Oggi 4.000 lavoratori provenienti dai settori dell’edilizia, dei trasporti e dell’agricoltura hanno protestato contro “lo sfruttamento ed il dumping sociale subito da molti lavoratori stranieri nei luoghi di lavoro del nostro paese”. “Ogni giorno – spiegano i sindacati – migliaia di lavoratori sono sfruttati e messi gli uni contro gli altri da imprenditori ed intermediari disonesti che, individuate le lacune sul piano legislativo e sul piano operativo, se ne avvalgono per sfruttare i lavoratori come se fossero merce”. “Si attirano i lavoratori stranieri con promesse allettanti – si legge in una nota – si costituiscono società di comodo, si redigono contratti di lavoro e documenti falsi, senza fornire ai lavoratori alcuna tutela sociale e senza pagare gli straordinari e concedere i giorni di ferie spettanti, applicando sui salari trattenute elevate per spese di trasporto, alloggio, vitto ecc”.
In ultima analisi, sostengono i sindacati, “le vittime sono i lavoratori stranieri, che per il proprio lavoro percepiscono una minima parte di quanto, di norma, spetterebbe loro. Le forme di abuso in essere sono ben note da molti anni, tuttavia i politici europei (ed in particolare la Commissione) non hanno alcuna volontà di affrontare efficacemente questi problemi”.
La Commissione europea, denunciano, “continua a proclamare il dogma del mercato interno come strumento miracoloso per rendere l’Europa più competitiva e risolvere il problema della disoccupazione. Allo stato attuale, in Europa, la politica ortodossa in materia di lavoro rimette in discussione e mina alla base la credibilità del progetto europeo”.
“Invece della cittadinanza europea – sostengono – sono discriminazione e razzismo a crescere”.
I lavoratori del settore edile, dei trasporti e dell’agricoltura chiedono quindi che i responsabili politici europei riconoscano “l’esistenza di questi problemi e li affrontino efficacemente, al di fuori di qualsiasi dibattito ideologico. Ciò significa che dovranno essere adottate misure concrete e tangibili”. Affinché sia esercitato un controllo migliore sul mercato europeo del lavoro, le federazioni sindacali chiedono l’istituzione di un Europol sociale e di una carta d’identità sociale valida sul territorio europeo, il riconoscimento a livello europeo della responsabilità sociale in capo ai committenti e agli appaltatori principali, la formulazione di definizioni più chiare, tali da operare una netta distinzione fra lavoratori autonomi effettivi e lavoratori dipendenti, nonché controlli severi a livello nazionale svolti in base ad obiettivi ben definiti. (LF)