di Renato Polillo
Dopo 4 anni di blocco, la legge di stabilità 2014 ha dato la possibilità di procedere al rinnovo dei contratti della P.A. a costo zero e limitatamente agli istituti normativi.
Una condizione già di per sé difficile da digerire per le numerose sigle sindacali che saranno chiamate al tavolo. Specie in sanità infatti dove le linee di produzione sono fortemente labour-intensive il fermo dei salari si è accompagnato ad un aumento dei carichi di lavoro per il concomitante blocco del tournover che ha portato a un netto peggioramento delle condizioni di lavoro. Una situazione particolarmente gravosa nei settori facenti capo alla area critica (Dipartimenti di emergenza, rianimazioni etc) dove tra l’altro sono maggiormente presenti i rischi professionali da malpractise con relativo contenzioso legale.
Questo tuttavia è solo una parte del problema; esistono infatti delle difficoltà aggiuntive in quanto condizione preliminare a qualsiasi avvio di trattativa è l’attuazione per via legislativa di quanto disposto dall’articolo 54 del D Lgs 150/2009 modificativo dell’articolo 40 Del d.Lgs 165 del 2001
L’articolo in questione è’ uno dei tanti frutti avvelenati della riforma Brunetta ed il dispositivo in esso contenuto prevede la riduzione dei comparti di contrattazione (attualmente in numero di 8) “definiti fino a un massimo di quattro comparti di contrattazione collettiva nazionale cui corrispondono non più di quattro separate aree per la dirigenza. Una apposita sezione contrattuale di un’area dirigenziale riguarda la dirigenza del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale, per gli effetti di cui all’articolo 15 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502”.
E dunque per sbloccare tale stallo legislativo i due presidenti del comitato di settore della autonomie locali Umberto di Primo e del settore Regioni- sanità Claudio Montaldo (le cui aree saranno accorpate quasi di necessità) hanno scritto al Ministro della PA Giampiero D’Alia per sollecitare proprio questo tipo di soluzione con la contemporanea definizione delle aree dirigenziali.
A poco dunque è servito l’incontro del giorno 9 gennaio tra le diverse sigle sindacali e il presidente del Comitato di Settore Montaldo per un primo giro di tavolo.
Apertura del confronto fortemente voluto dalla Cosmed, sempre più intenzionata a diventare il regista della trattativa che però non ha portato (e non poteva farlo) a nulla di concreto per quanto riguarda i contenuti del futuro atto di indirizzo da cui prende poi avvio la contrattazione presso l’Aran.
Rimane il fatto che per la risoluzione di tale problema il livello di concertazione con l’Aran è di rango superiore in quanto i soggetti chiamati all’intesa sono le confederazioni e non i sindacati di categoria.
In aggiunta a questo bisogna richiamare un ulteriore paradosso che ha sterilizzato ogni altra possibilità di agire per via extralegislativa e il cui “merito” va sempre ascritto alla riforma Brunetta. Mentre in precedenza il contratto di lavoro rappresentava una fonte giuridica primaria e quindi non era subordinato a norme di rango superiore, ora con l’articolo 33 dello stesso D.Lgs. 150 le disposizioni contenute nel D.Lgs. 165 che regolano i rapporti con i pubblici dipendenti costituiscono disposizioni a carattere imperativo e pertanto eventuali disposizioni contrattuali con esse configgenti vengono sostituite di diritto da quelle di tipo legislativo.
Questo vuol dire che nulla può il contratto in contrasto con la normativa vigente e quindi nulla può la trattativa se non si dà soluzione a tali questioni preliminari attraverso provvedimenti di legge.
La questione dunque resta ferma in attesa che il Ministro D’Alia assuma gli orientamenti necessari e stabilisca le date per procedere all’accordo interconfederale preliminare.
Nel giro di tavolo con il Presidente Montaldo sono però già emerse alcune differenze tra le diverse sigle sindacali. La maggioranza delle organizzazioni sindacali mediche si sono dichiarate pronte al confronto (reclamando a gran voce la possibilità di utilizzare almeno la retribuzione di anzianità RIA nella trattativa decentrata) con esclusione della Cimo che ha escluso ogni trattativa in mancanza di risorse fresche. Sul fronte delle professioni infermieristiche una posizione di chiusura altrettanto netta è stata assunta da alcune sigle autonome che rivendicano un significativo salto nello status delle professioni sanitarie finora loro riservato a partire dalla rivalutazione economica.
La situazione è ora di nuovo ferma, ma un piccolo passo è stato compiuto su un fronte già fortemente agitato per quanto riguarda competenze infermieristiche e Patto della salute dove le vicende sul personale troveranno ampia rappresentazione.