L’accusa fu diretta, aspra, dettagliata. Senza fronzoli. Nomi e cognomi. Imprenditori, professionisti, grossisti, commercianti, baristi, ristoratori. “Dobbiamo mettere fine allo scandalo del gioielliere che paga meno tasse dell’operaio”. Era il 26 giugno 1984, quarant’ anni fa. “Io pago le tasse. E tu?”. Un convegno indimenticabile. Nella sala del Residence Ripetta, a Roma, Giorgio Benvenuto parlò per un’ora e mezza, aiutandosi con diapositive, filmati, registrazioni, interviste. “Quando finisce, due minuti di applausi saranno la prova di quanto questa insolita relazione – spettacolo abbia colpito gli ascoltatori”, ricorderanno poi, nel libricino “I bugiardi del fisco” (dossier AdnKronos), Aldo Forbice e Giancarlo Fornari.
Aggiungendo: “I giornali sono tutta un’esplosione di titoli dedicati alla requisitoria del segretario della Uil. Le cifre, i giudizi, le denunce tengono banco sulle prime pagine per più di una settimana. Perfino l’Economist rompe con la sua tradizione di seriosità per pubblicare una vignetta in cui si vede un negoziante di calzature italiano, con la bottega piena di clienti, che spiega all’esattore delle imposte: only two pairs a day (ne vendo solo due paia al giorno). Per la prima volta l’evasione fiscale che fino ad allora costituisce in Italia un fenomeno oramai di fatto accettato, quasi banalizzato nella pratica della vita quotidiana, viene sollevato da questa condizione di normalità e denunciato come un fatto deviante e criminoso”.
Alle polemiche si aggiungono le minacce di querele. Benvenuto rincara la dose: “Stiamo cercando di far capire che l’illustre chirurgo che non paga le tasse non è in fondo niente di diverso da un comune borseggiatore. Non vogliamo una guerra dei lavoratori contro i bottegai. Vogliamo invece, questo sì, una rivolta di tutti i contribuenti onesti contro gli evasori. Non si possono chiedere sacrifici ai lavoratori e consentire agli altri di continuare a sottrarsi in modo arrogante al loro debito fiscale”. I Roi (redditi di origine incontrollata), da una parte, e i Roc (redditi di origine controllata), dall’altra.
Bruno Visentini, ministro delle Finanze del governo presieduto da Bettino Craxi, stava mettendo a punto il pacchetto di misure per combattere l’evasione, l’elusione e l’erosione, soprattutto in materia di Iva, previste dall’accordo del 14 febbraio, quello che tagliava la scala mobile ma nel contempo imponeva un sostanziale riequilibrio del peso tributario. E la clamorosa iniziativa della Uil aveva lo scopo di sollecitare tali provvedimenti.
Nel clima di rottura dell’unità sindacale dopo il varo del decreto di San Valentino, il convegno, al quale partecipò il leader della Cisl Pierre Carniti, voleva essere pure un invito al dialogo con la Cgil, almeno nel campo dell’equità fiscale. L’inflazione galoppante veniva assorbita dagli autonomi aumentando prezzi e tariffe mentre falcidiava, con il fiscal drag, i salari e le pensioni.
I negozianti, però, non volevano sentire ragioni. E contrapponevano il rischio d’impresa, con tutto ciò che ne consegue, ai presunti privilegi e all’invidiata sicurezza del posto fisso. E il 23 ottobre, sempre del 1984, organizzarono una storica serrata. Fu un successo. Giuseppe Orlando, presidente della Confcommercio, venne paragonato a Pierre Poujade o ai camionisti cileni che con il loro sciopero contribuirono alla caduta di Allende e al golpe del generale Pinochet. Di fatto, i negozianti trovarono orecchie attente e sensibili in tutti i partiti, “i nostri sono voti in libera uscita”, al fine di annacquare, stemperare, cassare le misure adottate per imporre loro il pagamento degli odiati balzelli. “Saracinesca selvaggia” la trionferà…
Ma in questi quarant’ anni, la situazione è migliorata? “No, nonostante alcune scelte positive, è notevolmente peggiorata – risponde sconsolato Benvenuto – Basti pensare che ci sono mille e duecentocinquanta miliardi di crediti fiscali immediatamente esigibili, perché sono stati superati i vari contenziosi, ma che non vengono riscossi. E soprattutto si è ridotta l’area dei lavoratori dipendenti, quelli che le tasse le pagano tutte, e si è ampliato il settore degli autonomi e dei servizi che più facilmente sfugge ai controlli”.
E che costituisce, in buona misura, il blocco sociale della Destra.
Marco Cianca