Sono 250 mila i lavoratori stagionali di cui abbiamo bisogno ora e vediamo che in queste ore molti giovani rimasti senza contratto di lavoro dichiarano la loro disponibilità, come Franca, a passare da imprenditrice edilizia a raccoglitrice di fragole, in attesa di poter usufruire di quel sostegno al lavoro che il governo ha stanziato per il sostegno ai disoccupati con l’obiettivo di reinserirli nel mercato del lavoro. Anpal in disgrazia permettendo.
Questa è una realtà indiscutibile, che è giusto, come avviene in questi giorni da un attento e coraggioso studioso come Natale Forlani e che condivido come docente di diritto del lavoro, che venga ricordata a coloro che sostengono la regolarizzazione di immigrati facendo appello a ragioni umanitarie e contrasto al pericolo di epidemie incontrollate dal servizio sanitario. E nonostante le buone ragioni delle organizzazioni degli agricoltori datori di lavoro stagionali, che fanno presente che i tempi della sanatoria sono incompatibili con i tempi dell’urgenza, mentre i non raccolti marciscono sugli alberi. Poiché occorrono mesi per regolarizzare i permessi di soggiorno e poi probabilmente, come successo nella sanatoria del 2012 ricordiamoci non servì – dati del monitoraggio alla mano – per permessi di soggiorno a persone che non vanno a lavorare nei campi e non donne assistenti alla persona, ma maschi che poi spariscono dalla vigilanza.
Il fondo dei lavoratori domestici presso l’Inps, nel 2012, di cui mi occupavo direttamente, registrò un aumento del numero degli iscritti di circa 100mila unità, prevalentemente maschi. Iscritti puntualmente scomparsi nell’anno successivo. I verbali degli ispettori del lavoro parlano chiaro, la gran parte dei lavoratori immigrati irregolari sono in possesso di regolare permesso di soggiorno. La dimostrazione che la condizione di sfruttamento è dovuta soprattutto a un caporalato, ancora più che vispo, e a imprenditori malavitosi ed evasori fiscali, ai quali viene pure fornita l’occasione di condonare a basso costo i reati. Per gli interessati, potrebbe significare siano essi in Italia o stimolati a venire dalla sanatoria, – coronavirus permettendo, con una simulazione di un rapporto di lavoro, la conquista di un permesso di lavoro. Ma, nelle condizioni attuali, per gli immigrati regolarmente residenti un aumento dell’offerta di occupazione comporterebbe una maggiore concorrenza nella ricerca di nuove opportunità di lavoro. Un ulteriore incentivo per la crescita del lavoro sommerso.
Altra osservazione: il provvedimento, secondo i proponenti, dovrebbe offrire la possibilità di regolarizzare i rapporti di lavoro attivati dai datori impossibilitati a reperire manodopera disponibile nel territorio nazionale e, nel contempo, evitare a questi lavoratori di essere ricattabili nel mercato del lavoro. Sul bacino dei potenziali beneficiari circolano stime approssimative, per lo più riferite al potenziale degli stranieri irregolari aumentato negli anni recenti, per via delle restrizioni introdotte con i decreti sicurezza per il rilascio dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, sino a raggiungere la cifra di circa 600mila unità.
Molti studiosi a livello internazionale criticano questo assunto: secondo loro le sanatorie, come dimostrazione di una scarsa efficienza dei sistemi di controllo, sono esposte alla manipolazione delle prove e rischiano di ingenerare un effetto di attrazione di nuovi immigrati. I numeri – e le esperienze passate – in verità dimostrano non solo che i presupposti che orientano la scelta di varare la sanatoria non sono fondati, ma che le conseguenze di tale scelta, aumentando il numero delle persone in cerca di lavoro, potrebbero comportare un peggioramento delle condizioni di occupabilità e di reddito degli immigrati regolarmente residenti in Italia.
Alessandra Servidori