I sindacati del credito chiedono un tetto agli stipendi dei manager. Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca, Ugl Credito, Dicredito, Fabi, e Sinfub, hanno presentato, in una conferenza stampa oggi a Roma, la loro proposta e la lettera che hanno inviato al presidente del Consiglio, Mario Monti, al governatore della Banca di Italia, Ignazio Visco e al presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari. I sindacati chiedono che i salari dei manager non siano superiori ad un rapporto di 1 a 20.
Nella lettera ricordano gli impegni che i lavoratori hanno preso per permettere al sistema di superare l’attuale crisi e chiedono che anche i manager contribuiscano.
Secondo Fisac, Fiba, Uilca e Ugl Credito, vi è un rapporto, messo in luce più volte sia dall’Unione Europea, che da Bankitalia, tra gli stipendi dei manager e politiche bancarie ad alto rischio. I sindacati, ricordando che proprio questo binomio ha causato l’attuale crisi economica e chiedono di mettere un tetto agli stipendi e di legare la parte variabile ad obiettivi a lungo termine. Obiettivi che non devono puntare solamente a ridistribuire dividendi agli azionisti, ma soprattutto a rendere i conti della banca sostenibili e i servizi per i clienti efficienti.
Lo scopo dell’iniziativa va al di la del settore del credito in quanto, dicono, il problema è ancora più accentuato nelle grandi imprese industriali. Nel settore bancario oggi il rapporto tra gli stipendi dei lavoratori e quelli dei manager è di 50 ad 1, ma in altri settori raggiunge 100 ad 1.
Fisac, Fiba, Uilca e Ugl credito, lamentano che, né il governo, né i regolatori, hanno il coraggio di affrontare questo tema. Molti, dicono, anche nelle istituzioni, fanno analisi corrette, ma poi nessuno ha il coraggio di mettere in pratica quello che sostiene nei convegni o nei paper.
Secondo i sindacati, questa proposta rientra a pieno nello spirito del rinnovo del contratto del settore bancario, che i lavoratori stanno valutando in questi giorni. Accordo che mette al centro l’occupazione e che prevede l’istituzione di un fondo finalizzato alla creazione di nuova occupazione giovanile a tempo indeterminato. Per questo, dicono, è necessario che non si faccia pagare una crisi causata, in gran parte da operazioni ad alto rischio che molti manager di banche internazionali e nazionali hanno fatto, ai soli lavoratori.
Luca Fortis