Dal Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese emerge un quadro a tinte fosche. L’Italia è fiaccata dalla crisi, le famiglie riducono anche le spese alimentari. Il 24,4% degli italiani teme il peggioramento delle proprie condizioni professionali, il 14,3% vede la possibilità di una riduzione del reddito e il 14% addirittura la perdita del posto di lavoro. Da questa situazione critica però emergono dati positivi dell’imprenditoria femminile che rappresenta il 23% del totale. Questa categoria, insieme a quella degli immigrati, sta resistendo alla crisi. I loro punti di forza sono la “capacità di resistenza e adattamento difensivo, ma anche di innovazione, rilancio e cambiamento.” Alla fine del secondo trimestre del 2013, rileva il Censis, le imprese con una donna come titolare erano 1.429.880, concentrate maggiormente nei settori del commercio (28,7%), in agricoltura (16,2%), nei servizi di alloggio e ristorazione (9,2%)”. Secondo il rapporto “sono prevalentemente di piccole dimensioni (quasi il 69% ha meno di un addetto) e di tipo individuale (il 60% del totale). L’incremento più significativo nell’ultimo anno si registra però per le società di capitali: 9.027 unità in più, +4,2%. E la partecipazione delle donne come libere professioniste al mercato del lavoro ha registrato un incremento del 3,7% tra il 2007 e il 2012”.
Anche gli stranieri dimostrano di saper reagire alla crisi, di fronte alle difficoltà di trovare un lavoro dipendente, cresce il numero di chi si assume il rischio di creare nuove imprese. Nel 2012 sono 379.584 gli imprenditori nati all’estero che lavorano in Italia, con una crescita del 16,5% tra il 2009 e il 2012 e del 4,4% nel solo ultimo anno. Tutto questo mentre le imprese gestite da italiani subiscono un calo del 4,4%. La conseguenza è un forte incremento dell’emigrazione italiana, soprattutto per quanto riguarda la categoria degli under 35, nell’ultimo decennio il numero è raddoppiato: dai 50mila del 2002 a 106mila nel 2012 (+28,8% tra il 2011 e il 2012).
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