Joe Biden non ha rispolverato il motto “Morning in America” che fu di Reagan, ma avrebbe potuto: gli Usa dovrebbero crescere, quest’anno, al ritmo mozzafiato del 6 per cento, chiudendo il divario con l’era pre-Covid già questa estate. Cose da Mille e una notte, impensabili nella vecchia Europa e, tanto più, nell’arteriosclerotica Italia? E invece no. Sia pure in uno scenario dichiaratamente ottimistico, un traguardo del 6 per cento non è del tutto fuori portata per l’Italia. Dipende, in buona sostanza, da una sola variabile: i vaccini.
Il generale Figliuolo vuole vaccinare l’80 per cento degli italiani entro settembre, Ursula von der Leyen pone un obiettivo appena più modesto: il 70 per cento degli europei “entro l’estate” (che, per una tedesca, finisce prima di quella del generale Figliuolo): quanto basta per raggiungere l’immunità di gregge e sbaraccare restrizioni, quarantene e lockdown. Con questa tabella di marcia, l’eurozona, calcolano a Bruxelles, crescerebbe, quest’anno, del 3,7 per cento (e l’Italia, secondo l’Ocse, del 4 per cento). Ma che succederebbe se, invece, ci si arrivasse prima, entro giugno? Secondo gli economisti di Bruxelles, il rimbalzo sarebbe molto più vistoso: due punti in più, il controvalore di 500 miliardi di euro di Pil europeo in più. E due punti, per l’Italia, significherebbero uno sviluppo al 6 per cento.
Di questi tempi, con le statistiche impallate da situazioni completamente inedite e dalla precaria raccolta di dati, calcoli e previsioni sono scommesse più del solito. Del resto, immaginare una campagna vaccinale serrata e a tappeto, con il caos nelle Regioni e le forniture di vaccini ballerine, richiedere una fede cieca nel futuro. Attualmente, siamo appena sopra al 12 per cento di vaccinati in Italia. Ma, da qui all’immunità di gregge non ci sono traguardi intermedi su cui puntare? Forse sì. I modelli matematici dicono che, sulla base dei ritmi di vaccinazione attualmente programmati, a fine giugno si potrebbe raggiungere non l’immunità di gregge, ma una situazione epidemica gestibile. La discesa del numero di contagiati sarebbe sufficiente a tagliare il tasso di letalità dall’attuale 1,1 per cento dell’era Covid allo 0,1 per cento che è il normale tasso di decessi stagionali a causa della influenza. Una situazione, cioè, che non ha mai spaventato nessuno, e che consentirebbe di sgombrare i reparti di rianimazione, tornare alla normalità ospedaliera, riaprire, sia pure con cautela, la stagione turistica.
Mettersi, insomma, alle spalle il lockdown. L’esperienza fatta la scorsa estate mostra che il rimbalzo dell’economia italiana può essere assai maggiore di quanto ci si aspetterebbe. Oggi, poi, abbiamo imparato a governare le quarantene, ammorbidendone gli effetti. La prima ondata della scorsa primavera costò all’economia italiana un crollo di oltre il 23 per cento. Quella di questo autunno (con le fabbriche rimaste aperte) solo dell’8 per cento. Quella in corso dovrebbe avere effetti ancora minori, offrendo una piattaforma migliore per la ripartenza.
Per il momento, tuttavia, siamo ancora nella parte discendente della curva dell’economia e ascendente dei contagi. L’Italia è praticamente tutta in zona rossa, Parigi e mezza Francia, quasi tutte le città tedesche sono ferme per Covid, nel tentativo di fermare la terza ondata della pandemia. Gli economisti stimano che ogni mese in più di lockdown sottragga 0,3 punti alla crescita del Pil, anche se più di un ottimista stima che gli impatti economici del lockdown possano essere compensati dall’effetto traino del mega programma di stimolo. Joe Biden riversa, infatti, sull’America una cascata da quasi 2 mila miliardi di dollari che traboccherà inevitabilmente in un aumento delle importazioni che, per l’Europa, potrebbe valere, da solo mezzo punto di sviluppo del Pil in più.
L’esempio di Biden, peraltro, ha fatto sorgere più di un dubbio in Europa. Anche al vertice della Bce c’è chi si chiede se il mega Recovery Fund europeo non sia, in realtà, inadeguato al compito di rilanciare l’economia e non abbia, invece, ragione Biden a sparare tutte le sue cartucce. Il piano della Casa Bianca comporta un aiuto all’economia nella misura del 10 per cento del Pil e colma tutto il divario creato dalla pandemia rispetto alle potenzialità di sviluppo dell’America. Al contrario, sommando stimoli europei e nazionali, in Europa si arriva appena ad uno stimolo equivalente al 7 per cento del Pil e a coprire solo i due terzi delle potenzialità di sviluppo sacrificate all’epidemia. Osare di più? Sarà, accanto ai vaccini, il tema dei prossimi mesi.
Maurizio Ricci