Dopo le lunghe riunioni della giornata e il mancato accordo con la Cgil, il governo ha deciso si andare avanti comunque. Giovedì prossimo verrà scritto un verbale con le posizioni di tutti ed l’esecutivo presenterà in parlamento la riforma.
Sull’articolo 18 il governo ha annunciato la diversificazione delle tutele sui licenziamenti con il reintegro nel posto di lavoro nel caso di licenziamenti discriminatori e il solo indennizzo (fino a 27 mensilità di retribuzione) nei licenziamenti per motivi economici (giustificato motivo oggettivo) considerati dal giudice illegittimi. Nel caso di licenziamento cosiddetto disciplinare (giusta causa o giustificato motivo soggettivo) considerato dal giudice ingiustificato sarà possibile per il magistrato decidere tra il reintegro e l’indennizzo economico con il pagamento al lavoratore ingiustamente licenziato tra le 15 e le 27 mensilità.
Stretta sulla flessibilità in entrata, maggiore flessibilità in uscita e protezione “universale” per i lavoratori che perdono il lavoro su modello europeo: è questa in sintesi la riforma presentata oggi dal Governo alle parti sociali sottolineando che, se aggiustamenti sono possibili fino a giovedì, il confronto è sostanzialmente concluso e sarà il Parlamento “l’interlocutore principale” del Governo.
La riforma prevede poi che contratto a tempo indeterminato sarà “dominante” con il rafforzamento dell’apprendistato per l’ingresso nel mercato del lavoro. Saranno penalizzati i contratti a termine (ad esclusione di quelli stagionali o sostitutivi) con un contributo aggiuntivo dell’1,4% da versare per il finanziamento del nuovo sussidio di disoccupazione (oltre all’1,3% attuale). Per i contratti a termine non saranno possibili proroghe oltre i 36 mesi. Non sarà più possibile l’associazione in partecipazione se non si è familiari. Insieme alla stretta sulle partite Iva e sui co.co.pro questa novità punta a limitare il fenomeno del lavoro sostanzialmente subordinato mascherato da lavoro autonomo.
Inoltre, dopo la laurea o dopo un master si va in azienda, ma non con uno stage gratuito, magari sarà una collaborazione, magari un lavoro a tempo determinato, ma è un lavoro e l’azienda lo deve pagare.
Nella riforma del mercato del lavoro c’è anche la norma contro le dimissioni in bianco, strumento spesso utilizzato a discapito delle lavoratrici.
Sugli ammortizzatori sociali si prevede che il nuovo sistema andrà a regime nel 2017, ma se il nuovo sussidio di disoccupazione (l’Aspi) entrerà in vigore da subito, l’indennità di mobilità (che vale oggi per i licenziamenti collettivi e può durare fino a 48 mesi per gli over 50 del Sud) sarà eliminata definitivamente solo nel 2017. Per il nuovo sistema sono previste risorse aggiuntive per 1,7-1,8 miliardi.
L’assicurazione sociale per l’impiego sarà universale, sostituirà l’attuale indennità di disoccupazione. Durerà 12 mesi (18 per gli over 55) e dovrebbe valere il 75% della retribuzione lorda fino a 1.150 euro, e il 25% per la quota superiore a questa cifra, con un tetto di 1.119 euro lordi per il sussidio. Si riduce dopo i primi sei mesi. Sarà quindi più alta dell’indennità attuale che al suo massimo raggiunge il 60% della retribuzione lorda (e dura 8 mesi, 12 per gli over 50).
Infine, si mantiene per la cassa integrazione ordinaria e la straordinaria con i contributi attuali, ma viene esclusa la causale di chiusura dell’attività (resta possibile solo quando è previsto il rientro in azienda). Previsto anche un fondo di solidarietà per i lavoratori anziani sarà pagato dalle aziende e dovrebbe fornire un sussidio al lavoratori anziani che dovessero perdere il lavoro a pochi anni dalla pensione. Sarà su base assicurativa. E’ stato chiesto dai sindacati per fronteggiare l’eliminazione della mobilità.