Dopo due anni di trattative ancora non si riesce a rinnovare il contratto delle farmacie pubbliche. Dopo l’ennesima rottura i sindacati hanno proclamato uno sciopero che si terrà il 22 aprile. Ne parliamo con Danilo Lelli, che si occupa della trattativa per la Filcams Cgil.
Perché in questi anni non si è mai trovato un accordo?
Assofarm due anni fa ha deciso di disdire il contratto nazionale, nonostante vi fosse una clausola di ultravigenza (articolo del contratto per cui in caso di disdetta le norme rimangono valide fino al rinnovo successivo), e di applicare un accordo aziendale. Da allora, nonostante le nostre proteste l’associazione datoriale sembra non avere alcuna intenzione di rinnovare il contratto.
Perché Assofarm ha disdetto il contratto?
A loro giudizio i tempi sono cambiati e le norme non sono più sostenibili.
È vero?
Sicuramente sono mutati i tempi, ma noi, come sindacati, ci siamo detti disponibili a trovare una soluzione. Ma la parte datoriale sembra solamente perdere tempo senza proporre nulla di concreto e non dando risposte alle nostre proposte.
Un dipendente delle farmacie pubbliche costa di più di uno delle private?
Sì, ma questo è avvenuto perché le pubbliche vivevano in un mercato protetto e quindi i datori di lavoro hanno avuto il loro guadagno da questa situazione. I dipendenti godono di maggiorazioni superiori e gli straordinari vengono pagati di più.
Il mercato è ancora protetto?
No, non più. Il settore è stato in parte liberalizzato e questo ha creato problemi. Proprio per questo siamo disponibili ad alcune concessioni. Abbiamo fatto le nostre proposte, ma non abbiamo avuto risposte chiare.
Cosa avete proposto?
Di fare concessioni salariali per i giovani che vengono assunti. Sul fronte normativo si può anche guardare al contratto delle farmacie private, però non siamo disposti a cedere sui diritti fondamentali acquisiti. Per esempio le farmacie private non hanno il secondo livello di contrattazione. Come sindacati pensiamo sia qualcosa di prezioso e non ci vogliamo rinunciare.
Che vi ha risposto Assofarm?
Nulla di concreto. In generale si dicono disponibili, siamo spesso vicini alla chiusura, ma poi all’ultimo nulla accade. Sembrano divisi al loro interno. In passato abbiamo avuto sempre un buon rapporto con loro. Non hanno mai visto il sindacato come un problema, ma negli ultimi anni la situazione è mutata.
Avete provato a coinvolgere l’Aran?
Sì, ma sembrano disinteressati. Nei comuni ci sono forti pressioni per dismettere le farmacie pubbliche.
Che ne pensate delle dismissioni?
Siamo contrari. Non si può svendere una storia.
Che differenza c’è tra una farmacia pubblica e una privata?
Il rapporto con il cliente. I lavoratori sono più tutelati e quindi cercano di consigliare il cliente sempre secondo le sue esigenze. La logica del profitto ha meno centralità. Inoltre, hanno un rapporto più stretto con i comuni. Questo permette un dialogo tra cittadini e le farmacie.
Le farmacie sono ancora interamente pubbliche?
No, di solito i comuni hanno delle partecipazioni.
Ha ancora un senso avere due contratti separati?
Sì, perche sono figli di una storia diversa e antica.
Che intendete fare?
In generale vorremmo evitare di dover ricorrere al tavolo al ministero del Lavoro e tentare di trovare un accordo con Assofarm che tenga conto sia delle nuove esigenze delle farmacie, sia della storia del settore.
Che iniziative avete intrapreso?
Il 19 aprile si terrà un coordinamento nazionale della Filcams, e il 22 uno sciopero unitario.
A livello territoriale sono mesi che i sindacati intraprendono iniziative per sbloccare la situazione.
Luca Fortis