“Inadeguato e fuorviante ottimismo di Stato rispetto alla criticità della situazione reale”. Così Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, commenta le previsioni economiche 2015-2017 diffuse quest’oggi dall’Istat.
I dati dell’istituto nazionale di statistica non rassicurano la Cgil perché, come spiega il dirigente sindacale “negli ultimi sette anni di crisi l’Istat, così come tutti i principali istituti nazionali ed internazionali di calcolo, ha sbagliato gran parte delle sue previsioni”. “Dietro a quello che sembrerebbe un semplice errore tecnico – continua Barbi – si nasconde invece una precisa volontà politica”. “Considerando l’eccezionalità della crisi, sarebbe opportuno mettere in dubbio l’adeguatezza dei sistemi matematici di calcolo utilizzati per le analisi economiche”.
“In ogni caso – prosegue Barbi – se questa volta le previsioni si rivelassero esatte, il quadro che fotograno si confermerebbe tragico”. Infatti, spiega il sindacalista, il tasso di disoccupazione generale stimato resta al 12,5%, la disoccupazione giovanile rimane superiore al 40%: “così rischiamo di ‘festeggiare un funerale'”.
“Per sconfiggere una disoccupazione insopportabile – conclude Barbi – occorre cambiare le politiche economiche in Europa e in Italia, è necessario un piano straodinario per l’occupazione giovanile e femminile così come proposto dalla Cgil nel suo Piano del Lavoro”.
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha inoltre sottolineato che: “Il dato, insieme a quello di Bankitalia sul quantitative equity, che determinano la crescita dello 0,8%, ci dice che la crisi non è finita e tutto ciò che sta determinando quel più davanti sono solo fenomeni esogeni, importantissimi ma che rischiano di mettere in secondo piano il fatto che le ragioni strutturali della crisi non vengono affrontate”.
Conversando con i giornalisti Camusso spiega che “non direi con scioltezza che la recessione è terminata con un tasso di disoccupzione che per il Def è al 12,4%, quello del mese scorso era al 13% e le previsioni dell’Ue parlano del 12,5%. Io sarei molto prudente. Considero una recessione a due cifre un dato di recessione per il nostro Paese”.
Per il segretario generale della CIsl, Anna Maria Furlan: “La crisi sarà finita solo quando osserveremo segnali di estensione dell’occupazione”. “Lo 0,7% – ha aggiunto-, per un Paese che ha perso 25 punti di produzione, ci dice che siamo ancora molto molto lontani dalla fine della crisi”. Per la leader della Cisl serve quindi “un patto tra governo e parti sociali per trovare le risorse e individuare le priorità”.
Infine il segretario confederale dell’Ugl, Fiovo Bitti, ha così commentato i dati pubblicati stamane dal centro di statistica: “Vorremmo credere anche noi dell’Ugl, ma soprattutto lo vorrebbero i nostri dirigenti sindacali e gli iscritti che stanno lottando per non far chiudere le fabbriche e, più in generale, i lavoratori e i disoccupati, che effettivamente la crisi è alle spalle, ma un sano realismo ci impone la massima cautela, soprattutto perché al momento non si intravedono particolari effetti positivi sull’occupazione”.
“Prospettive per l’economia italiana”, secondo il quale, all’aumento dell’occupazione (+ 0,6% in termini di unità di lavoro) si accompagnerà una moderata riduzione del tasso di disoccupazione che, nel 2015, si attesterà al 12,5%, prevedendo in generale con un aumento del Pil nel 2015 pari al +0,7% la chiusura della fase recessiva del triennio precedente.
“La creazione di nuovi posti di lavoro – sottolinea – è fondamentale, insieme al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro e alla riduzione della pressione fiscale, per ridare vigore ai consumi interni, che, sempre per l’Istat, continuano ad essere asfittici”.
Per Bitti “l’esperienza purtroppo insegna che la via delle previsioni è lastricata da insuccessi, come dimostrano le tante, frettolose e recenti marce indietro da parte di Istituzioni, enti e singoli economisti italiani ed internazionali”.