Christian Greco è nato ad Arzignano, in provincia di Vicenza. Un veneto doc, eppure a sentire la Lega, che prende linfa proprio in quelle zone, “un antitaliano”. La sua colpa? Aver concesso in passato sconti ai visitatori arabi del museo egizio di Torino da lui diretto. Un razzista al contrario, accusano i farneticatori in camicia verde (o nera?). Un’iniziativa in nome dell’inclusione e del multiculturalismo che Giorgia Meloni, allora all’opposizione, bollò come “delirante e discriminatoria nei confronti degli italiani”.
La stessa Meloni che nel 2019 definì Giorgio Napolitano “vile, incompetente e traditore”. E ancora prima, nel 2011, ai tempi della guerra in Libia lo accusò con queste parole: “O si è piegato alle pressioni della Francia o tramava con Parigi contro i nostri interessi nazionali”.
Ecco la subcultura del nemico interno colluso con quello estero. Un lascito del Fascismo che, soprattutto negli ultimi anni, si è intrecciato con il complottismo, raggiungendo vette tanto deliranti quanto pericolose.
Nel Ventennio, ad essere messi all’indice erano “i fuoriusciti”, scappati oltralpe per sottrarsi ai pestaggi, all’arresto, alla morte. Aldo Garosci, nel 1953, scrisse un bel libro sul loro eroico calvario: “La stampa del regime li ha dipinti come una banda di avventurieri, al soldo dello straniero e agli ordini della massoneria, che spargevano sull’Italia pericolose leggende, intorbidando le sue relazioni con i vari Stati, ordivano orrendi complotti mandando incoscienti al macello i poveretti che si fidavano di loro”. Stiamo parlando, tanto per fare qualche nome, di Filippo Turati, Carlo Rosselli, Claudio Treves, don Luigi Sturzo, Francesco Saverio Nitti, Giuseppe Saragat, Pietro Nenni, Carlo Sforza, Bruno Buozzi, Silvio Trentin, Giuseppe Di Vittorio, Sandro Pertini. I padri della futura Repubblica accusati di antitalianismo.
Una propaganda aberrante che ha continuato a circolare anche dopo la Liberazione. Ancora nel 1960, Alberto Giovannini si permetteva di citare un pamphlet dedicato a Carlo Sforza dallo sprezzante titolo, “Il vecchio scemo e i suoi compari”, per accusare: “I compari sono gli esuli che si misero a rimorchio degli anglo americani in guerra contro l’Italia. Il documento dimostra come l’azione dei fuoriusciti in questo periodo non fu più politica, ma di vero e proprio asservimento agli interessi delle potenze in guerra contro l’Italia. Non fu, quindi, antifascismo ma tradimento della Nazione in guerra”.
E proseguiva: “L’asservimento della maggior parte dei politicanti agli interessi stranieri, fu troppo evidente per poter essere discusso. Molti fuoriusciti si fecero strumento della propaganda nemica contro il loro Paese in guerra. Radio Londra, la Voce dell’America, ecc., portarono quotidianamente, tra le popolazioni e le truppe italiane, inviti alla diserzione e al disfattismo, notizie intese a deprimere il morale dei combattenti e del fronte interno, promesse solenni in dipendenza delle quali sembrava che le fortune d’Italia non fossero legate già alla vittoria, bensì alla sconfitta”.
Tesi analoghe sono riprese da Eugenio Di Rienzo nel recente “Sotto altra bandiera. Antifascisti italiani al servizio di Churchill”. Un titolo eloquente per sostenere che personalità come Emilio Lussu, Alberto Tarchiani, Aldo Garosci, Max Salvadori, Leo Valiani fossero manovrate dagli inglesi. “My Country, Right or Wrong”, con il mio Paese, giusto o sbagliato che sia, è la parola d’ordine che riecheggia nel libro. Come dire: onore ai combattenti di El Alamein (tra i quali il padre dell’autore, tenente carrista) che “tributarono la fedeltà al vessillo nazionale” e non a coloro che affiancarono il Soe (Special Operations Executive) per la caduta del fascismo e il ritorno della libertà. Non si arriva ad affermare che i massacratori repubblichini fossero più coerenti dei partigiani riforniti dagli Alleati, ma poco ci manca.
L’obbedienza, la fedeltà, l’onore. Il rispetto della bandiera pur se è un simbolo di morte e di orrore. La banalità del male. Anche Adolf Eichmann era convinto di fare il bene della Germania sterminando gli ebrei. L’annullamento della propria coscienza in nome degli ordini da rispettare.
E poi il complotto demo-giudaico-massonico. Gli avversari stranieri, i loro complici e servi. Gli antitaliani. Un epiteto che in questo periodo riecheggia spesso nei titoli dei fogliacci di destra. Guai a criticare i fratelli e le sorelle d’Italia! Guai a ricordare, quando ci sono, le buone ragioni dell’Europa, della Francia o della Germania! E peggio ancora prendere le parti degli immigrati! Figuriamoci, poi, compiacere e attrarre i mussulmani, come ha fatto Christian Greco.
Dopo le stentate rassicurazioni di Gennaro Sangiuliano, ministro della cultura nonostante le prove contrarie, l’egittologo resta alla guida del museo. Ma anche le mummie rischiano. Vengono dall’Africa e sono sospette. Magari qualcuno potrebbe proporre di esporre solo il nostro antenato Otzi. Senza sapere che aveva la pelle olivastra.
Marco Cianca