Cresce nel 2011 la spesa pensionistica mentre calano bruscamente le pensioni liquidate. E’ quanto emerge dal bilancio sociale dell’Inps, approvato dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza (Civ), che evidenzia come la spesa pensionistica complessiva sia salita dai 191,2 miliardi di euro del 2010 a quota 194,4 miliardi (+1,7%) nel 2011 con un aumento di circa 3,2 miliardi. Crollano, invece, del 14,5% le pensioni liquidate lo scorso anno (964.487 trattamenti contro 1,127.501 del 2010): il decremento si presenta in misura del 12,8% nell’ambito previdenziale e del 16,5% in quello assistenziale. In particolare, si osserva una consistente riduzione (-24,5%) delle prestazioni di invalidità civile.
Secondo il bilancio dell’istituto oltre la metà dei pensionati (il 52%pari 7,2 milioni di individui) incassa assegni pensionistici inferiori a 1.000 euro mensili. Di questi, ben il 17,2% riscuote pensioni inferiori ai 500 euro al mese. Il 24% (3,3milioni) si colloca nella fascia tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Il 12,7% riscuote pensioni comprese tra 1.500 e 2.000 euro mensili e il restante 11,2% gode di un reddito pensionistico mensile superiore a 2.000 euro. I titolari di almeno un trattamento pensionistico Inps nel 2011 sono 13.941.802, in maggioranza donne (54%). Circa il 74% (pari a 10,3 milioni di individui) percepisce una sola pensione a carico dell’Istituto, poco più del 21% ne percepisce due, il 5% tre ed oltre.
Il reddito pensionistico medio lordo, risultante dalla somma dei redditi da pensione (sia di natura previdenziale che assistenziale) percepiti nell’anno, erogati sia dall’Inps che da altri enti previdenziali e rilevati dal Casellario centrale dei pensionati gestito dall’Istituto, è di 1.131 euro mensili (per le donne 930 euro medi mensili a fronte di 1.366 euro per gli uomini).
Sotto il profilo dell’età, oltre il 75% dei titolari ha 65 anni e oltre (gli ultra80enni sono il 25%) e il 22% circa si colloca in una fascia compresa tra i 40 e i 64 anni.
Inoltre, quasi la metà dei percettori (6.915.733) si concentra nelle regioni settentrionali, mentre nel Meridione e al Centro risiedono, rispettivamente, il 31% (4.292.312) ed il 19% (2.733.757) del totale con redditi pensionistici medi che oscillano da 920 euro mensili al Sud a 1.238 euro al Nord
Secondo l’ultimo bilancio sociale, approvato prima della fusione con Inpdap ed Enpals, peggiorano i conti dell’Inps. Nel 2011 l’avanzo finanziario è calato a 1,29 miliardi di euro rispetto a 1,66 miliardi di euro del 2010 (-367 milioni).
“La riduzione dell’avanzo complessivo – spiega l’Istituto – è costante dal 2008 in poi, essa è dovuta ad un insieme di fattori tra i quali i maggiori sono stati l’incremento delle prestazioni istituzionali, in particolare l’incremento connesso agli ammortizzatori sociali, e una dinamica modesta dell’incremento dei contributi. È evidente come questi fattori siano stati, nella crisi economica che dal 2008 a oggi caratterizza il nostro paese, uno degli elementi fondamentali di spiegazione della riduzione dell’avanzo di bilancio”.
Se si considera il bilancio economico, il risultato di esercizio risulta negativo per 2,261 miliardi, in aumento rispetto a quello dell’anno precedente. Il disavanzo economico che si ottiene una volta fatti gli accantonamenti ai fondi di riserva si colloca a un valore negativo di 5,057 miliardi (da 4,12 mld del 2010).
Crescono entrate e uscite. Il bilancio, infatti, mostra che, nonostante il periodo difficile che l’economia italiana sta attraversando, dal lato delle entrate nel 2011 si registra un incremento complessivo di 5,316 miliardi pari all’1,9% di crescita, composto da un aumento di 2,746 miliardi delle entrate correnti, 1,246 di entrate in conto capitale e 1,324 miliardi di partite di giro.
