I nodi principali del decreto legislativo sulle rinnovabili, approvato dal governo la scorsa settimana (in attuazione di una direttiva comunitaria), riguardano il sistema degli incentivi e la questione legata all’installazione dei pannelli sui terreni agricoli.
Dopo che dal testo è stato cancellato il tetto degli 8.000 megawatt per l’accesso agli incentivi, si è inserita la data del 31 maggio con l’entrata in esercizio per fermare la quota di aiuti. Un taglio ‘retroattivò che incide anche sul precedente provvedimento del conto energia di agosto che offriva la possibilità di accedere agli incentivi fino al 31 dicembre 2013.
La riorganizzazione del sistema rinnovabili è relativa anche all’installazione dei pannelli fotovoltaici sui terreni destinati ad uso agricolo. Sui quali sarà possibile produrre al massimo 1 megawatt di energia e utilizzare per gli impianti di produzione non più del 10% del terreno coltivabile. Cosa che però non vale per i campi abbandonati da almeno 5 anni. Si parla di un taglio retroattivo dei certificati verdi del 22% (prima era del 30%) per gli aiuti destinati all’eolico.
Il provvedimento prevede anche l’intensificazione dei controlli anti-truffa da parte del Gse (Gestore servizi energetici) in qualità di «pubblico ufficiale». Viene offerta la possibilità ai soggetti pubblici, tra cui anche siti e aree militari, di concedere a terzi i tetti degli edifici per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Quanto ai biocarburanti vengono valorizzati quelli prodotti in luoghi vicini a quelli di consumo finale e che tagliano le emissioni di gas nocivi. Infine, entro sei mesi si prevede l’attivazione di un portale informatico da parte del Gse, in collaborazione con l’Enea, per tenere sotto controllo le informazioni su incentivi, benefici, costi e efficienza.