Trump, i dazi e l’incertezza che il presidente Usa ha generato nei mercati e nelle Borse di tutto il mondo. È questo il clima nel quale Manageritalia compie 80 anni.
Il presidente Marco Ballarè, nella relazione che ha aperto l’evento celebrativo dell’associazione che rappresenta i dirigenti, i quadri e le alte professionalità, ha spiegato come “i recenti dazi imposti dagli Stati Uniti suscitano forti preoccupazioni per le conseguenze che tali misure possono avere sul tessuto economico italiano e sulla competitività delle nostre imprese. È essenziale mantenere relazioni commerciali aperte e reciprocamente vantaggiose tra Europa e Stati Uniti. Manageritalia – ha proseguito – intende sostenere con forza tutte quelle iniziative volte a diversificare i mercati di sbocco per le imprese italiane, rafforzare la loro competitività internazionale e favorire la managerializzazione delle Pmi”.
Per Ballarè è importante anche una riforma dell’Irpef che dovrebbe “mirare a una vera semplificazione e a un alleggerimento della pressione fiscale, sostenendo così la domanda interna e la competitività delle imprese italiane. È fondamentale che tale intervento sia coerente con i principi di solidarietà e uguaglianza, garantendo un sistema fiscale più equo ed efficiente”.
Il numero uno di Manageritalia ha poi posto l’accento sulla centralità che la figura del manager deve ricoprire per governare le nuove sfide legate alla transizione digitale e verde e al passaggio generazionale. “Negli ultimi anni – ha detto Ballarè – la figura del dirigente è cambiata profondamente, integrando nuove competenze e responsabilità. Il futuro vede una leadership sempre più inclusiva, digitale e orientata alla sostenibilità. Il futuro della leadership aziendale non potrà prescindere dal coinvolgimento delle nuove generazioni”.
Sulla guerra commerciale innescata dal presidente Trump, Tito Boeri ha spiegato come la principale fonte di preoccupazione sia “l’assoluta incertezza che stiamo vivendo. Un’incertezza che tale non si ritrova nelle crisi passate, neanche nella pandemia, che impedisce alle imprese e ai manager di programmare il futuro e che rischia di fare molti più danni degli stessi dazi. Stiamo vivendo una crisi innescata dal pensiero e dalle decisioni di una persona totalmente incapace di ascoltare gli altri”.
“Anche l’idea di negoziati con i singoli paesi – ha spiegato l’economista della Bocconi – è un qualcosa che richiede molto tempo, per il numero degli stati coinvolti e per la diversità dei dazi applicati, e che lascia aperti molti scenari per le imprese, come il fatto di doversi confrontare con una maggiore presenza cinese nei nostri mercati. La risposta da dare a Trump non può essere leggera e deve fargli capire che questo scenario danneggia anche chi fa impresa negli Usa”.
Per Carlo Cottarelli “la figura di Trump ha agito da acceleratore per i dazi, ne è la causa immediata. Ci sono, tuttavia, cause più profonde per spiegare la situazione attuale. Una di questa è da ricercare nella crescita rapida e poderosa che la Cina ha avuto negli ultimi decenni, cambiando gli assetti economici globali. Il suo Pil, a parità di potere di acquisto, è superiore del 27% rispetto al quello americano, produce un terzo della manifattura mondiale, quando quella a stelle e strisce è il 16%, il 54% dell’acciaio mondiale è cinese, mentre quello americano il 4,5%”.
Per il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano si può ipotizzare che “si sarebbe arrivati ai dazi anche senza Trump, come conseguenza di questo nuovo ordine. Ma Trump invece di cercare alleati contro la Cina ha deciso di dichiarare una guerra commerciale a tutto il mondo”, aggiungendo come, nella storia, la competizione tra gli stati e le tensioni economiche hanno poi portato allo scoppio dei conflitti.
In tutto questo il manager, per sua natura e per il ruolo che ricopre, non può che avere un’attitudine positiva, come hanno spiegato Cristina Scocchia, Ad di illycaffé e membro del CdA di EssilorLuxottica e Fincantieri, ed Emanuela Trentin, Ad di Siram Veolia. Per Scocchia “oggi la leadership non è sinonimo di potere ma responsabilità. Nei momenti complessi, come quello attuale, il manager deve mantenere la calma e attingere alla sue competenze, maturate grazie al fatto di aver lavorato in più aziende, collocate in diversi paesi, e in più settori”. Secondo Trentin “il manager deve farsi carico dei valori aziendali e tradurli in azioni concrete. Inoltre chi ricopre un ruolo apicale molto spesso è solo. È importante dunque che il manager condivida l’obiettivo verso il quale guarda l’azienda con i propri collaboratori, non unicamente per guidarli ma anche per spingerli verso quel traguardo. Così come sono importanti momenti di confronto con i colleghi per conoscere esperienze diverse”.
Tommaso Nutarelli