Le uscite complessive sono aumentate del 2% (un incremento leggermente superiore a quello delle entrate).
Il bilancio poi evidenzia come nel 2011 continua a calare, per il terzo anno consecutivo, il potere d’acquisto delle famiglie: nel periodo 2008-2011 si è ridotto di 38,6 miliardi circa in termini reali. Complessivamente dal 2008 a oggi la riduzione è stata del 3,8% che sale al 5,2% rispetto al 2007. I redditi delle famiglie, nel 2011, sono calati dello 0,9% in termini reali.
I redditi primari delle famiglie “evidenziano una forte caduta nel 2009, attutita dal reddito disponibile determinatosi a seguito dell’operare delle prestazioni sociali. Il leggero incremento dei redditi primari negli anni successivi non riesce a recuperare la flessione del 2009”, spiega l’Istituto. In ogni caso in termini reali (al netto dell’inflazione) il potere d’acquisto delle famiglie dal 2008 in poi si riduce. Tuttavia l’incremento delle prestazioni sociali Inps “ha consentito di recuperare il 20% della caduta del reddito primario delle famiglie”.
Meno cassa integrazione, più disoccupazione e ricorso alla mobilità. La crisi non allenta la sua morsa e gli effetti sul lavoro continuano a farsi sentire: nel 2011 è diminuito il ricorso alla cig che ha coinvolto in tutto più di 1.400.000 lavoratori, mentre la mobilità ne ha interessati oltre 236.000, la disoccupazione nel suo complesso (agricola, non agricola e a requisiti ridotti) più di 2 milioni. In totale quasi 4 milioni di lavoratori hanno percepito un ammortizzatore nel 2011.
Il 2011 è stato l’anno in cui si è raggiunto anche il minimo storico per nuove domande di pensioni di vecchiaia e anzianità. La brusca frenata delle nuove domande, sostiene l’Inps nel suo bilancio sociale, si è avuta per effetto del blocco seguito all’introduzione della “finestra mobile”. Infatti, fino al 2010, “poteva accedere alla pensione anche una quota di lavoratori che maturavano i requisiti di età e contribuzione nello stesso anno della decorrenza”, spiega l’Inps.
Diversamente, dal primo gennaio 2011, nessun lavoratore ha più avuto la possibilità di accedere alla pensione nello stesso anno di raggiungimento dei requisiti selettivi, dal momento che la “finestra mobile” ha previsto un differimento della decorrenza di dodici mesi o diciotto mesi.
Ancora fortemente presente il lavoro nero. L’Inps nel 2011 ha scovato oltre 45mila lavoratori in nero, per un evasione contributiva complessiva di 981 milioni di euro. I settori più colpiti dal fenomeno del lavoro sommerso sono risultati l’agricoltura e l’edilizia. In particolare, nel settore dell’agricoltura l’azione ispettiva “è stata particolarmente orientata al fenomeno dell’utilizzo di manodopera agricola stagionale, tenendo conto delle principali colture effettuate nei diversi periodi dell’anno. L’attività ispettiva, inoltre, si è concentrata sul fenomeno del caporalato e delle truffe ai danni dell’Istituto realizzate mediante l’instaurazione di fittizi rapporti di lavoro, attività quest’ultima gestita prevalentemente dalle organizzazioni criminali”, spiega l’Inps.
L’azione intrapresa nel 2011 “ha consentito di annullare 66.347 rapporti di lavoro ritenuti ‘fittizi’ nel settore agricolo”. Il totale dei rapporti di lavoro ‘fittizi’ scoperti nel triennio 2009-2011 è pari a 246.271 con conseguente risparmio, per le casse dell’Istituto, di oltre 739 milioni di euro. Nel settore dell’edilizia “le ispezioni sono state finalizzate alla verifica delle condizioni generali di tutela del lavoro, nonché a un oculato monitoraggio della cantieristica esistente che ha consentito un attento esame, oltreché del lavoro irregolare, anche dello stato di attuazione, in tale ambito, della disciplina in materia di salute e sicurezza”.