Mi hanno chiesto di anticipare un commento in preparazione della giornata internazionale dell’infanzia e dell’adolescenza che è stabilita il 20 novembre ogni anno dal 1954 dall’Onu. Aspettando la relazione annuale del Parlamento e del Garante per l’Infanzia italiano accenno a qualche considerazione. Un esame del quadro statistico storico evidenzia la incessante diminuzione del numero di bambini e bambine, ragazzi e ragazze e specularmente l’invecchiamento della popolazione sul quale ovviamente traballa il nostro sistema di sostegno sociale in particolare per quello che riguarda il welfare. Sul fronte familiare, l’instabilità coniugale risulta in aumento, vista la crescita di separazioni e divorzi, da cui deriva un aumento dei nuclei monogenitoriali anche causati da una povertà in salita. Anche le adozioni nazionali, internazionali e affidamento familiare risultano in calo, mentre cresce l’accoglienza di bambini e bambine, ragazzi e ragazze nei servizi residenziali per minorenni. Relativamente all’educazione e alla scuola, al contrario di quanto accade per i servizi educativi per la prima infanzia, gli iscritti della scuola dell’infanzia aumentano e il tasso di scolarità è vicino a quello della scuola primaria che, tuttavia, ha un lieve trend di decrescita. La dispersione e l’abbandono scolastica sale nella scuola secondaria di secondo grado con notevoli differenze territoriali.
Le Linee guida del Comitato Onu per la redazione dei rapporti governativi periodici, è utilizzato per l’elaborazione del rapporto quinquennale all’Onu sullo stato di applicazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata a New York il 20 novembre 1989 e resa esecutiva in Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176 ed è il riferimento per costruire un quadro che poi si realizza concretamente attraverso il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza che opera dal 2018 per promuovere informare e comunicare lo stato delle politiche a favore dell’infanzia e adolescenza e l’impatto storico che ne risulta sulla popolazione italiana. Ne sono strettamente correlate le linee di bilancio dedicate all’infanzia e all’adolescenza, per far valere il principio di non discriminazione e il diritto all’istruzione, di garantire la partecipazione di bambini, bambine e adolescenti ai progetti che li riguardano e ai programmi di sviluppo sostenibile e di diffondere fra bambini e bambine, ragazzi e ragazze la conoscenza dei loro diritti. Personalmente è fondamentale essendo componente del Comitato per il contrasto alla povertà educativa minorile approfondire il tema della povertà ed esclusione sociale di bambini e bambine, ragazzi e ragazze in Italia. Si rileva che la povertà è un fenomeno complesso che non comprende solo la sfera economica e che è strettamente connesso all’esclusione sociale, perché si ripercuote sull’opportunità di crescita individuale. Solo recentemente sono stati messi a punto indici di deprivazione materiale specifici per bambini e bambine, ragazzi e ragazze e contemporaneamente è stata modificato attraverso uno studio mirato i criteri di misurazione di povertà relativa e assoluta ed è emerso come siano numerosi i minori di età in una situazione di deprivazione, poiché non hanno accesso a un insieme di beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile.
Il rischio di povertà è in aumento nelle famiglie con almeno un figlio minorenne e cresce con l’aumentare del numero dei figli. E peraltro incide l’assottigliarsi dei contingenti delle donne in età riproduttiva, che nella compressione del periodo fertile e a parità di propensione a fare figli, garantiscono via via un numero sempre più ridotto di nati. E poi la verità è che se anche le donne mettono al mondo bambini la loro occupazione è fortemente instabile ovvero precaria in quanto mancano ancora a tutt’oggi servizi per l’infanzia la non autosufficienza e la terza età per non parlare della flessibilità lavorativa che non consente un equilibrio tra vita e lavoro, un sistema fiscale che punisce il reddito familiare e una mancanza di congedi parentali che pesano sia per le lavoratrici che per i lavoratori che devono sostituire il sistema di sostegno del welfare in declino per problemi di debito pubblico. L’assottigliarsi del numero di bambini e bambine, ragazzi e ragazze è palese in ogni ambito della vita quotidiana, a partire dalla famiglia, in cui la crescita delle nuove generazioni è caratterizzata sempre più da contesti di vita a prevalenza adulta, in cui più rare sono le occasioni di confronto e condivisione con fratelli e cugini, di pari età. I tassi di copertura segnalano un trend di decrescita, della frequenza scolastica in tutti gli ordini scolastici presi in considerazione, con valori preoccupanti nelle scuole secondarie di II grado.
Nell’ambito della dispersione scolastica rientrano gli alunni che si ritirano ufficialmente entro il 15 marzo; non vengono valutati per assenze dovute a motivi familiari; non vengono valutati per interruzione scolastica in corso d’anno per motivi sconosciuti alla scuola; non vengono valutati perché mai frequentanti, sebbene iscritti. Per abbandono scolastico si intende la mancanza di informazioni di giovani che non è possibile conoscere e questo è un elemento molto grave con differenze territoriali diverse tanto che continuiamo a registrare in moltissimi ambiti tre confini del nostro paese nonostante il Riparto del Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e adozione del Piano per gli interventi e i servizi sociali di contrasto alla povertà con cui è stato adottato il primo Piano per gli ai trienni dal 2018 e sempre di seguito, dal Pnrr e da un coordinamento interministeriale per politiche per la famiglia, sostegno della maternità e della paternità, conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura della famiglia, misure di sostegno alla famiglia, genitorialità e natalità (anche per contrastare la crisi demografica); e ancora in materia di politiche per le adozioni – anche internazionali – di minorenni italiani e stranieri, di politiche per l’infanzia e l’adolescenza – anche con riferimento allo sviluppo dei servizi socioeducativi per la prima infanzia –, in materia di politiche in favore delle persone con disabilità – anche con riferimento a quelle per l’inclusione scolastica –, l’accessibilità e la mobilità. I dati diffusi dall’Istat dimostrano che sono le bambine, i bambini e gli adolescenti i più colpiti dalla povertà in Italia. Sono infatti 1,29 milioni i minori in povertà assoluta (il 13,8% del totale), il valore più alto dal 2014, rispetto al 9,7% della popolazione totale.(Ottobre 2024) . La povertà e l’esclusione sociale dei minorenni ci mostrano, da una parte, che la prospettiva di sguardo del bambino non coincide necessariamente con quella dell’adulto – e per tale ragione è necessario aprire all’ascolto dei minorenni sui temi che riguardano la loro quotidianità e il loro vissuto – dall’altra che la condizione di povertà economica nell’infanzia preclude il fiorire e lo sviluppo di attitudini, talenti e aspirazioni, anche se non è la povertà di reddito l’unico fattore che incide sul benessere del bambino, è necessario investire per rimuoverla affinché non rappresenti un fattore di mortificazione delle potenzialità di ciascun bambino e bambina, ragazzo e ragazza.
Parliamo di 1 bambino su 7 che vive in povertà assoluta in Italia : siamo di fronte ad una situazione in cui servono provvedimenti immediati per affrontare l’emergenza e una strategia nazionale, per assicurare a tutte le bambine e i bambini e gli adolescenti le stesse opportunità di crescita. Perché loro sono il nostro futuro e un Paese che non investe sui suoi giovani non ha futuro.
Alessandra Servidori