Dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna. L’espressione, che sintetizza una società che oggi non dovrebbe più esistere, nella quale il potere è sempre in mano agli uomini e le donne sono dei gregari, anche se molto più capaci del maschio di turno, ma che tali devono restare, è lontanissima dall’amalgama dell’attuale governo.
Così i due cavalier serventi o cicisbei della premier Meloni, ci referiamo al prode Salvini, che ora veste i panni di Don Chishiotte ora di Sancho Panza, e all’indomito Berlusconi, di tutto hanno voglia tranne che di vestire i panni dei comprimari. Nei desideri della presidente del Consiglio i due ex maschi alfa della destra avrebbero dovuto accettare di buon grado il ruolo di subordinati in virtù della forte leadership ottenuta da Fratelli d’Italia.
Invece i nostri disturbatori non perdono occasione di colpire ai fianchi la Meloni nei momenti più delicati o creando dal nulla problemi politici, che la premier, da buon pompiere, deve spegnere. Così dopo la debacle europea, Berlusconi non ha perso tempo nel dire che lui da premier non avrebbe mai avuto nessun dialogo con il presidente ucraino Zelensky, costringendo palazzo Chigi all’ennesima puntualizzazione sulla posizione dell’Italia in merito al conflitto in Ucraina. Salvini, poi, non perde occasione di inserire nelle infrastrutture qualsiasi altro tema, da Sanremo ai migranti, nel tentativo di recuperare il terreno perduto. E se poi c’è da dire, senza nessuna prova, che qualcuno specula sui prezzi del carburante, facendo montare la rabbia dimezzata dei benzinai, non si fa di certo scappare l’occasione. Meloni, in verità, deve guardarsi anche dagli scivoloni dei suoi fedelissimi, vicenda Donzelli-Delmastro docet.
Insomma l’opposizione più dura e pericolosa al governo viene dal dentro il governo stesso. Una piccola consolazione per il Pd, che in questi mesi congressuali si è dato alla macchia, politicamente parlando.
Tommaso Nutarelli