I dirigenti italiani, riuniti a Milano negli Stati Generali della Cida, presentano al premier Mario Monti un vero e proprio manifesto per far ripartire la crescita chiedendo una rivoluzione fiscale, un taglio drastico della spesa pubblica e un recupero dei valori di merito e legalità. Il presidente di Cida Silvestre Bertolini ha ricordato, nel suo intervento, che dal 2008 ad oggi il 20% dei dirigenti in Italia ha perso il lavoro.
La federazione chiede di rinnovare l’amministrazione pubblica, procedendo a un dimagrimento strutturale degli uffici, riducendo le regioni e abolendo definitivamente le province. La Cida chiede anche interventi di riduzione della spesa pubblica che si devono poi coniugare con una vera “rivoluzione fiscale”. I dirigenti la chiedono a gran voce visto che, come spiega Bertolini, “rappresentiamo l’1,9% dei dirigenti ma il 20% del gettito”. Nella guerra all’evasione il Cida si mette al fianco di Monti, ma chiede più rigore per chi utilizza servizi pubblici, “chi lo fa deve essere sottoposto ad accertamento fiscale”.
Inoltre, l’organizzazione chiede lo stop dei condoni e provvedimenti retroattivi e la riduzione del prelievo sul lavoro. Ancora, “le imprese dovrebbero essere le architravi della svolta per far diventare la leva fiscale un elemento di sviluppo e di ripartizione più equa”.
“Il rilancio del paese – sostiene ancora Bertolini – passa anche attraverso una revisione della normativa sul lavoro, ad oggi ancora troppo penalizzante soprattutto sulla flessibilità in entrata dopo il varo della riforma Fornero”.
E poi l’etica, che i dirigenti considerano rilevante anche in funzione dello sviluppo perché “corruzione, illegalità e gli interminabili tempi della giustizia civile sono problemi atavici che impediscono di far affluire capitali dall’estero”.