Anno XVI dell’Era Fascista, II° dell’Impero. Dizionario pratico Bompiani. Voce “noi e gli altri”, sezione “in famiglia”, paragrafo “la buona moglie”. Leggiamo: “Qualche consiglio anzitutto alle signore. Ricordatevi di non portare in casa i vestiti che giudicate troppo brutti per uscire, e non girate in pantofole. Cercate di presentarvi alla prima colazione perfettamente in ordine. Gli uomini detestano le donne spettinate”.
Ancora: “Tacere è meglio che parlare bene. Non parlate a vostro marito prima che si sia lavato i denti, fatta la barba e abbia bevuto il caffè. Fate che un posacenere gli sia sempre a portata di mano, ma non troppo. Non disturbatelo quando legge il giornale. Imparate ad ascoltarlo quando vi racconta qualcosa, anche se voi, per caso, trovate che non vi interessa. Non fategli troppo domande. L’uomo o parla spontaneamente, o non vuole parlare”.
Andiamo avanti, quasi increduli: “Non fategli venire a noia i suoi piatti preferiti: il suo buon umore è il vostro riposo. Non nascondetegli la bottiglia del liquore, col pretesto che soffre di fegato. E se si taglia facendosi la barba, non dite che è colpa del troppo fumare”.
Impossibile fermarsi: ”Lasciatelo uscire alla sera, senza domandargli dove va, ma fate in modo che preferisca restare a casa. Permettetegli di avere una piccola mania: la raccolta di francobolli, il gioco del tennis, lo studio per il miglioramento della radio. Non rinfacciategli mai le cose che per amor suo avete sacrificato, o alle quali avete rinunciato. Non irritatevi se vostro marito trova che altre signore sono graziose. in genere egli ammira nelle altre quello che non trova in voi, e tocca a voi correre ai ripari”.
Più avanti, raggiungiamo il sublime: “Assicurategli che nessuno, meglio di lui, sa preparare le uova al tegamino. Vostro marito giurerà allora che nessuno vi batte nel cucinare il risotto. Cercate di essere ammalate il meno possibile. E soprattutto, non approfittatene, quando lo siete, per ottenere ciò che volete. Rispettate il suo lavoro. Date l’impressione a vostro marito, quando torna a casa, di averlo atteso tutto il giorno. Non affrontatelo in quel momento per raccontargli che i bimbi hanno litigato, o che si è intasato l’acquaio. Egli è stanco, ha pensato tutto il giorno, e richiede soprattutto riposo”.
I precetti della “buona moglie” proseguono: “La casa è il vostro regno e dovete sentirne la responsabilità; solo nei casi più gravi ricorrete a lui e nel momento più opportuno”; “Non domandategli se vi ama ancora. Mentre per voi l’amore è la cosa più importante per l’uomo lo è il lavoro”; “Non fategli notare che ha un po’ di pancetta, né che perde i capelli”; “Risparmiategli i buoni consigli. Se vuole uscire senza soprabito, inutile insistere”; “Non presentategli conti da pagare, né quando sta per uscire né quando è appena rientrato”.
L’ameno educatore insiste con i capelli, una vera ossessione: se al mattino la “buona moglie” non deve essere spettinata, la sera è proibito ridurre la capigliatura “ad un groviglio di forcine per mantenervi i ricci”. Piuttosto “faccia qualche piccola economia per andare una volta di più dal parrucchiere”. E non spenga la lampada “quando il marito vuole leggere il giornale”. La famiglia è sacra, come è sacra l’autorità paterna. La sposa “non cerchi di discutere con il marito, sempre più forte di lui nella logica, ma gli si avvicini con il mite dominio della sua pace interiore”.
Ci sono indicazioni anche per l’uomo ma tutte improntate alla gentilezza, al galateo e alla sopportazione, come si addice a colui che “sa per istinto di essere il capo di casa”. L’essere superiore deve avere rispetto, bontà sua, per quello inferiore. Tipo: “Al cinema non le date da tenere il cappello sulle ginocchia”.
Era il 1938.
O forse è così di nuovo oggi?
Dio, Patria e Famiglia.
Spettinatevi, donne, spettinatevi.
Marco Cianca