Lo storico e saggista Aldo Giannuli scrive sul suo blog, riportato per intero nel blog di Beppe Grillo, un’osservazione sulla battaglia che si sta conducendo sull’articolo 18, nella quale il governo guidato da Matteo Renzi vuole premere il piede sull’acceleratore. Lo storico inizialmente riporta la tesi del governo, secondo la quale la norma in questione toccherebbe solo pochi “privilegiati”. Se così fosse, chiede maliziosamente lo storico “perché prenderla così calda?”.
Il punto, per Giannuli, è un altro: “Ci si limita, Renzi in testa, a sostenere che in questo modo (riformare l’art. 18, ndr) si equalizzano i diritti e, poi, la ‘fluidificazione’ del mercato del lavoro porterà a nuove assunzioni di giovani. Sull’equalizzazione dei diritti dobbiamo dire che Renzi ha ragione, solo che lui non vuole estendere i diritti esistenti a quelli che non li hanno, ma toglierli a quelli che li hanno. Geniale!”.
Quanto poi agli effetti benefici del circolo virtuoso per cui a minori garanzie per i lavoratori corrisponderebbe una dinamizzazione del mercato, con nuove assunzioni, cita come esempio le conseguenze del pacchetto Treu: “sul piano occupazionale avete visto niente? A me risulta che i giovani sono sempre più precari, l’occupazione è in caduta libera, i consumi hanno ristagnato a lungo prima di crollare. Questa ‘riforma’ servirà solo a licenziare un po’ di lavoratori ‘garantiti’, magari quelli sindacalmente più attivi, per costituirli con altrettanti precari sottopagati. I giovani continueranno ad essere precari come sempre e senza neppure il miraggio di una assunzione a tempo indeterminato che, a questo punto, non avrebbe più alcuna differenza dall’attuale regime precario”.
Quindi l’autentico obbiettivo del governo Renzi, per Giannuli, è più politico, ed avrà conseguenze che andranno molto oltre la questione in sé : “avviare una nuova offensiva di ampia portata contro il lavoro e le sue garanzie. Dopo verrà l’attacco all’illicenziabilità della Pa, l’ulteriore taglio dei salari, l’ulteriore dequalificazione della forza lavoro e la definitiva espulsione del sindacato alle aziende. Tappe che vedremo succedersi rapidamente, una volta ottenuta la legittimazione di una vittoria sulla questione dell’art. 18: quello che conta qui, più che la questione in sé, è la sua valenza simbolica”.
Lo storico propone non solo di cancellare “l’infame” riforma, ma anche di mandare “definitivamente a casa Renzi: con l’azione parlamentare e con l’azione di piazza, con gli scioperi, spingendo la minoranza Pd a trarre le dovute conseguenze di quanto accade” e lancia un’appello ai “compagni” del PD: “cosa aspettate ad occupare le sedi e far sentire la vostra voce? O siete diventati tutti democristiani?”.
E.G.