Tutela dell’occupazione e contrasto alla precarietà, difesa del salario reale, miglioramenti della qualità della vita e delle tutele professionali. Sono questi gli obiettivi principali della piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale del credito elaborata da Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Sinfub, Ugl e Uilca.
Il rinnovo del contratto, a giudizio dei sindacati, è il modo migliore per rispondere alla crisi del settore, che comunque ha dimostrato una solidità economica e patrimoniale di gran lunga superiore ai sistemi bancari europei. La piattaforma fa emergere un modello di banca non solo socialmente responsabile perché orientata a creare occupazione giovanile, a tempo indeterminato, eliminando la precarietà del settore, ma anche orientata all’allargamento del governo d’impresa, sperimentando modalità di partecipazione a partire dalla presenza di rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di Sorveglianza delle aziende e nei Consigli di amministrazione delle banche popolari.
Cose difficili da acquisire, ma che potrebbero migliorare la governance di un settore in difficoltà.
Le richieste elaborate dalle organizzazioni sindacali di settore possono riassumersi in cinque grandi temi:
1. Rivendicazione salariale ed equità distributiva
2. Occupazione e contrasto alla precarietà
3. Relazioni Sindacali
4. Qualità della vita lavorativa e tutele professionali
5. Politiche Sociali
L’incremento del salario, a giudizio dei sindacati, deve garantire il pieno recupero e mantenimento del potere d’acquisto delle retribuzioni, sia rispetto al presente che alle aspettative di inflazione. La richiesta economica è pari a 205 euro per la terza area, 4° livello, 7 scatti.
Al di là dell’aumento salariale del contratto, l’obiettivo di questo rinnovo è anche quello di
ridiscutere i sistemi incentivanti. I sindacati chiedono che i sistemi incentivanti non siano più
decisi unilateralmente ma siano condivisi per evitare gli abusi del passato e per fare sì che non siano
più legati al breve periodo ma al lungo.
Contrastare il precariato e favorire l’inserimento lavorativo dei giovani è la prima richiesta avanzata in piattaforma. La creazione di buona occupazione per i neoassunti può avvenire tramite l’assunzione con contratto a tempo indeterminato dall’inizio del rapporto di lavoro; l’inserimento temporaneo nella seconda area professionale; la tutela della mobilità territoriale; la garanzia di una previdenza complementare, con contributo aziendale almeno al 6%. I sindacati chiedono di stabilizzare tutti i contratti a termine e tutte le forme di precariato in essere.
In merito alle relazioni sindacali, da evidenziare la richiesta di recepire la legge su conciliazione e arbitrato nel nuovo contratto attraverso la rinuncia alla sottoscrizione di clausole compromissorie e l’esclusione del licenziamento dal ricorso al collegio arbitrale. In casi di ristrutturazioni, riorganizzazioni, i sindacati chiedono di essere coinvolti, preventivamente alla fase decisionale, sulle linee generali dei progetti e dei piani industriali. Inoltre chiedono di inserire clausole di garanzia per quanto riguarda le operazioni di fusione, cessione e scorporo di ramo d’azienda.
Altro punto fondamentale è quello in materia di contrattazione integrativa aziendale. I sindacati confermano la validità del modello – che prevede livello nazionale, secondo livello aziendale e confronto a livello di gruppo – e sollecitano di estenderlo a materie come il part-time, il buono pasto, le integrazioni d’indennità per lavoratori studenti e le borse di studio per i figli.
Alla contrattazione di secondo livello dovrà inoltre essere demandata la classificazione dei livelli d’inquadramento. I sindacati chiedono di ridurre il fenomeno delle consulenze esterne, a fronte delle politiche massicce di riduzione del personale attuate dalle banche.
Tra le richieste, centrale quella sul miglioramento della qualità della vita e le tutele professionali. Nello specifico le organizzazioni sindacali chiedono un rafforzamento della formazione, con l’aggiornamento delle competenze e scelte formative adeguate alla responsabilità dell’operatività quotidiana. Ancora, sono richiesti miglioramenti in tema di reperibilità, trasferimenti, distacchi.
La piattaforma punta a dare forti risposte alla crisi anche in materia di politiche sociali.
In questo rinnovo contrattuale i sindacati vogliono introdurre un nuovo articolo che renda il tema della salute e sicurezza sul lavoro “un percorso condiviso in tutte le fasi della vita aziendale, al centro del benessere lavorativo come filosofia di fondo per un nuovo clima organizzativo”. Chiedono di rafforzare il peso della responsabilità sociale d’impresa nell’intera struttura contrattuale, di aggiungere un apposito paragrafo sul Mezzogiorno, aprendo un tavolo di confronto aziendale sull’argomento, di procedere con interventi mirati che garantiscano le pari opportunità. Ad esempio chiedono l’introduzione di una quota obbligatoria di donne, pari almeno al 40%, nei percorsi di carriera per valorizzare il personale femminile. Serve poi una politica gestionale delle aziende che favorisca la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. In questa direzione vanno le richieste di maggiore flessibilità di orario, trasformazione temporanea del rapporto di lavoro a part-time, ricorso al telelavoro, concessioni di permessi retribuiti (banca ore), corsi di aggiornamento e formazione al rientro dalla maternità, maggior sostegno economico per maternità a rischio e incentivi a congedi parentali da parte del padre.
Il premio aziendale, sottolineano i sindacati, non dovrà essere decurtato per assenze lunghe di malattia, maternità e congedi parentali.
Ancora, i sindacati chiedono di ampliare l’attuale formula del part-time, per garantire flessibilità lavorativa, ma anche per ottenere il contenimento della riduzione occupazionale in caso di crisi aziendali. Viene richiesto, nello specifico, l’aumento delle percentuali di trasformazione al 30% e una quota minima pari al 5% di accoglimento obbligatorio delle domande presentate.
In materia di previdenza complementare si richiede il contributo aziendale pari al 3%, e per i lavoratori che nel settore non hanno forme previdenziali la costituzione e l’adesione a un fondo pensionistico complementare di settore oppure la convenzione con un fondo già esistente.
Interventi migliorativi sono richiesti anche per il comporto di malattia, per i lavoratori diversamente abili, per le politiche di invecchiamento attivo.
Francesca Romana Nesci