I francesi del gruppo Lactalis sembrano aver conquistato il gruppo Parmalat. Nelle ultime ore sono, infatti, arrivati a detenere il 28,9% del gruppo rastrellandolo in borsa, fermandosi poco sotto la soglia del 30% necessaria per un Opa, ma di fatto mettendo fine all’unica vera public company italiana. I principali competitor italiani, sono ormai fuori gioco se il governo italiano non interverrà con la legge in difesa dei settori strategici annunciata nei giorni scorsi e che dovrebbe essere approvata oggi. La norma dovrebbe ricalcare quella voluta dal governo Chirac nel 2006 quando la Pepsi Cola tentò di conquistare la Danone. I settori considerati strategici dovrebbero essere quattro: agroalimentare, energia, telecomunicazioni, difesa. Inoltre sarà inserita una clausola di reciprocità che consente alle aziende di lottare ad armi pari contro le scalate straniere utilizzando le stesse norme difensive applicate nei paesi delle imprese scalatrici. Il meccanismo anti scalata dovrebbe però escludere qualsiasi norma che sterilizzi il diritto di voto.
L’idea della norma è nata dopo che in pochi giorni i francesi hanno prima acquisito Bulgari e poi hanno preso di mira Parmalat. Il governo, oltre ha pensare alla norma anti scalate, ha fatto pressioni sull’Agenzia delle Entrate perché verifichi il rispetto delle disposizioni normative che prevedono, al ricorre di determinati presupposti, la tassazione in Italia dei redditi derivanti dalle operazioni.
Le mosse del governo hanno l’intento di favorire una cordata italiana, in cui dovrebbe entrare anche la Ferrero, che possa prendere il controllo dell’azienda.
Questa cordata è capeggiata da Intesa Sanpaolo che ricandida l’amministratore delegato uscente Enrico Bondi in cima a una lista di 11 consiglieri più 5 candidati al collegio sindacale. Tra di essi l’amministratore delegato di Wind Luigi Gubitosi, il numero uno di Palladio Roberto Meneguzzo, Patrizia Grieco, Elio Catania, Patrick Sauvageot, Rosalba Casiraghi, Massimo Confortini, Annamaria Artoni, Giuseppe Recchi e Carlo Secchi. Vi sono poi tre fondi esteri che candidano come amministratore delegato Massimo Rossi.
Il gruppo francese Lactalis per tentare di prevenire le mosse del governo italiano ha chiesto a l’attuale ad di Parmalat, nonché guida della cordata italiana, Enrico Bondi, di diventare presidente del gruppo. La mossa nasce per dimostrare che l’italianità dell’azienda non verrà messa a rischio dai francesi. Bondi però non ha accettato l’offerta.
La scalata francese ha poi creato un profondo malessere nel modo sindacale, che chiede con sfumature diverse al governo di proteggere l’italianità dell’azienda. Per Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, “il problema non è tanto il dibattito francesi sì o francesi no, ma quello di avere delle politiche di tutela del nostro sistema delle imprese e anche di politica industriale”. Più marcato il giudizio del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, per il quale “bisogna fermare questo continuo e pericoloso shopping ai danni delle imprese italiane”. Mentre per il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza “il primo obiettivo per Parmalat deve essere la crescita e lo sviluppo e se possibile questo deve avvenire continuando a parlare italiano”. L’Ugl chiede invece al governo di “seguire con attenzione la vicenda Parmalat, affinché un importante patrimonio industriale di un settore, l’agroalimentare, che dovrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della nostra economia, non vada irrimediabilmente perso dal nostro Paese”.
Infine per la Coldiretti è “prioritario un progetto industriale che valorizzi veramente il latte e la zootecnia italiana e si impegni su un Made in Italy che oltre al marchio contenga materie prime nazionali”.
Luca Fortis