“Nonostante alcuni provvedimenti indubbiamente positivi, la legge di stabilità che il Parlamento ha approvato non segna purtroppo quella svolta che noi auspichiamo da tempo nella politica economica del Governo ai fini di una maggiore crescita complessiva del paese”. E’ il giudizio del segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan.
“E` certamente importante che la manovra di bilancio abbia sterilizzato le clausole di salvaguardia che avrebbero comportato un aumento dell’Iva e delle accise per 16,8 miliardi, deprimendo la già fragile ripresa – prosegue -. Va soprattutto valutato positivamente il ritorno alla detassazione del secondo livello di contrattazione, in particolare degli accordi che introducono elementi di partecipazione dei lavoratori, fino alla esenzione fiscale per le prestazioni di welfare aziendale di origine contrattuale. Si tratta di uno schema di incentivazione della contrattazione del salario di secondo livello mai così articolato ed efficace su cui i sindacati e le imprese dovranno innescare ora la nuova riforma del sistema contrattuale, evitando interventi legislativi sul salario minimo e sulla rappresentanza che smonterebbero il sistema di relazioni industriali”.
“Anche l`abolizione della Tasi sulla prima casa non di lusso, il piano per la lotta alla povertà e l`anticipo di un anno della no tax area per i pensionati, sono state alcune delle misure richieste dal sindacato e ora finalmente accolte dal Parlamento – afferma Furlan – anche se le risorse purtroppo verranno anche da una riduzione del fondo sociale per l`occupazione e la formazione. E` importante inoltre aver mantenuto la decontribuzione per i neo assunti anche se con un ridimensionamento sia nella durata (da tre anni a due anni) sia nel massimale annuo (da 8.060 a 3250 euro) e soprattutto aver reintrodotto uno strumento importante come il credito d`imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, il cui mancato sviluppo e il divario crescente con le altre aree del paese continua a rimanere uno dei punti deboli della politica del Governo. Per questo è per noi fondamentale la previsione anche di una più robusta decontribuzione per il Sud, da verificare in sede europea”.
Secondo il leader della Cisl “naturalmente ci sono molti buchi neri nella manovra, a cominciare dall`irrisorio stanziamento per i rinnovi dei contratti pubblici che suona provocatorio dopo sei anni di blocco, visto che non coprirebbero neppure un tasso di inflazione che tende allo zero. Così come l`errore nel quale il Governo continua a perseverare, risiede nella convinzione che il fattore propulsivo della crescita sia l`incentivo fiscale all`investimento privato, anziché l`investimento pubblico e la politica industriale. Anche se per la prima volta dopo tanti anni crescono gli stanziamenti in favore delle infrastrutture e si supera almeno parzialmente il patto di stabilità interno”.
“Siamo infine molto delusi sulla indisponibilità dimostrata dal Governo a riformare la legge Fornero – conclude Furlan – e introdurre la giusta flessibilità all`accesso alla pensione. Questa rimane una priorità di tutto il sindacato sul quale nel 2016 non intendiamo abbassare la guardia per aprire un tavolo di confronto con il Governo che porti a rivedere l’impianto del sistema prevideziale per una maggiore equità nelle regole e consentire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.
“Avevamo già espresso un primo giudizio sulla legge di stabilità approdata in Parlamento e avevamo parlato di luci e ombre. Alla fine del percorso parlamentare non c`è luce che illumini quelle ombre”, dichiara invece il leader della Uil, Carmelo Barbagallo.
“Permane il problema dell`assoluta insufficienza delle risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego – dice – nonostante la sentenza della Consulta avesse sollecitato, a suo tempo, una soluzione già per il 2015. Così come non è stata affrontata la questione della flessibilità in uscita verso la pensione, necessaria a dar vita a quella staffetta generazionale che potrebbe risolvere il nodo cruciale della disoccupazione giovanile. Anche i provvedimenti per il Sud non bastano a rilanciare questo territorio e le sue enormi potenzialità ed energie su cui, invece, bisognerebbe puntare per lo sviluppo di tutto il Paese. A gennaio decideremo come proseguire nella nostra mobilitazione per ottenere le modifiche opportune e i risultati utili alla tutela dei lavoratori, dei pensionati e dei giovani”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il commento del segretario confederale della Cgil Danilo Barbi: “Questa legge non è quella di cui il Paese ha bisogno: non crea lavoro aggiuntivo, non riduce le disuguaglianze, non ripara quella vera e propria ingiustizia che è la legge Fornero, non sblocca i contratti del lavoro pubblico”. “Nonostante alcuni limitati aggiustamenti che si sono realizzati in Aula – prosegue Barbi – nelle politiche verso gli anziani, verso il Mezzogiorno e a sostegno dei consumi culturali, non cambia il giudizio generale della Cgil sulla legge di stabilità. Insisteremo affinché venga realizzata una politica economica espansiva: ormai è chiaro che solo un aumento degli investimenti pubblici può rilanciare quelli privati, senza di questi l’economia del Paese non ripartità”.
Il dirigente sindacale sottolinea che dall’inizio della crisi “abbiamo perso il 24% degli investimenti privati e questi, nell’ultimo anno, con tutte le misure di decontribuzione, defiscalizzazione e riduzione dei costi per le imprese, sono aumentati di un miserabile 0,2%”. “La Cgil – conclude Barbi – ha aperto, insieme a Cisl e Uil, una vertenza con il governo per modificare la legge Fornero e per un vero contratto per i dipendenti pubblici, una vertenza che ci vedrà impegnati nel prossimo anno”.