Sono tutti positivi, anche se generici, i commenti sull’incontro Mirafiori da parte del mondo delle istituzioni e dei sindacati.
Soddisfatto il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, secondo il quale “è importante che, come concordato con Marchionne, questo percorso sia iniziato proprio da Mirafiori, che è la testa dell’intero gruppo”. A suo giudizio per i lavoratori torinesi si apre una prospettiva di produzione e di investimenti, con modelli che possono competere sui mercati nazionali e internazionali. Ora dice è necessario muoversi con logica industriale e passare subito alla fase operativa del piano.
Anche il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, giudica con favore il piano che da un lato rispetta l’impegno del progetto Fabbrica Italia e dall’altro significa che la dimensione multinazionale del gruppo sta determinando non solo l’uscita di produzione dal Paese ma anche l’ingresso come per il Suv Alfa-Jeep».
Per Sacconi ora “è doveroso che venga garantito il pieno utilizzo degli impianti da parte dei sindacati i quali penso – ha aggiunto – che siano positivamente orientati verso questa ipotesi”. Sacconi ha quindi concluso come per Mirafiori occorra, con le dovute differenze fra i due stabilimenti, “operare come a Pomigliano dove rispettando l’orario del contratto nazionale” si possa arrivare a una sua rimodulazione.
Per il leader della Cgil, Susanna Camusso, “per un verso c’è un dato positivo: compaiono modelli da produrre a Mirafiori”, ma dall’altro resta “una risposta insufficiente sulle prospettive del gruppo e il progetto Fabbrica Italia”.
“Il nostro obiettivo è molto semplice: dobbiamo mettere in sicurezza Mirafiori dando a questo stabilimento nuovi modelli da produrre e garantendo così l’occupazione e lo sviluppo”. Questo il commento di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che si augura un impegno di tutti i sindacati nella stessa direzione: quella di chiudere a breve con un accordo. (FRN)