Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Conte nell’intervista concessa al direttore della Stampa Massimo Giannini, non fanno ben sperare su una favorevole soluzione della crisi in atto. Il premier ha infatti bollato come “fesserie” le critiche sollevate da Matteo Renzi sulla sua gestione solipsistica del governo ribadendo di essere “forse il premier che ha usato il metodo più partecipato da molti anni a questa parte”.
Inevitabile la replica di Italia Viva che, attraverso il suo capogruppo Ettore Rosato, ha così commentato “vuol dire che lui e Casalino sono d’accordo tra loro” ribadendo il deficit di volontà di condivisione da parte del presidente Conte
La domanda da farsi è come mai Giuseppe Conte, avvocato navigato e osannato per le sue capacità di instancabile mediatore, abbia deciso di utilizzare un tono tanto sprezzante quanto inopportuno nei confronti di un alleato di governo che, aldilà della scarsa simpatia del suo leader, ha comunque posto un problema di rilievo e di sostanza.
E questo a poche ore di distanza dal confronto – scontro con la delegazione di IV, rimandato a tempi brevissimi per l’impossibilità a partecipare da parte della Ministra Bellanova, che per prima aveva sollevato la questione relativa alla famosa cabina di regia sul Recovery Fund.
Di sicuro il premier ha voluto rendere la pariglia al Renzi polemista che lo aveva attaccato, delegittimandolo, sul giornale “El pais” nel giorno in cui a Bruxelles si stava svolgendo un importante consiglio europeo. A questo però va aggiunta la solidarietà che le delegazioni dei 5 stelle e del PD hanno espresso al premier, rinnovandogli la fiducia e confermandogli la loro ferma volontà di andare a elezioni nel caso di caduta del governo. In un momento di grande tensione è anche naturale pensare che il premier abbia voluto riprendersi una sorta di rivincita anche se la scelta non sembra quella più opportuna.
Checche’ se ne dica la proposta di Conte di costituire un governo parallelo nella gestione dei progetti del Recovery Fund è una soluzione che suscita perplessità tali da avere indotto Sabino Cassese, il principe degli amministrativisti, a coniare la definizione di “proposta stravagante” di un “accentratore non decisionista” per il suo ideatore; in molti vedono nella struttura la fondazione del futuro partito di un Conte, atteso che di un partito egli è privo e che, come sappiamo, ha con i 5 stelle un rapporto finora non strutturato.
Il dilemma è ora capire cosa farà Matteo Renzi di cui diamo per certo che non farà mancare i suoi voti all’approvazione della finanziaria, ma di cui ignoriamo le future intenzioni. Il personaggio è noto e ancora più nota è la sua frase dello “stai sereno” ad Enrico Letta che significava, con l’accordo, è bene ricordarlo, di tutta la segreteria del partito che poteva togliere il disturbo e cedere il posto: naturalmente a lui.
Conte da parte sua ha già detto che lui le valigie le ha già pronte e che in caso di crisi, bontà sua, tornerà ai suoi interessi, in primis quello di girare l’Italia per conoscere meglio il paese.
L’atmosfera è dunque quella del duello tra i due contendenti con possibili e imprevedibili colpi di scena che come tali, potrebbero arrivare in limine mortis. Rimane il paese, i suoi enormi problemi e ancora di più l’intervento di Draghi, il vero convitato di pietra, che ha messo in guardia dal cattivo utilizzo dei 209 miliardi messi a disposizione dell’Europa; per Draghi infatti il debito italiano è sostenibile solo se il paese riuscirà a crescere e per questo è indispensabile che i progetti creino valore aggiunto e non semplice redistribuzione di risorse a fondo perduto, come finora inevitabilmente avvenuto.
Un intervento molto apprezzato che ripropone la sua figura come possibile premier anche perché se Conte ravvede la necessità che nella gestione del ricovery fund ci debba essere una struttura tecnica, per manifesta incapacità della nostra PA, non si capisce perché a capo dell’esecutivo al posto di un avvocato, anche se di valore come lui, non mettere un personaggio di competenze economico-finanziarie indiscutibili come l’ex Direttore della BCE, a cui dobbiamo la salvezza dell’euro e della nostra economia.
Nessuno sa come quale sarà la fine della vicenda: l’esito del duello è imprevedibile e ormai, come Sergio Leone ci ha insegnato, riguarda solo ed esclusivamente due personaggi: il presidente Conte e il Senatorie Renzi, avendo gli altri alleati di governo, 5 stelle, PD e l’assente Articolo1 , deciso di andare avanti anche se con qualche tiepido distinguo da parte del partito di Zingaretti.
E’’ impossibile avanzare prognostici su quella che è la sfida del secolo; come vada-vada tuttavia nulla sarà come prima e di sicuro la rispettabilità del paese avrà segnato un altro punto di caduta.
Roberto Polillo