Si svolgerà il 7 settembre a Torino, con presidio davanti al Lingotto, la giornata di mobilitazione Europea organizzata da IndustriAll European Trade Union – la Federazione Europea dei sindacati dell’Industria che rappresenta più di 7 milioni di lavoratori in Europa del settore industriale e manifatturiero – contro i piani di ristrutturazione del gruppo Iveco, la chiusura di siti e la riduzione di migliaia di posti di lavoro decise unilateralmente dal gruppo FIAT Industrial in Europa.
Si tratta della prima protesta europea sotto il quartier generale della casa automobilistica torinese e saranno presenti delegazioni da tutti i Paesi in cui è presente il gruppo Fiat Industrial: Italia, Francia, Germania, Austria, Polonia, Repubblica Ceca e Spagna.
Il presidio avrà inizio verso le ore 11 e alle 12.30 si terrà la conferenza stampa che spiegherà i motivi della protesta. La fine dell’iniziativa è prevista intorno alle ore 14.
Sarà presente la Fiom Cgil, mentre Fim Cisl e Uilm Uil non parteciperanno alla manifestazione indetta contro il piano di riorganizzazione europeo di Fiat Industrial perché ritengono che “le originarie motivazioni sono venute oggettivamente meno. Il piano di riorganizzazione europeo di Fiat Industrial, che consiste essenzialmente nella concentrazione della produzione sia dei mezzi pesanti, sia dei mezzi speciali, – spiegano Fim e Uilm – comporterà investimenti e assunzioni in Spagna, mentre causerà circa1.000 esuberi in altri paesi europei, di cui 700 concentrati a Ulm in Germania”. Secondo i metalmeccanici di Cisl e Uil, la manifestazione inizialmente “nata per giusti motivi di solidarietà verso i lavoratori dei siti minacciati di chiusura, si è trasformata con una motivazione generica, in particolare per la Fiom, per manifestare la propria ostilità di fondo verso la Fiat, senza nessun obiettivo, preciso e tangibile, da proporre ai lavoratori”. Fim e Uilm, inoltre contestano la scelta di programmare una giornata di azione europea a Torino, “solo dopo che in Italia sono già stati chiusi due stabilimenti (quello di Imola e da ultimo quello di Valle Ufita), così come avvenuto in Spagna, senza che a livello europeo ci siano state azioni di solidarietà”. (FRN)