La lettera inviata da Marchionne alla Marcegaglia “conferma in pieno il giudizio negativo che avevamo espresso a caldo sull’accordo sulla contrattazione». Questo il commento del segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo, secondo cui quello è un accordo “che guarda al passato e non certo al futuro, in quanto riallinea tutti, compresa la Cgil, ai contenuti dell’accordo del 22 gennaio 2009. Come se l’accordo di Pomigliano non fosse mai esistito”.
Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, dice di capire le ragioni della Fiat: “Nessuno più di noi vuole salvaguardare gli accordi di Pomigliano, di Mirafiori e della ex Bertone, soprattutto perché rappresentano la salvezza di molte migliaia di posti di lavoro”. Angeletti risponde però a Marchionne che nelle prossime settimane “si potrà dimostrare come questi accordi siano difendibili anche restando dentro la Confindustria”.
“E’ un accordo opposto a quello che la Fiat voleva”, dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, commentando la lettera dell’ad del Lingotto. E per Camusso rimane un accordo “importante, che dovrebbe far cessare la stagione degli accordi separati”.
L’accordo sulla rappresentanza e l’efficacia dei contratti aziendali, dice il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, “non è in grado di risolvere il problema della Fiat”, che chiede una legge su cui il ministro del Lavoro è pronto ad intervenire.
Per il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, la scelta della Fiat è determinata dalle “reazioni di un sindacato di categoria, che nuovamente impediscono la serena riuscita di accordi che mirano al dialogo, alla concretezza e all’unità sindacale”. Per questo, a suo giudizio, è necessario un contratto nazionale del comparto auto all’interno di Federmeccanica sia per garantire i livelli occupazionali del gruppo sia dell’indotto. (FRN)