi il punto prioritario sono le risposte che ci chiedono i lavoratori di tutti gli stabilimenti e di Genova in particolare”.
“E’ evidente – ha proseguito Camusso- che se continueranno a non esserci risposte decideremo quali forme di mobilitazione attuare, ma riteniamo importante che il governo capisca che questa discussione bisogna aprirla. Il nostro obiettivo non è la moltiplicazione della mobilitazione ma avere un incontro con governo; e soprattutto, che il governo si assuma l’onere di dare quelle risposte che oggi nel bando di vendita così come è fatto non ci sono”.
A sua volta, il leader della Uil Carmelo Barbagallo assume una posizione mediana che tiene insieme sia le lotte, sia il confronto. Barbagallo invita a “non svendere il patrimonio industriale del paese” e ricorda che “dall`inizio abbiamo chiesto al Governo impegni precisi per il processo di privatizzazione in atto, e continueremo a seguire il percorso avviato, puntando sia sulle iniziative di lotta sia sul confronto, a seconda delle necessità e delle opportunità”. La precedente mobilitazione unitaria e la trattativa, ricorda, ” hanno già fatto registrare risultati apprezzabili. Ora ci sono importanti appuntamenti, a partire dall`incontro con l`esecutivo già fissato per il 4 febbraio, che vanno affrontati anche in vista della scadenza, nel prossimo mese di settembre, dell`accordo di programma. Occorre, dunque, un impegno forte, coerente e unitario su questi fronti per garantire il futuro degli stabilimenti dell`Ilva e di tutti i suoi lavoratori”
Infine, un sostegno ai dipendenti in lotta arriva dal presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti: “La protesta è comprensibile ma non bisogna aumentare la tensione in città perché nessuno guadagnerebbe da questo”. Dunque, ha aggiunto, “occorre che il governo faccia chiarezza su quello che sarà il destino dell’Ilva in tutte le sue parti, da Taranto a Genova, che è parte di una realtà industriale che il governo si è impegnato a salvare”. Toti ha ricordato che il 10 febbraio scade la manifestazione di interesse da parte dei privati per l’acquisto dell’Ilva: “Mi auguro -ha concluso- che le manifestazioni che avranno prevedano un piano industriale serio per rilanciare questo settore strategico per il nostro Paese”.